Dal 26 gennaio a Riehen (Basilea)
Da Hopper a Goya: il 2020 della Fondation Beyeler
Edward Hopper, Cape Cod Morning, 1950, Olio su tela, 102.3 x 86.7 cm, Smithsonian American Art Museum, Donazione delle Sara Roby Foundation | © Heirs of Josephine Hopper / 2019, ProLitteris, Zurich | Foto: Smithsonian American Art Museum, Gene Young
Samantha De Martin
25/12/2019
Mondo - Fari e interni, barche e donne affacciate alle finestre fanno capolino dai dipinti di Edward Hopper quasi a voler uscire dal quadro trascinando l’osservatore nella loro rilassata quotidianità fuori dal tempo.
Il pittore di Nyack, che seppe dipingere il silenzio, celebre per i suoi ritratti della solitudine nell'American way contemporaneo, dominati da una drammatica incomunicabilità tra i soggetti, sarà tra i protagonisti della primavera 2020 della Fondation Beyeler.
Attraverso gli acquerelli e i dipinti ad olio risalenti agli anni '10 e '60, la mostra - in programma dal 26 gennaio al 17 maggio - offrirà una panoramica emozionante dell’opera poliedrica di Hopper, imbevuta di quel sentimento struggente e poetico nei confronti dei personaggi ritratti, che spingeva l’artista ad affermare "non dipingo quello che vedo, ma quello che provo".
Un modo caratteristico di rappresentare, quello di Hopper, che ha esercitato una forte influenza sui pittori contemporanei come Peter Doig, ispirando anche traguardi cinematografici come North by Northwest (1959) di Alfred Hitchcock, Paris,Texas (1984) di Wim Wenders o Dances with Wolves di Kevin Costner (1990).
Momento clou della mostra alla Fondazione sarà la proiezione di The Light of Solitude, un cortometraggio 3D appositamente realizzato in occasione di questo appuntamento dal celebre regista e fotografo Wim Wenders, ispirato dallo spirito americano di Edward Hopper.
Protagonista dell’estate 2020 sarà invece Francisco Goya. Dal 17 maggio al 16 agosto il pittore spagnolo che influenzò, per certi aspetti, anche l’arte di Hopper, sarà al centro di una delle mostre più importanti mai organizzate al di fuori della Spagna. Una delle invenzioni pittoriche più famose dell’artista, presente in mostra, porta il titolo Il sonno della ragione genera mostri, un'acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797, parte della serie di ottanta incisioni chiamata Los caprichos, pubblicata nel 1799.
Sognatore ed esorcista al tempo stesso, il pittore spagnolo esplora il dramma della ragione e dell'irragionevolezza dei sogni e degli incubi con lo sguardo dello spettatore, testimoniando, attraverso la propria opera, le imposizioni grottesche alle quali l’esistenza umana è sottoposta.
Nei suggestivi spazi della Fondazione, realizzati da Renzo Piano a pochi chilometri da Basilea, i visitatori intraprenderanno un viaggio nel comprensibile e nell'inconcepibile, nel multivalente e nell'assurdo, sfogliando le giustapposizioni, inquetanti e sorprendenti al tempo stesso, dei diversi regni pittorici nei quali si aprono orizzonti affascinanti e inimmaginabili.
Il percorso espositivo si concentrerà sulle opere della maturità, includendo un ampio spettro pittorico, tra scene di genere e ritratti, nature morte e pittura di storia, ma anche immagini di corride, manicomi, tribunali dell'Inquisizione e sabati delle streghe.
Gli oltre 70 capolavori in mostra - tra i quali figurano rari dipinti che arriveranno alla Fondation Beyeler da collezioni private spagnole - provengono da importanti musei europei e americani.
L'iniziativa è stata sviluppata in collaborazione con il Museo Nacional del Prado di Madrid.
Infine, dal 27 settembre al 31 gennaio protagoniste della Fondazione saranno le donne, precisamente quelle artiste le cui opere occupano posizioni preminenti nella storia dell’arte moderna dal 1870 fino a oggi: la francese Berthe Morisot e l’americana Mary Cassatt, la tedesca Paula Modersohn-Becker, Lotte Laserstein, Frida Kahlo, l’americana Alice Neel, e ancora la sudafricana Marlene Dumas - cresciuta a Cape Town durante l'apartheid - la statunitense Cindy Sherman e l’americana Elizabeth Peyton, con i suoi ripetuti viaggi tra New York e l'Europa occidentale, a partire dagli anni Novanta.
