Tra furti, truffe e riciclaggio.
Il lato oscuro dell’arte

The dark side of art. Image generated by Artlist AI © 2025 ARTE.it
Giorgio Orbene
18/06/2025
Mondo - Dietro il fascino dell’arte, dietro il luccichio delle fiere internazionali, delle vendite milionarie e delle grandi retrospettive nei musei, si nasconde un volto meno noto e spesso volutamente ignorato. È il lato oscuro del mondo dell’arte, fatto di truffe, contraffazioni, furti e operazioni finanziarie opache. Un universo parallelo che attraversa la storia e che ancora oggi, nonostante leggi più severe e strumenti digitali avanzati, continua a prosperare.
Uno dei punti più vulnerabili dell’intero sistema artistico è rappresentato dal mercato. Un mercato, quello dell’arte, da sempre caratterizzato da una scarsa trasparenza: la riservatezza sulle transazioni, l’anonimato dei compratori, le valutazioni soggettive delle opere e la circolazione internazionale degli oggetti costituiscono da decenni terreno fertile per attività illegali, spesso difficili da intercettare.
Simili pratiche disoneste, nell’era digitale, trovano purtroppo un ambiente favorevole anche attraverso sofisticate truffe online, che sfruttano la mancanza di verifiche preventive e l’assenza di normative uniformi nelle piattaforme di vendita. È un fenomeno che realtà come Truffa.net monitora costantemente, offrendo strumenti di informazione e prevenzione per tutelare gli utenti da raggiri sempre più strutturati e tecnologici.
A segnalare la portata del fenomeno è stato, nel 2023, il Financial Action Task Force (FATF), organismo intergovernativo nato nel 1989 su iniziativa del G7 per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Nelle sue linee guida dedicate al mercato dell’arte e delle antichità, il FATF ha individuato diversi meccanismi di rischio: transazioni fra soggetti sconosciuti, prezzi manipolabili, utilizzo di società offshore, movimentazione di beni attraverso porti franchi o zone franche doganali, come quelle di Ginevra, Singapore o Hong Kong. Luoghi sicuri, protetti, dove le opere d’arte possono essere custodite per anni senza che ne venga resa pubblica né l’identità del proprietario né l’effettiva collocazione.
La mancanza di tracciabilità ha facilitato negli anni anche il riciclaggio di fondi illeciti, sfruttando l’arte come mezzo di pagamento o riserva di valore. Fatture gonfiate o sottostimate, triangolazioni internazionali, donazioni fittizie e scambi d’opere tra società collegate sono solo alcune delle modalità con cui il patrimonio artistico è stato talvolta impiegato come alternativa discreta al contante.
Ma il lato oscuro dell’arte non si esaurisce qui. I furti di opere sono una costante nella cronaca culturale. Il più noto resta quello del 1990 all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston: due uomini travestiti da poliziotti riuscirono a rubare tredici capolavori, tra cui un Vermeer, tre Rembrandt e un Manet, per un valore stimato in oltre 500 milioni di dollari. Nessuna delle opere è mai stata recuperata. A distanza di oltre trent’anni, il museo espone ancora le cornici vuote, come monito e memoria.
Più recente, e ugualmente emblematico, il furto della scultura America di Maurizio Cattelan, un wc interamente in oro a 18 carati, esposto nel 2019 al Blenheim Palace, residenza aristocratica inglese. L’opera fu trafugata in pochi minuti, presumibilmente fusa e rivenduta a peso d’oro. Nel marzo 2025, dopo un’indagine durata anni, i principali responsabili sono stati condannati. Ma dell’opera non è rimasta alcuna traccia.
Accanto ai furti, le frodi e le contraffazioni rappresentano un’altra piaga storica del sistema. Il caso più eclatante è quello che ha coinvolto, negli Stati Uniti, la galleria Knoedler & Co., fondata nel 1846 e considerata per decenni una delle più prestigiose del Paese. Tra il 1994 e il 2009, la galleria ha venduto per circa 70 milioni di dollari una serie di opere false attribuite a Mark Rothko, Jackson Pollock e altri protagonisti dell’Espressionismo astratto. I dipinti erano realizzati da un falsario cinese e venduti alla galleria tramite un’intermediaria, Glafira Rosales, che è poi stata condannata per frode e riciclaggio. La truffa ha coinvolto anche musei, collezionisti e case d’asta, mettendo in discussione i meccanismi stessi dell’autenticazione e dell’expertise.
