Il gigante della musica europea compie 250 anni
Come una sinfonia. Beethoven raccontato dagli artisti al Kunsthistorisches Museum di Vienna
John Baldessari (1931–2020), Beethoven’s Trumpet (with Ear) Opus # 132 (801 KB), 2007 Resin, fibre glass, bronze, aluminium, electronics I © John Baldessari I Courtesy of the artist
Francesca Grego
08/10/2020
Mondo - Si può guardare la musica? Si può ascoltare un dipinto? È la sfida che aleggia nelle sale Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove i 250 anni di Ludwig Van Beethoven si festeggiano con una mostra all’insegna della sinestesia. Punto di partenza del progetto è la rivoluzione percettiva che la perdita dell’udito portò nella vita del musicista: dopo momenti di pura disperazione, Beethoven riuscì a fare del suo nuovo stato un punto di forza, dando vita a creazioni forse impossibili in condizioni normali. In Beethoven Moves, da poco inaugurata nel museo austriaco e in programma fino al 24 gennaio, anche noi siamo invitati a espandere i sensi per apprezzare la musica in modo nuovo. Acquerelli di William Turner, dipinti di Caspar David Friedrich, opere grafiche di Francisco Goya e Anselm Kiefer, sculture di Auguste Rodin, Rebecca Horn e John Baldessari sono come porte aperte su una nuova dimensione che ognuno potrà sperimentare liberamente, in un percorso senza direzioni obbligate.
Beethoven Moves. Exhibition view at Kunsthistorisches Museum I © KHM-Museumsverband
Sono quattro le sale pensate dai curatori Andreas Kugler, Jasper Sharp, Stefan Weppelmann e Andreas Zimmermann, quattro come i movimenti di una sinfonia. Ognuna ha la propria atmosfera e risponde a un diverso principio compositivo. Dopo l’impatto tragico-umoristico con la grande installazione Beethoven Trumpet (with Ear) di John Baldessari, un’architettura contemporanea bianca e luminosa porta in scena il musicista ventunenne, che arriva a Vienna già con la fama di virtuoso del piano. Sulle note di due celebri sonate, avvertiamo subito l’incombere del destino: una scultura di Auguste Rodin (L’età del bronzo, 1877) e il pianoforte sospeso di Rebecca Horn (Concert for Anarchy, 2006) si fronteggiano al centro della stanza, in bilico tra trionfo e caduta. Tra gli spartiti autografi di Beethoven e una loro singolare reinterpretazione firmata da Jorinde Voigt, qualcosa di inatteso sta per accadere: il pianoforte che pende dal soffitto si apre improvvisamente in suoni convulsi e assordanti, per poi ritirarsi in un glissando. è la disperazione che esplode o l’alba di una nuova libertà?
Anselm Kiefer (*1945), Il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi, 1969–2010. Photo (B/W) on paper with overpaintings ARTIST ROOMS Tate and National Galleries of Scotland. Acquired jointly through the d’Offay Donation with assistance from the National Heritage Memorial Fund and the Art Fund 2011 I © Anselm Kiefer
La sala successiva è avvolta dal buio e dal silenzio: il compositore è costretto a prendere atto della propria sordità. Il vecchio apparecchio acustico in metallo e il parquet dell’appartamento di Beethoven a Schwarzspanierhaus ricordano lunghi anni di solitudine, senza i quali le innovazioni radicali della sua musica forse non sarebbero esistite. Lo stesso si può dire dei Capricci di Goya, anche lui sordo in vecchiaia: una galleria di stampe visionarie mostra come la perdita dell’udito gli abbia regalato la facoltà di guardare oltre i limiti del suo tempo. Il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi di Anselm Kiefer ci trasporta in altre tenebre citando Kant: quelle della Germania del dopoguerra, impegnata a fare i conti con le eredità del nazismo, e quelle che incombono su ogni creazione, sempre a rischio di essere strumentalizzata a fini politici. Nonostante la fragilità dell’essere umano, sembra concludere Kiefer, l’arte offre un’opportunità per riflettere e affrancarsi anche dai mali della storia.
