Al MASI dal 10 settembre al 7 gennaio le opere della Graphische Sammlung ETH Zürich
Da Dürer a Warhol, l’arte grafica fa tappa a Lugano
Egon Schiele, Donna seduta vista da tergo, 1917, grafite e gouache, Graphische Sammlung ETH Zürich
Samantha De Martin
26/07/2023
Mondo - Trecento capolavori di una della più prestigiose collezioni svizzere di stampe e disegni fanno tappa al MASI di Lugano.
Dal 10 settembre al 7 gennaio tecniche, stili e concezioni dell’arte nei secoli saranno il filo conduttore di un viaggio cronologico tra le opere provenienti dalla Graphische Sammlung ETH Zürich.
I lavori di esponenti di spicco della storia dell’arte europea – da Albrecht Dürer a Rembrandt, da Francisco de Goya a Pablo Picasso ed Edvard Munch – dialogheranno con le creazioni di artisti viventi come John M Armleder, Olivier Mosset, Candida Höfer, Susan Hefuna, Shirana Shahbazi o Christiane Baumgartner, in un originale confronto tra antichi maestri e contemporaneo, denso di connessioni sorprendenti.
Oltre a mettere in luce l’ampio spettro delle tecniche grafiche - dalla xilografia all’incisione a bulino fino all’acquaforte e alla serigrafia - la mostra snocciola anche disegni, fotografie, multipli. Il progetto, a cura di Linda Schädler, direttrice della Graphische Sammlung ETH Zürich, è anche un’occasione per diffondere informazioni e curiosità sulle origini, le funzioni e l’importanza delle opere attraverso i secoli, ma soprattutto per soffermarsi sul processo di creazione dell’opera d’arte, sul rapporto tra copia e originale, sulla collaborazione tra professionalità diverse in campo artistico.
Francisco de Goya, Agilità e audacia di Juanito Apiñani nell’arena di Madrid, da La Tauromaquia, prima edizione, 1816, acquaforte e acquatinta. Heinrich Schulthess-von Meiss, 1894/1898, Graphische Sammlung ETH Zürich
“La Graphische Sammlung ETH Zürich, fondata nel 1867 come Collezione universitaria a scopo di studio e insegnamento - spiega Joël Mesot, presidente ETH Zürich - è una delle istituzioni svizzere più importanti per le stampe e i disegni dal XV secolo ai giorni nostri”. Ad accogliere i visitatori saranno autoritratti o ritratti di artiste e artisti, all’interno di una panoramica che abbraccia epoche diverse. Dallo sguardo intenso dell’acquaforte di Rembrandt nell’autoritratto con la moglie Saskia alla semplice bocca di Meret Oppenheim nell’incisione di Markus Raetz, il pubblico scivola verso opere storiche della Collezione, dalla fine del XV secolo ai giorni nostri. In un momento in cui la fotografia non ha fatto ancora capolino, dal XVI secolo la cosiddetta “incisione di traduzione”, che riproduce dipinti e opere d’arte, si mostra indispensabile per rendere noti i capolavori a un pubblico ampio. Attraverso la stampa queste opere vengono anche reinterpretate. La Caricatura della copia del Laooconte di Niccolò Boldrini, dove le figure antiche sono sostituite da alcune scimmie, è un esempio di come una stampa veneziana del XVI secolo potesse adattare un motivo antico, trasformandolo in un’immagine nuova e irriverente. Non manca la stampa impiegata come strumento di rappresentazione scientifica e naturalistica, come prova la celebre xilografia Rhinocerus di Albrecht Dürer.
Nonostante l’artista non avesse mai visto questo animale esotico, ne fece una raffigurazione considerata a lungo realistica e quindi ristampata in più edizioni. Il volume Metamorphosis Insectorum Surinamensium, pubblicato nel 1705 dall’imprenditrice e insegnante Maria Sibylla Merian, tra i maggiori studiosi di insetti del suo tempo, nasce dall’attenta osservazione degli insetti del Suriname in Sud America.
Dalle due versioni dell’incisione Ecce Homo di Rembrandt emerge invece come l’artista ritoccasse e perfezionasse le sue opere di continuo anche grazie alla tecnica della puntasecca, che permetteva di incidere la lastra con uno strumento in acciaio a forma di ago appuntito, manovrato come fosse una matita.
Le drammatiche rappresentazioni della corrida del 1816 di Francisco de Goya ritornano nelle svelte figure di Pablo Picasso nella sua acquatinta Salto con la Garrocha dalla serie La tauromachia e, in maniera più plastica e stilizzata, nella xilografia su tessuto di cotone di Bernhard Luginbühl.
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Autoritratto con la moglie Saskia, Acquaforte
Tema ricorrente nell’intero percorso espositivo è anche la rappresentazione del corpo, particolarmente condensato al volgere del XX secolo negli espressionisti, nelle stampe di Edvard Munch e nei disegni in filigrana di Egon Schiele. Le xilografie della serie Intimités (1891) di Félix Vallotton si insinuano nelle pieghe più intime della relazione uomo-donna provando anche l’evoluzione della diffusione delle stampe d’arte che vede, alla fine dell’Ottocento, l’introduzione dell’edizione limitata.
Diversi esempi in mostra testimoniano l’evoluzione della stampa anche come grafica d’autore nel secondo Novecento, come la serie di dittici composti da immagine e testo realizzati nel 1999 dell'artista Louise Bourgeois.