Questi episodi hanno aperto un dibattito profondo sul sistema di garanzie, controlli e responsabilità nel mondo dell’arte. Negli Stati Uniti, l’Anti-Money Laundering Act del 2020 ha esteso le norme antiriciclaggio anche agli operatori del mercato artistico, mentre l’Unione Europea, con la V Direttiva antiriciclaggio, ha introdotto l’obbligo di verifica dell’identità del cliente per ogni transazione superiore ai 10.000 euro.
Tuttavia, secondo analisti indipendenti e rapporti delle società di consulenza, le normative restano spesso disomogenee e di difficile applicazione. La natura stessa del mercato dell’arte – frammentato, internazionale, con vendite private e intermediari – rende complicata l’attività di controllo. Alcuni soggetti, come le case d’asta più grandi, hanno implementato sistemi di compliance e verifiche approfondite. Ma gallerie di piccole dimensioni, dealer indipendenti o compravendite digitali restano spesso fuori dal radar.
L’opacità non riguarda solo il crimine organizzato o le grandi frodi. Anche nella quotidianità del sistema, l’arte può diventare strumento di elusione o evasione. In molti ordinamenti, le opere d’arte sono considerate beni mobili e possono circolare con maggiore libertà rispetto ad altri asset. In alcune giurisdizioni, le donazioni di opere o la loro valorizzazione patrimoniale possono essere usate per ridurre l’imponibile o per proteggere fondi da eventuali rivendicazioni fiscali o giudiziarie.
Non mancano, infine, i casi in cui il collezionismo artistico è stato utilizzato come copertura per operazioni finanziarie poco trasparenti, passaggi generazionali o spostamenti di capitali. Ed è proprio questa natura ibrida dell’arte – oggetto culturale, investimento, status symbol e valuta alternativa – a rendere il settore così esposto e, al contempo, così difficile da regolamentare.
La questione non riguarda soltanto la legalità, ma anche la credibilità complessiva del sistema. Perché l’arte, se vuole continuare a essere considerata patrimonio comune e non merce ambigua per pochi, ha bisogno di trasparenza, regole chiare e responsabilità diffuse. Occorre, come sottolineano le istituzioni culturali più attente, bilanciare tutela della libertà artistica e controllo dei flussi economici. E farlo con rigore, senza moralismi, ma anche senza cedere all’illusione che il mercato possa autoregolarsi da solo.
Il lato oscuro dell’arte non è un’anomalia marginale. È parte integrante della storia culturale e finanziaria di questo mondo. Affrontarlo non significa criminalizzare il sistema, ma renderlo più solido, più giusto e, forse, anche più degno della bellezza che pretende di rappresentare.
Per approfondire:
FATF – https://www.fatf-gafi.org/en/publications/Methodsandtrends/Money-Laundering-Terrorist-Financing-Art-Antiquities.html
Time – https://time.com/4236970/a-fake-rothko-and-the-rise-of-modern-fraud/
The New Yorker – https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/fakery
The Guardian – https://www.theguardian.com/artanddesign/2023/mar/18/america-maurizio-cattelan-gold-toilet-blenheim-palace-theft-trial
Reuters – https://www.reuters.com/world/uk/two-jailed-stealing-solid-gold-toilet-blenheim-palace-2025-03-18/
BBC News – https://www.bbc.com/news/uk-england-oxfordshire-68507373
Artnet – https://news.artnet.com/art-world/knoedler-gallery-scandal-2021-recap-1945251
Deloitte – https://www2.deloitte.com/lu/en/pages/art-finance/articles/art-finance-report.html
White & Case – https://www.whitecase.com/insight-alert/money-laundering-art-market
Isabella Stewart Gardner Museum – https://www.gardnermuseum.org/about/theft
The Art Newspaper – https://www.theartnewspaper.com/2024/04/10/how-anti-money-laundering-laws-are-changing-the-art-market
Wikipedia: FATF – https://en.wikipedia.org/wiki/Financial_Action_Task_Force
Wikipedia: Gardner theft – https://en.wikipedia.org/wiki Isabella_Stewart_Gardner_Museum_theft
Wikipedia: Knoedler case – https://en.wikipedia.org/wiki/Knoedler_gallery_forgery_case
Uno dei punti più vulnerabili dell’intero sistema artistico è rappresentato dal mercato. Un mercato, quello dell’arte, da sempre caratterizzato da una scarsa trasparenza: la riservatezza sulle transazioni, l’anonimato dei compratori, le valutazioni soggettive delle opere e la circolazione internazionale degli oggetti costituiscono da decenni terreno fertile per attività illegali, spesso difficili da intercettare.