Joseph Mallord William Turner (1775–1851), Fire at the Grand Storehouse of the Tower of London, 1841. Watercolour on paper, 23.5 × 32.5 cm I © Photo: Tate
E a proposito di storia, impossibile sorvolare sul legame tra Beethoven e Napoleone. A questo allude la colonna sonora della terza sala, con l’Eroica, la cui dedica al liberatore dell’Europa fu cancellata con sdegno quando questi autoincoronò imperatore dei francesi, e la Settima Sinfonia, che seguì alla definitiva sconfitta del condottiero. Su una parete, il Prometeo di Jan Cossiers evoca la figura di Bonaparte ma anche la personalità titanica di Beethoven, mentre un’opera video di Guido van der Werve (Everything is going to be alright, 2007) trasporta tra i ghiacci polari il mito dell’uomo che rubò il fuoco agli dei. Ma la terza sala è soprattutto il regno della natura e del colore. Sembra che Beethoven amasse passeggiare tra i boschi e i prati fuori Vienna incurante delle intemperie, portando in musica la stessa ispirazione spontanea e impetuosa che William Turner sperimentava in pittura. Le sfumature potenti degli acquerelli di Turner evocano l’emotività dei colori tonali di Beethoven, mentre i quadri di Caspar David Friedrich - altro gigante del paesaggio di quell’epoca - rimandano a un ulteriore carattere della sua musica: la cura maniacale per strutture e dettagli che caratterizza ogni composizione finita.
Anche lontano dal pubblico, Beethoven attribuì al momento della performance un’importanza fondamentale. Ecco perché il Kunsthistorisches Museum ha commissionato all’artista anglo-tedesco Tino Sehgal una nuova opera. In This Joy (2020) dieci voci umane si sostituiscono agli strumenti dell’orchestra nell’esecuzione ogni volta diversa delle sinfonie di Beethoven: la musica si fa corpo in un’esperienza da vivere con tutti i sensi.
Gustav Klimt, Fregio di Beethoven, Dettaglio parete destra (Coro degli angeli del Paradiso), Secessione – © Oliver Ottenschläger
Per i fan del grande compositore e per tutti gli appassionati di musica, a Vienna l’avventura continua fuori dal Kunsthistorisches Museum in un ricco programma di mostre e intriganti itinerari sul tema. Una visita al Fregio di Beethoven dipinto da Gustav Klimt per il palazzo della Secessione mostrerà come già all’inizio del Novecento la Nona Sinfonia e il celebre Inno alla Gioia si siano fatti visibili in un travolgente poema per immagini. Il Museo di Beethoven, invece, è allestito in uno degli appartamenti abitati dal musicista e racconta la sua fervente attività creativa durante i quasi 40 anni trascorsi a Vienna.
La Casa della Musica, che quest’anno celebra il ventennale, rende omaggio a Beethoven con percorsi guidati, allestimenti speciali, concerti e coinvolgenti esperienze interattive. E se la Biblioteca Nazionale Austriaca è pronta a stupirci con una straordinaria collezione di lettere, manoscritti e spartiti vergati dalla mano del musicista (Beethoven. Mondo umano e scintille divine. Fino al 10 gennaio 2021), la Mozarthaus punta su un confronto tra giganti con la mostra La triade del periodo classico di Vienna: Haydn-Mozart-Beethoven, in programma fino al 30 gennaio 2022.
Il programma completo delle celebrazioni in programma a Vienna è consultabile sul sito https://www.wien.info/it/music-stage-shows/beethoven-2020.
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• 250 anni di Beethoven e quel ritratto che stregò i musicisti
Beethoven Moves. Exhibition view at Kunsthistorisches Museum I © KHM-Museumsverband
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Anselm Kiefer (*1945), Il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi, 1969–2010. Photo (B/W) on paper with overpaintings ARTIST ROOMS Tate and National Galleries of Scotland. Acquired jointly through the d’Offay Donation with assistance from the National Heritage Memorial Fund and the Art Fund 2011 I © Anselm Kiefer
La sala successiva è avvolta dal buio e dal silenzio: il compositore è costretto a prendere atto della propria sordità. Il vecchio apparecchio acustico in metallo e il parquet dell’appartamento di Beethoven a Schwarzspanierhaus ricordano lunghi anni di solitudine, senza i quali le innovazioni radicali della sua musica forse non sarebbero esistite. Lo stesso si può dire dei Capricci di Goya, anche lui sordo in vecchiaia: una galleria di stampe visionarie mostra come la perdita dell’udito gli abbia regalato la facoltà di guardare oltre i limiti del suo tempo. Il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi di Anselm Kiefer ci trasporta in altre tenebre citando Kant: quelle della Germania del dopoguerra, impegnata a fare i conti con le eredità del nazismo, e quelle che incombono su ogni creazione, sempre a rischio di essere strumentalizzata a fini politici. Nonostante la fragilità dell’essere umano, sembra concludere Kiefer, l’arte offre un’opportunità per riflettere e affrancarsi anche dai mali della storia.
