Ad Anversa con il fotografo culinario Tony Le Duc

Il cibo è arte. Nature morte di ieri e di oggi alla Snijders&Rockox House

Snijders&Rockox House (dal 28 settembre 2018 al 13 gennaio 2019), Tony Le Duc, Barok Cokeryen-Chicorei | Foto: © Tony Le Duc | Courtesy of Snijders&Rockox House
 

Samantha De Martin

13/03/2018

Mondo - «Sulle tavole del Seicento avremmo trovato frutta, verdura, carne di vitello e maiale, galline, insomma tutto quello che oggi costituisce una dieta più o meno equilibrata, ad eccezione delle patate, che a quell’epoca in Belgio non erano ancora arrivate».
Parla con calma Tony Le Duc mentre ci mostra un’anteprima del suo nuovo progetto fotografico, in una delle tante sale della Snijders&Rockox House, l’elegante palazzo abitato nel Seicento dall’umanista, mecenate e borgomastro Nicolaas Rockox, riaperto lo scorso 24 febbraio dopo un recente restauro che ha restituito ai visitatori questo gioiello barocco più affascinante che mai.

Il pittore di nature morte, Frans Snijders, suo vicino di casa, occupò per 20 anni il palazzo adiacente, sempre sulla Keizerstraat, unito oggi alla casa di Rockox a comporre un unico grande complesso.
A partire dal prossimo 28 settembre e fino al 13 gennaio 2019, l’edificio che deve il suo nome alle due figure chiave di Anversa in epoca barocca, sarà al centro di una mostra che vedrà gli scatti di Le Duc, il più importante fotografo culinario del Belgio, accanto alle tele del pittore seicentesco Frans Snijders, in una spettacolare festa per gli occhi che eleverà il cibo e la cucina ad autentica forma d’arte.

ASPETTANDO COKERYEN
Cokeryen - questo il titolo dell’esposizione - si inserisce nell’ambito dei grandi festeggiamenti di Antwerp Baroque 2018. Rubens Inspires, l’atteso festival che, a partire dal mese di giugno, e per un anno intero, celebrerà la tradizione barocca e il suo più illustre rappresentante.
«Il progetto - spiega Le Duc - ha avuto inizio con la lettura di un raro libro di ricette del Seicento. Questo studio illuminante mi ha consentito di immergermi nell’atmosfera culinaria barocca e di scoprire gli ingredienti, i sapori diffusi tra i nostri antenati, oltre 400 anni fa. A questo approfondimento sono seguite le interviste a quindici chef di Anversa che ho incontrato personalmente e ai quali ho chiesto di preparare alcuni piatti ispirati al barocco, con gli stessi colori dei cibi che possiamo ammirare nelle tele, ma con gli ingredienti disposti in modo diverso. E così ho realizzato gli scatti costruendo la composizione in modo decisamente differente rispetto agli antichi pittori, combinando, in maniera del tutto nuova e originale, spezie e sapori. La fotografia sarà stampata due volte. Una copia sarà collocata in mostra - ma il modo in cui le tele del Seicento verranno disposte per dialogare con le immagini di Tony resta top secret ndr - e l’altra sarà posta in ciascuno dei ristoranti coinvolti nel progetto. In totale saranno circa 15 pezzi».

UN MUSEO SORPRENDENTE COMPLETAMENTE RINNOVATO
E allora proviamo a immaginare l’inedita performance di Le Duc per la Snijders&Rockox House, concedendoci una passeggiata tra le sale di questo autentico scrigno di tesori e meraviglie.
«Un’idea tira l’altra» risponde l’artista quando lo invitiamo ad anticiparci i prossimi progetti, mentre ci accompagna tra le sale del museo e si concede qualche scatto con lo smartphone ai pesci e ai molluschi sapientemente apparecchiati da Snijder nell’eccezionale tela Fish Market in Antwerp.