Se la serigrafia Camping The Two di Shirana Shahbazi indaga il genere classico della fotografia di viaggio, catturando momenti passeggeri di situazioni quotidiane, l’immagine della Campbell’s Soup di Andy Warhol traduce un’ispirazione tratta dalla vita quotidiana. La lattina più famosa della storia dell’arte, emblema della cultura pop e della pop art, è immortalata, in mostra, in una serigrafia dalla nota serie realizzata da Warhol nel 1968.
Dal 10 settembre al 7 gennaio tecniche, stili e concezioni dell’arte nei secoli saranno il filo conduttore di un viaggio cronologico tra le opere provenienti dalla Graphische Sammlung ETH Zürich.
I lavori di esponenti di spicco della storia dell’arte europea – da Albrecht Dürer a Rembrandt, da Francisco de Goya a Pablo Picasso ed Edvard Munch – dialogheranno con le creazioni di artisti viventi come John M Armleder, Olivier Mosset, Candida Höfer, Susan Hefuna, Shirana Shahbazi o Christiane Baumgartner, in un originale confronto tra antichi maestri e contemporaneo, denso di connessioni sorprendenti.
Oltre a mettere in luce l’ampio spettro delle tecniche grafiche - dalla xilografia all’incisione a bulino fino all’acquaforte e alla serigrafia - la mostra snocciola anche disegni, fotografie, multipli. Il progetto, a cura di Linda Schädler, direttrice della Graphische Sammlung ETH Zürich, è anche un’occasione per diffondere informazioni e curiosità sulle origini, le funzioni e l’importanza delle opere attraverso i secoli, ma soprattutto per soffermarsi sul processo di creazione dell’opera d’arte, sul rapporto tra copia e originale, sulla collaborazione tra professionalità diverse in campo artistico.
Francisco de Goya, Agilità e audacia di Juanito Apiñani nell’arena di Madrid, da La Tauromaquia, prima edizione, 1816, acquaforte e acquatinta. Heinrich Schulthess-von Meiss, 1894/1898, Graphische Sammlung ETH Zürich
“La Graphische Sammlung ETH Zürich, fondata nel 1867 come Collezione universitaria a scopo di studio e insegnamento - spiega Joël Mesot, presidente ETH Zürich - è una delle istituzioni svizzere più importanti per le stampe e i disegni dal XV secolo ai giorni nostri”. Ad accogliere i visitatori saranno autoritratti o ritratti di artiste e artisti, all’interno di una panoramica che abbraccia epoche diverse. Dallo sguardo intenso dell’acquaforte di Rembrandt nell’autoritratto con la moglie Saskia alla semplice bocca di Meret Oppenheim nell’incisione di Markus Raetz, il pubblico scivola verso opere storiche della Collezione, dalla fine del XV secolo ai giorni nostri. In un momento in cui la fotografia non ha fatto ancora capolino, dal XVI secolo la cosiddetta “incisione di traduzione”, che riproduce dipinti e opere d’arte, si mostra indispensabile per rendere noti i capolavori a un pubblico ampio. Attraverso la stampa queste opere vengono anche reinterpretate. La Caricatura della copia del Laooconte di Niccolò Boldrini, dove le figure antiche sono sostituite da alcune scimmie, è un esempio di come una stampa veneziana del XVI secolo potesse adattare un motivo antico, trasformandolo in un’immagine nuova e irriverente. Non manca la stampa impiegata come strumento di rappresentazione scientifica e naturalistica, come prova la celebre xilografia Rhinocerus di Albrecht Dürer.
Nonostante l’artista non avesse mai visto questo animale esotico, ne fece una raffigurazione considerata a lungo realistica e quindi ristampata in più edizioni. Il volume Metamorphosis Insectorum Surinamensium, pubblicato nel 1705 dall’imprenditrice e insegnante Maria Sibylla Merian, tra i maggiori studiosi di insetti del suo tempo, nasce dall’attenta osservazione degli insetti del Suriname in Sud America.
Dalle due versioni dell’incisione Ecce Homo di Rembrandt emerge invece come l’artista ritoccasse e perfezionasse le sue opere di continuo anche grazie alla tecnica della puntasecca, che permetteva di incidere la lastra con uno strumento in acciaio a forma di ago appuntito, manovrato come fosse una matita.
Le drammatiche rappresentazioni della corrida del 1816 di Francisco de Goya ritornano nelle svelte figure di Pablo Picasso nella sua acquatinta Salto con la Garrocha dalla serie La tauromachia e, in maniera più plastica e stilizzata, nella xilografia su tessuto di cotone di Bernhard Luginbühl.
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Autoritratto con la moglie Saskia, Acquaforte
Tema ricorrente nell’intero percorso espositivo è anche la rappresentazione del corpo, particolarmente condensato al volgere del XX secolo negli espressionisti, nelle stampe di Edvard Munch e nei disegni in filigrana di Egon Schiele. Le xilografie della serie Intimités (1891) di Félix Vallotton si insinuano nelle pieghe più intime della relazione uomo-donna provando anche l’evoluzione della diffusione delle stampe d’arte che vede, alla fine dell’Ottocento, l’introduzione dell’edizione limitata.
Diversi esempi in mostra testimoniano l’evoluzione della stampa anche come grafica d’autore nel secondo Novecento, come la serie di dittici composti da immagine e testo realizzati nel 1999 dell'artista Louise Bourgeois.
Se la serigrafia Camping The Two di Shirana Shahbazi indaga il genere classico della fotografia di viaggio, catturando momenti passeggeri di situazioni quotidiane, l’immagine della Campbell’s Soup di Andy Warhol traduce un’ispirazione tratta dalla vita quotidiana. La lattina più famosa della storia dell’arte, emblema della cultura pop e della pop art, è immortalata, in mostra, in una serigrafia dalla nota serie realizzata da Warhol nel 1968.
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