Dal 25 giugno la mostra a Massignac
I colori e gli elementi. Nel mondo di Yves Klein
Yves Klein, Peinture de Feu Couleur sans titre, 1961 circa | Courtesy Succession Yves Klein c/0 ADAGP, Paris
Francesca Grego
21/05/2020
Mondo - Il suo famoso blu Yves Klein lo scopre guardando il cielo estivo di Nizza, che già da adolescente gli sembra un immenso monocromo. Non gli passa neanche per la mente di imitare la natura, ma la prende tra le mani e la trasforma in strumento di creazione. Acqua, aria, terra, fuoco diventano le basi di una pratica che mette insieme arte concettuale, corpo ed happening, di un’indagine sull’universo che si declina al presente e si proietta nell’assoluto. Perfino il vuoto si fa materia prima e opera finita: succede a Parigi nel 1961, quando Klein vende Zone di sensibilità pittorica immateriale - ovvero, il nulla - in cambio di oro puro e getta nella Senna metà dei compensi ricevuti per riequilibrare “l’ordine naturale”. Diciotto anni dopo il pittore Armando Marrocco si imbatterà in una singolare scoperta. Le suore del Monastero di Santa Rita da Cascia gli consegnano un astuccio contenente oro in lamine per decorare le vetrate del Santuario: non sanno di avere in mano un’opera d’arte, in cui Klein ha racchiuso il metallo avanzato dalla performance, pigmenti blu e rosa e un messaggio per la Santa a cui affida il suo lavoro.
Yves Klein, Cession d’une «zone de sensibilité picturale immatérielle» à Michael Blankfort, Pont au Double, Paris, Série n°4, Zone n°01 Performance 10 février 1962 | Foto: © Giancarlo Botti © Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris, 2020
Nel corso della carriera l’artista di Nizza ha dipinto con le fiamme dei bruciatori Bunsen, con le impronte delle proprie mani e con i corpi delle modelle, con i giunchi e con i fumi delle auto, con la pioggia e con l’acqua di fiume. E con i pigmenti purissimi che ben conosciamo, perché i leganti non alterassero l’essenza del colore. “Per me ogni colore - scriveva nel 1955 - è una ‘presenza’, un essere vivente, una forza attiva che nasce e muore dopo aver vissuto una sorta di dramma nel mondo dei colori”. Il blu di Giotto è anche il colore della Terra già quattro anni prima del volo di Gagarin.
Yves Klein, Vent Paris-Nice, (COS 10), 1960 | © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris, 2020
Nonostante la sua carriera si condensi in poco più di un decennio, è difficile farsi un’idea del lavoro di Klein attraverso porzioni parziali della sua produzione. Dal prossimo 25 giugno, una mostra ne esplorerà l’opera trasversalmente seguendo il filo della natura e del colore nel verde del Domaine des Etangs di Massignac, la tenuta della collezionista Garance Primat dove l’arte contemporanea incontra l’amore per l’ambiente. Yves Klein. Les éléments et le couleurs è curata da Daniel Moquay e Philippe Siauve, rispettivamente Direttore e Responsabile degli Archivi dell’artista. Si presenta come un viaggio attraverso fasi, tecniche, suggestioni e pensieri che hanno scandito il percorso di Klein, tenuti insieme da un comune denominatore: la ricerca “dell’assoluto attraverso il visibile”.
Domaine des Etangs, Massignac | Courtesy Garance Primat
Alla Laiterie, spazio espositivo circondato dal parco di sculture di Tomàs Saraceno, Lee Ufan e Wang Keping, sono in arrivo opere chiave dell’artista francese come i Monocromi - secondo l’autore “la sola maniera fisica di dipingere che permetta di raggiungere l’assoluto spirituale” - e le Cosmogonie, frutto dell’interazione dei pigmenti con gli agenti atmosferici. Accanto a loro i Fuochi, i Rilievi planetari, la produzione audiovisiva e i pionieristici progetti per isole climatizzate galleggianti nell’aria, a metà strada tra l’utopia dell’Eden e l’entusiasmo per la conquista dello Spazio. “Sto per entrare nel più grande atelier del mondo”, pare abbia detto Klein prima di spegnersi a 34 anni il 6 giugno del 1962: “Non farò altro che opere immateriali”.
Yves Klein, Le Calendrier solaire, (M 112), 1957 | © Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris
FOTO
• Yves Klein. Les éléments et le couleurs
Una rara opportunità per scoprire, attraverso una visione trasversale e tematica, l'opera di Yves Klein, precursore di molte Arti.
Yves Klein, Cession d’une «zone de sensibilité picturale immatérielle» à Michael Blankfort, Pont au Double, Paris, Série n°4, Zone n°01 Performance 10 février 1962 | Foto: © Giancarlo Botti © Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris, 2020
Nel corso della carriera l’artista di Nizza ha dipinto con le fiamme dei bruciatori Bunsen, con le impronte delle proprie mani e con i corpi delle modelle, con i giunchi e con i fumi delle auto, con la pioggia e con l’acqua di fiume. E con i pigmenti purissimi che ben conosciamo, perché i leganti non alterassero l’essenza del colore. “Per me ogni colore - scriveva nel 1955 - è una ‘presenza’, un essere vivente, una forza attiva che nasce e muore dopo aver vissuto una sorta di dramma nel mondo dei colori”. Il blu di Giotto è anche il colore della Terra già quattro anni prima del volo di Gagarin.
Yves Klein, Vent Paris-Nice, (COS 10), 1960 | © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris, 2020
Nonostante la sua carriera si condensi in poco più di un decennio, è difficile farsi un’idea del lavoro di Klein attraverso porzioni parziali della sua produzione. Dal prossimo 25 giugno, una mostra ne esplorerà l’opera trasversalmente seguendo il filo della natura e del colore nel verde del Domaine des Etangs di Massignac, la tenuta della collezionista Garance Primat dove l’arte contemporanea incontra l’amore per l’ambiente. Yves Klein. Les éléments et le couleurs è curata da Daniel Moquay e Philippe Siauve, rispettivamente Direttore e Responsabile degli Archivi dell’artista. Si presenta come un viaggio attraverso fasi, tecniche, suggestioni e pensieri che hanno scandito il percorso di Klein, tenuti insieme da un comune denominatore: la ricerca “dell’assoluto attraverso il visibile”.
Domaine des Etangs, Massignac | Courtesy Garance Primat
Alla Laiterie, spazio espositivo circondato dal parco di sculture di Tomàs Saraceno, Lee Ufan e Wang Keping, sono in arrivo opere chiave dell’artista francese come i Monocromi - secondo l’autore “la sola maniera fisica di dipingere che permetta di raggiungere l’assoluto spirituale” - e le Cosmogonie, frutto dell’interazione dei pigmenti con gli agenti atmosferici. Accanto a loro i Fuochi, i Rilievi planetari, la produzione audiovisiva e i pionieristici progetti per isole climatizzate galleggianti nell’aria, a metà strada tra l’utopia dell’Eden e l’entusiasmo per la conquista dello Spazio. “Sto per entrare nel più grande atelier del mondo”, pare abbia detto Klein prima di spegnersi a 34 anni il 6 giugno del 1962: “Non farò altro che opere immateriali”.
Yves Klein, Le Calendrier solaire, (M 112), 1957 | © Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris
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Una rara opportunità per scoprire, attraverso una visione trasversale e tematica, l'opera di Yves Klein, precursore di molte Arti.
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