Joseph Mallord William Turner (1775–1851), Fire at the Grand Storehouse of the Tower of London, 1841. Watercolour on paper, 23.5 × 32.5 cm I © Photo: Tate
E a proposito di storia, impossibile sorvolare sul legame tra Beethoven e Napoleone. A questo allude la colonna sonora della terza sala, con l’Eroica, la cui dedica al liberatore dell’Europa fu cancellata con sdegno quando questi autoincoronò imperatore dei francesi, e la Settima Sinfonia, che seguì alla definitiva sconfitta del condottiero. Su una parete, il Prometeo di Jan Cossiers evoca la figura di Bonaparte ma anche la personalità titanica di Beethoven, mentre un’opera video di Guido van der Werve (Everything is going to be alright, 2007) trasporta tra i ghiacci polari il mito dell’uomo che rubò il fuoco agli dei. Ma la terza sala è soprattutto il regno della natura e del colore. Sembra che Beethoven amasse passeggiare tra i boschi e i prati fuori Vienna incurante delle intemperie, portando in musica la stessa ispirazione spontanea e impetuosa che William Turner sperimentava in pittura. Le sfumature potenti degli acquerelli di Turner evocano l’emotività dei colori tonali di Beethoven, mentre i quadri di Caspar David Friedrich - altro gigante del paesaggio di quell’epoca - rimandano a un ulteriore carattere della sua musica: la cura maniacale per strutture e dettagli che caratterizza ogni composizione finita.
Anche lontano dal pubblico, Beethoven attribuì al momento della performance un’importanza fondamentale. Ecco perché il Kunsthistorisches Museum ha commissionato all’artista anglo-tedesco Tino Sehgal una nuova opera. In This Joy (2020) dieci voci umane si sostituiscono agli strumenti dell’orchestra nell’esecuzione ogni volta diversa delle sinfonie di Beethoven: la musica si fa corpo in un’esperienza da vivere con tutti i sensi.
Gustav Klimt, Fregio di Beethoven, Dettaglio parete destra (Coro degli angeli del Paradiso), Secessione – © Oliver Ottenschläger
Per i fan del grande compositore e per tutti gli appassionati di musica, a Vienna l’avventura continua fuori dal Kunsthistorisches Museum in un ricco programma di mostre e intriganti itinerari sul tema. Una visita al Fregio di Beethoven dipinto da Gustav Klimt per il palazzo della Secessione mostrerà come già all’inizio del Novecento la Nona Sinfonia e il celebre Inno alla Gioia si siano fatti visibili in un travolgente poema per immagini. Il Museo di Beethoven, invece, è allestito in uno degli appartamenti abitati dal musicista e racconta la sua fervente attività creativa durante i quasi 40 anni trascorsi a Vienna.
La Casa della Musica, che quest’anno celebra il ventennale, rende omaggio a Beethoven con percorsi guidati, allestimenti speciali, concerti e coinvolgenti esperienze interattive. E se la Biblioteca Nazionale Austriaca è pronta a stupirci con una straordinaria collezione di lettere, manoscritti e spartiti vergati dalla mano del musicista (Beethoven. Mondo umano e scintille divine. Fino al 10 gennaio 2021), la Mozarthaus punta su un confronto tra giganti con la mostra La triade del periodo classico di Vienna: Haydn-Mozart-Beethoven, in programma fino al 30 gennaio 2022.
Il programma completo delle celebrazioni in programma a Vienna è consultabile sul sito https://www.wien.info/it/music-stage-shows/beethoven-2020.
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