Edward Hopper

Edward Hopper, Portrait of Orleans, 1950, Olio su tela, 101.6 x 66 cm, Fine Arts Museums of San Francisco, don de Mr et Mme Jerrold et June Kingsley | © Heirs of Josephine Hopper / 2019, ProLitteris, Zurich | Foto: Randy Dodson, The Fine Arts Museums of San Francisco

 

Dal 26 Gennaio 2020 al 26 Luglio 2020

Basilea | Mondo

Luogo: Fondation Beyeler

Indirizzo: Riehen, Baselstrasse 101

Orari: Ttti i giorni 10 - 18 | Mer 10 - 20

Enti promotori:

  • Beyeler-Stiftung
  • Hansjörg Wyss
  • Wyss Foundation
  • Fondation BNP Paribas Suisse LUMA Foundation
  • Terra Foundation for American Art

Costo del biglietto: Intero CHF 25 | Ridotto CHF 20 / CHF 12

E-Mail info: info@fondationbeyeler.ch

Sito ufficiale: http://www.fondationbeyeler.ch



Edward Hopper (1882 - 1967) è ritenuto uno dei maggiori artisti del Novecento, noto in Europa soprattutto per i quadri raffiguranti scene di vita urbana dipinti tra gli anni '20 e gli anni '60. Considerata la grande popolarità raggiunta da alcune di queste opere, non può che stupire la scarsa attenzione dedicata alle sue pitture paesaggistiche. Sorprende che fino a oggi nessuna mostra si sia specificamente concentrata sulla visione che Hopper ci propone del paesaggio americano.

Dal 26 gennaio al 17 maggio 2020 (prorogata al 26 luglio 2020) la Fondation Beyeler presenta quindi un’ampia mostra che allinea iconici paesaggi a olio e una selezione di acquerelli e disegni. È la prima volta che opere di Hopper vengono esposte nella Svizzera tedesca.
 FOTO – Edward Hopper
Hopper nacque a Nyack, New York. Dopo essersi formato come illustratore, seguì fino al 1906 corsi di pittura presso la New York School of Art. Oltre a coltivare lo studio della letteratura tedesca, francese e russa, il giovane artista guardò specialmente a pittori come Diego Velázquez, Francisco de Goya, Gustave Courbet ed Édouard Manet, che diventarono per lui autorevoli referenti. Sebbene avesse lavorato a lungo principalmente come illustratore, Hopper giunse alla fama grazie ai suoi dipinti a olio che testimoniano la sua spiccata propensione per gli effetti cromatici e il suo virtuosismo nel rappresentare luci e ombre. Inoltre Hopper seppe far scaturire dalle sue tele un’estetica che avrebbe fortemente influenzato non solo la pittura ma anche la cultura popolare, la fotografia e il cinema.

L’idea per questa mostra è nata con la cessione in prestito permanente alla Collezione Beyeler di Cape Ann Granite, un paesaggio di Edward Hopper del 1928. L’opera, che per decenni aveva fatto parte della notissima Collezione Rockefeller, risale a un periodo in cui critici, curatori e pubblico presero a seguire Hopper con crescente interesse, fino a invitarlo nel 1929 a partecipare tra l’altro alla seconda rassegna del Museum of Modern Art di New York intitolata Paintings by Nineteen Living Americans.

Convenzionalmente nella storia dell’arte il termine “paesaggio” indica una rappresentazione della natura in antitesi a una ”natura” in perenne mutamento che non può essere fissata in immagine. Il paesaggio rivela sempre l’azione dell’uomo sulla natura, cosa che i quadri di Hopper palesano in maniera sottile e diversificata. Hopper ha così inaugurato un approccio decisamente moderno a un genere artistico consolidato dalla tradizione. Svincolati dalle norme accademiche, i paesaggi hopperiani suggeriscono spazi senza limiti, idealmente sconfinati, che paiono sempre mostrare una frazione minima di un tutto immenso.

I paesaggi americani di Hopper sono composizioni di limpida geometria. Elementi salienti sono le case che simboleggiano l’insediamento antropico. Le linee ferroviarie strutturano i dipinti in senso orizzontale e rappresentano l’aspirazione dell’uomo a misurarsi con la vastità degli spazi. L’estensione del cielo come pure una particolare qualità atmosferica della luce - mezzogiorni abbacinanti o soffusi tramonti - lasciano percepire anche in un paesaggio statico la grandezza della natura in costante movimento. Un faro, ad esempio, funge da punto di riferimento rispetto alla distesa del mare e della costa.

I paesaggi di Hopper suscitano l’impressione che eventi invisibili stiano accadendo al di fuori del dipinto. Ne è un esempio il quadro intitolato Cape Cod Morning del 1950: la donna intenta a guardare fuori da un bovindo, il viso illuminato dal sole, sta vedendo qualcosa che lo spettatore non può scorgere perché esterno allo spazio pittorico. Ai paesaggi visibili di Hopper si contrappongono sempre i paesaggi interiori invisibili e soggettivi dell’osservatore.

I paesaggi di Hopper sono, come tutti i suoi quadri, intrisi di malinconia e solitudine. Non di rado comunicano sensazioni di disagio e minaccia. Nel raffrontare paesaggi rurali e paesaggi urbani Hopper denuncia nella sua opera anche l’intrusione talvolta brutale dell’uomo nella natura. L’artista ha dato un sostanziale contributo a formare l’idea di un’America malinconica, segnata anche dai lati oscuri oscuri del progresso - un enorme spazio senza confini, divenuto incredibilmente popolare soprattutto nella sua versione cinematografica, da Intrigo internazionale (1959) di Alfred Hitchcock a Paris, Texas (1984) di Wim Wenders fino a Balla coi lupi (1990) di Kevin Costner.

Per coronare la mostra con un momento speciale il regista Wim Wenders ha realizzato un cortometraggio in 3D dal titolo Two or Three Things I Know about Edward Hopper che viene proiettato in una sala apposita. Il film vuole essere un omaggio personale di Wenders a Edward Hopper, figura che ha lasciato nel regista una traccia durevole influenzandone l’opera filmica. Alla ricerca dello “Hopper Spirit” Wenders ha viaggiato attraverso l’America raccogliendo impressioni poi condensatesi nel film concepito per questo evento espositivo. La prima si terrà in concomitanza con l’inaugurazione della mostra. La pellicola sottolinea in maniera poetica e commovente non solo quanto il cinema debba a Edward Hopper ma altresì in quale misura lo stesso Hopper ne fosse affascinato.

La mostra comprende 65 opere dell’artista eseguite a partire dal 1909 fino al 1965 ed è organizzata dalla Fondation Beyeler in collaborazione con il Whitney Museum of American Art, New York, che accoglie nel suo fondo la più grande collezione di Hopper esistente al mondo.

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