Tony Le Duc intento a scattare una foto alla tela di Frans Snijders, Fish Market in Antwerp

Si tratta di una delle tante strepitose opere del pittore, nelle quali gatti, granchi, galline, volatili, caprioli squartati conducono il visitatore nella vita quotidiana, tra le tavole imbandite e le cucine del Seicento, come in un affascinante viaggio nel tempo.
E rimarremmo ore a scrutare quelle pingui prede, affondando lo sguardo tra carni e verdure e succulenti frutti, brillante fotografia di un secolo di pace.

«Con il restauro del nostro museo - spiega la curatrice Hildegard van de Velde che ci accompagna nella nostra visita - abbiamo voluto trasformare questo importante edificio di Anversa in un’esperienza a 360 gradi, nella quale il visitatore ha l’opportunità di aggirarsi tra le tele di Snijders, gustare i mobili del XVII secolo, le panoramiche vedute e la natura scomposta di Hans Bol, e ancora ammirare le sculture in terracotta, e persino ascoltare, nella sala della musica, il suono degli strumenti dell’epoca, abbandonandosi a un rilassante concerto».

Alcuni pannelli touch screen attirano l’attenzione nostra e dei visitatori. Riproducono una delle tante tele esposte. «Toccando con il dito lo schermo, in corrispondenza di ciascun soggetto - spiega Hildegard van de Velde - appare una breve didascalia con la storia di quel determinato dipinto, l’identità del soggetto rappresentato e i motivi che hanno spinto l’artista a raffiguralo». Un espediente importante per entrare nell’opera, scrutarla, comprenderla.


Una sala della Rokox&Snijders House | © Snijders&Rockoxhuis 

E poi ci sono i tablet, che il visitatore può prendere con sé all’ingresso del museo per puntarli verso le opere che incontra nel corso del tragitto, in una sorta di visita guidata in solitaria.
In questa festa di nature morte, scene mitologiche e di caccia, dove è il colore a farla da padrone, non mancano le tele dei beniamini, come il Ritratto di Nicolaas Rockox opera di van Dyck o quello di Gaspard Gevartius, realizzato da Rubens - proveniente dal Royal Museum of Fine Arts di Anversa, temporaneamente chiuso per restauro - o ancora il Cristo sulla Croce, sempre di Rubens, parte della collezione de Snijders&Rockox House, l’Adorazione del Bambino da parte di Maria, uno studio per testa d’uomo di van Dyck, e ancora pezzi di Brueghel il Vecchio, uno spettacolare Flemish Proverbs di Brueghel il Giovane o le scene domestiche di David Teniers il Giovane, popolate da anziane donne e contadini dagli sguardi lieti o da scimmie intente a giocare a carte.


Pieter Brueghel II, Proverbs | © KBC Antwerpen Snijders&Rockoxhuis 

Ed ecco la cucina di Rockox, con la dispensa - o “keuckenschappraye”, come si chiamava all’epoca - con piatti, pentole e scodelle, cucchiai, tazze e forchette, una selezione di percellane cinesi Wanli. A spasso per il museo lo sguardo si impiglia in centinaia di oggetti e curiosità, come lo scaldapiedi del XVII secolo, l’antica pressa per stirare il lino, un boccale per la birra, un recipiente per raffreddare il vino o ancora i delicati bicchieri in stile veneziano.
E si potrebbe continuare ancora a lungo nel descrivere le tante bellezze di questo scrigno magico che, varcando la soglia al numero 10 di Keizerstraat, ci catapulta in un’atmosfera unica. L’ultima tappa di questo incredibile viaggio tra arte e fotografia di ieri e di oggi è il giardino che «in primavera - assicura Hildegard - è un profumato tripudio di alberi di arance, oleandri rosmarino e tulipani».
In questa piccola oasi di pace Rockox trascorreva parte del suo tempo e in alcuni momenti del giorno può capitare di sentire le campane della vicina Chiesa di San Carlo Borromeo. Ancora i profumi della primavera sembrano sonnecchiare pigramente sotto le ultime piogge marzoline. Ma quando l’omaggio di Anversa al barocco avrà inizio, a giugno, questo angolo di paradiso, come l’intero edificio che lo ospita, sarà ancora più seducente.
Salutiamo Le Duc e Hildegard chiedendo all’artista di una sua eventuale mostra in Italia. «Se mi invita - scherza - verrò volentieri!».


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