Art & the City
Il Bosch scoperto a Kansas City
Hieronymus Bosch Netherlandish (ca. 1450–1516). The Temptation of St. Anthony, ca. 1510-1520. Oil on panel (oak), 15 3/16 x 9 7/8 inches (38.6 x 25.1 cm). The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri. Purchase: William Rockhill Nelson Trust
Ludovica Sanfelice
03/02/2016
Mondo - È stata una sorpresa per tutta la comunità internazionale scoprire che esiste un’opera in più dipinta da Hieronymus Bosch. Una voce da aggiungere alla breve e preziosissima lista di circa 25 opere al mondo attribuite al maestro olandese proprio nell’anno in cui ricorre il cinquecentenario della sua morte. Coincidenza, questa, che secondo i maligni sarebbe troppo opportuna.
La scoperta è avvenuta a Kansas City, dove da tempo il Nelson-Atkins Museum of Art custodiva nei suoi depositi un quadretto intitolato “Tentazione di Sant’Antonio” riconducibile a qualche allievo del Bosch. A promuovere l’opera è intervenuto il Bosch Research and Conservation Project che negli ultimi sei anni ha guidato un progetto di ricerca, studio e catalogazione di tutti i lavori dell’artista in vista delle importanti celebrazioni del 2016, e dopo aver esaminato il Sant’Antonio agli infrarossi e averlo paragonato ai suoi capolavori conosciuti ha raccolto tutte le prove per determinare che la mano che lo ha dipinto è proprio quella di Bosch.
“Si tratta dello stesso dipinto, ma all’improvviso ti ritrovi a guardarlo con maggiore affetto” ha confessato Julián Zugazagoitia, direttore del museo di Kansas City, ad Amsterdam per l’annuncio urbi et orbi del magnifico ritrovamento. “E’ come se tuo figlio avesse appena vinto il Premio Nobel”.
Una reazione buffa che rivela lo stupore e l’entusiasmo per un’attribuzione che porterebbe a cinque il numero totale di Bosch conservati in suolo americano insieme ai tre dipinti distribuiti tra il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery of Art di Washington, la Yale University Art Gallery in New Haven, e poi ad un disegno della collezione della Morgan Library sempre a New York.
Manca ancora il parere di esperti indipendenti perchè possa avvalorarsi completamente l’ipotesi di autenticità e prima di ottenere il consenso generale potrebbero trascorrere alcuni anni. L’attribuzione tuttavia è basata sul più esaustivo degli studi mai condotti sino ad oggi e ad accompagnarla c’è la pubblicazione di 1000 pagine di monografia che raccoglie il parere di specialisti, studiosi e scienziati.
La “Tentazione di Sant’Antonio” sarà intanto ammessa nella cerchia di capolavori che verranno esposti al Noordbrabants Museum in occasione della retrospettiva “Hieronymus Bosch: Visions of Genius” che inaugurerà il 13 febbraio a Den Bosch. Il pubblico si troverà di fronte ad un pannello di circa 25cmx38, probabile componente di un trittico smantellato e pesantemente ritoccato. A colpire maggiormente la fantasia di chi guarda saranno però la somiglianza del santo con il Sant'Antonio del Trittico degli Eremiti custodito alle Gallerie dell'Accademia di Venezia e restaurato per l'occasione, e quei piccoli mostriciattoli dall'aspetto familiare dipinti ai suoi piedi.
Per approfondimenti:
Il 2016 l'anno di Bosch
Le celebrazioni per Bosch cominciano a Venezia
Ricordiamo che il trittico del "Giardino delle delizie" sarà il grandissimo assente della retrospettiva olandese. Il Prado purtroppo non ha acconsentito allo spostamento dell'opera che non lascia Madrid da oltre 400 anni. E' però possibile esplorare una versione interattiva e dettagliata dell'assoluto capolavoro a questo link.
La scoperta è avvenuta a Kansas City, dove da tempo il Nelson-Atkins Museum of Art custodiva nei suoi depositi un quadretto intitolato “Tentazione di Sant’Antonio” riconducibile a qualche allievo del Bosch. A promuovere l’opera è intervenuto il Bosch Research and Conservation Project che negli ultimi sei anni ha guidato un progetto di ricerca, studio e catalogazione di tutti i lavori dell’artista in vista delle importanti celebrazioni del 2016, e dopo aver esaminato il Sant’Antonio agli infrarossi e averlo paragonato ai suoi capolavori conosciuti ha raccolto tutte le prove per determinare che la mano che lo ha dipinto è proprio quella di Bosch.
“Si tratta dello stesso dipinto, ma all’improvviso ti ritrovi a guardarlo con maggiore affetto” ha confessato Julián Zugazagoitia, direttore del museo di Kansas City, ad Amsterdam per l’annuncio urbi et orbi del magnifico ritrovamento. “E’ come se tuo figlio avesse appena vinto il Premio Nobel”.
Una reazione buffa che rivela lo stupore e l’entusiasmo per un’attribuzione che porterebbe a cinque il numero totale di Bosch conservati in suolo americano insieme ai tre dipinti distribuiti tra il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery of Art di Washington, la Yale University Art Gallery in New Haven, e poi ad un disegno della collezione della Morgan Library sempre a New York.
Manca ancora il parere di esperti indipendenti perchè possa avvalorarsi completamente l’ipotesi di autenticità e prima di ottenere il consenso generale potrebbero trascorrere alcuni anni. L’attribuzione tuttavia è basata sul più esaustivo degli studi mai condotti sino ad oggi e ad accompagnarla c’è la pubblicazione di 1000 pagine di monografia che raccoglie il parere di specialisti, studiosi e scienziati.
La “Tentazione di Sant’Antonio” sarà intanto ammessa nella cerchia di capolavori che verranno esposti al Noordbrabants Museum in occasione della retrospettiva “Hieronymus Bosch: Visions of Genius” che inaugurerà il 13 febbraio a Den Bosch. Il pubblico si troverà di fronte ad un pannello di circa 25cmx38, probabile componente di un trittico smantellato e pesantemente ritoccato. A colpire maggiormente la fantasia di chi guarda saranno però la somiglianza del santo con il Sant'Antonio del Trittico degli Eremiti custodito alle Gallerie dell'Accademia di Venezia e restaurato per l'occasione, e quei piccoli mostriciattoli dall'aspetto familiare dipinti ai suoi piedi.
Per approfondimenti:
Il 2016 l'anno di Bosch
Le celebrazioni per Bosch cominciano a Venezia
Ricordiamo che il trittico del "Giardino delle delizie" sarà il grandissimo assente della retrospettiva olandese. Il Prado purtroppo non ha acconsentito allo spostamento dell'opera che non lascia Madrid da oltre 400 anni. E' però possibile esplorare una versione interattiva e dettagliata dell'assoluto capolavoro a questo link.
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