Leggi anche:
• Edward Hopper
• Hopper secondo Wim Wenders. Quando il cinema ispira l'arte
• FOTO - Two or Three Things I Know about Edward Hopper by Wim Wenders
• La pittura come atto partecipativo: Rudolf Stingel alla Fondation Beyeler
Il pittore di Nyack, che seppe dipingere il silenzio, celebre per i suoi ritratti della solitudine nell'American way contemporaneo, dominati da una drammatica incomunicabilità tra i soggetti, sarà tra i protagonisti della primavera 2020 della Fondation Beyeler.
Attraverso gli acquerelli e i dipinti ad olio risalenti agli anni '10 e '60, la mostra - in programma dal 26 gennaio al 17 maggio - offrirà una panoramica emozionante dell’opera poliedrica di Hopper, imbevuta di quel sentimento struggente e poetico nei confronti dei personaggi ritratti, che spingeva l’artista ad affermare "non dipingo quello che vedo, ma quello che provo".
Un modo caratteristico di rappresentare, quello di Hopper, che ha esercitato una forte influenza sui pittori contemporanei come Peter Doig, ispirando anche traguardi cinematografici come North by Northwest (1959) di Alfred Hitchcock, Paris,Texas (1984) di Wim Wenders o Dances with Wolves di Kevin Costner (1990).
Momento clou della mostra alla Fondazione sarà la proiezione di The Light of Solitude, un cortometraggio 3D appositamente realizzato in occasione di questo appuntamento dal celebre regista e fotografo Wim Wenders, ispirato dallo spirito americano di Edward Hopper.
Protagonista dell’estate 2020 sarà invece Francisco Goya. Dal 17 maggio al 16 agosto il pittore spagnolo che influenzò, per certi aspetti, anche l’arte di Hopper, sarà al centro di una delle mostre più importanti mai organizzate al di fuori della Spagna. Una delle invenzioni pittoriche più famose dell’artista, presente in mostra, porta il titolo Il sonno della ragione genera mostri, un'acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797, parte della serie di ottanta incisioni chiamata Los caprichos, pubblicata nel 1799.
Sognatore ed esorcista al tempo stesso, il pittore spagnolo esplora il dramma della ragione e dell'irragionevolezza dei sogni e degli incubi con lo sguardo dello spettatore, testimoniando, attraverso la propria opera, le imposizioni grottesche alle quali l’esistenza umana è sottoposta.
Nei suggestivi spazi della Fondazione, realizzati da Renzo Piano a pochi chilometri da Basilea, i visitatori intraprenderanno un viaggio nel comprensibile e nell'inconcepibile, nel multivalente e nell'assurdo, sfogliando le giustapposizioni, inquetanti e sorprendenti al tempo stesso, dei diversi regni pittorici nei quali si aprono orizzonti affascinanti e inimmaginabili.
Il percorso espositivo si concentrerà sulle opere della maturità, includendo un ampio spettro pittorico, tra scene di genere e ritratti, nature morte e pittura di storia, ma anche immagini di corride, manicomi, tribunali dell'Inquisizione e sabati delle streghe.
Gli oltre 70 capolavori in mostra - tra i quali figurano rari dipinti che arriveranno alla Fondation Beyeler da collezioni private spagnole - provengono da importanti musei europei e americani.
L'iniziativa è stata sviluppata in collaborazione con il Museo Nacional del Prado di Madrid.
Infine, dal 27 settembre al 31 gennaio protagoniste della Fondazione saranno le donne, precisamente quelle artiste le cui opere occupano posizioni preminenti nella storia dell’arte moderna dal 1870 fino a oggi: la francese Berthe Morisot e l’americana Mary Cassatt, la tedesca Paula Modersohn-Becker, Lotte Laserstein, Frida Kahlo, l’americana Alice Neel, e ancora la sudafricana Marlene Dumas - cresciuta a Cape Town durante l'apartheid - la statunitense Cindy Sherman e l’americana Elizabeth Peyton, con i suoi ripetuti viaggi tra New York e l'Europa occidentale, a partire dagli anni Novanta.
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