Simili pratiche disoneste, nell’era digitale, trovano purtroppo un ambiente favorevole anche attraverso sofisticate truffe online, che sfruttano la mancanza di verifiche preventive e l’assenza di normative uniformi nelle piattaforme di vendita. È un fenomeno che realtà come Truffa.net monitora costantemente, offrendo strumenti di informazione e prevenzione per tutelare gli utenti da raggiri sempre più strutturati e tecnologici.
A segnalare la portata del fenomeno è stato, nel 2023, il Financial Action Task Force (FATF), organismo intergovernativo nato nel 1989 su iniziativa del G7 per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Nelle sue linee guida dedicate al mercato dell’arte e delle antichità, il FATF ha individuato diversi meccanismi di rischio: transazioni fra soggetti sconosciuti, prezzi manipolabili, utilizzo di società offshore, movimentazione di beni attraverso porti franchi o zone franche doganali, come quelle di Ginevra, Singapore o Hong Kong. Luoghi sicuri, protetti, dove le opere d’arte possono essere custodite per anni senza che ne venga resa pubblica né l’identità del proprietario né l’effettiva collocazione.
La mancanza di tracciabilità ha facilitato negli anni anche il riciclaggio di fondi illeciti, sfruttando l’arte come mezzo di pagamento o riserva di valore. Fatture gonfiate o sottostimate, triangolazioni internazionali, donazioni fittizie e scambi d’opere tra società collegate sono solo alcune delle modalità con cui il patrimonio artistico è stato talvolta impiegato come alternativa discreta al contante.
Ma il lato oscuro dell’arte non si esaurisce qui. I furti di opere sono una costante nella cronaca culturale. Il più noto resta quello del 1990 all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston: due uomini travestiti da poliziotti riuscirono a rubare tredici capolavori, tra cui un Vermeer, tre Rembrandt e un Manet, per un valore stimato in oltre 500 milioni di dollari. Nessuna delle opere è mai stata recuperata. A distanza di oltre trent’anni, il museo espone ancora le cornici vuote, come monito e memoria.
Più recente, e ugualmente emblematico, il furto della scultura America di Maurizio Cattelan, un wc interamente in oro a 18 carati, esposto nel 2019 al Blenheim Palace, residenza aristocratica inglese. L’opera fu trafugata in pochi minuti, presumibilmente fusa e rivenduta a peso d’oro. Nel marzo 2025, dopo un’indagine durata anni, i principali responsabili sono stati condannati. Ma dell’opera non è rimasta alcuna traccia.
Accanto ai furti, le frodi e le contraffazioni rappresentano un’altra piaga storica del sistema. Il caso più eclatante è quello che ha coinvolto, negli Stati Uniti, la galleria Knoedler & Co., fondata nel 1846 e considerata per decenni una delle più prestigiose del Paese. Tra il 1994 e il 2009, la galleria ha venduto per circa 70 milioni di dollari una serie di opere false attribuite a Mark Rothko, Jackson Pollock e altri protagonisti dell’Espressionismo astratto. I dipinti erano realizzati da un falsario cinese e venduti alla galleria tramite un’intermediaria, Glafira Rosales, che è poi stata condannata per frode e riciclaggio. La truffa ha coinvolto anche musei, collezionisti e case d’asta, mettendo in discussione i meccanismi stessi dell’autenticazione e dell’expertise.
Questi episodi hanno aperto un dibattito profondo sul sistema di garanzie, controlli e responsabilità nel mondo dell’arte. Negli Stati Uniti, l’Anti-Money Laundering Act del 2020 ha esteso le norme antiriciclaggio anche agli operatori del mercato artistico, mentre l’Unione Europea, con la V Direttiva antiriciclaggio, ha introdotto l’obbligo di verifica dell’identità del cliente per ogni transazione superiore ai 10.000 euro.
Tuttavia, secondo analisti indipendenti e rapporti delle società di consulenza, le normative restano spesso disomogenee e di difficile applicazione. La natura stessa del mercato dell’arte – frammentato, internazionale, con vendite private e intermediari – rende complicata l’attività di controllo. Alcuni soggetti, come le case d’asta più grandi, hanno implementato sistemi di compliance e verifiche approfondite. Ma gallerie di piccole dimensioni, dealer indipendenti o compravendite digitali restano spesso fuori dal radar.
L’opacità non riguarda solo il crimine organizzato o le grandi frodi. Anche nella quotidianità del sistema, l’arte può diventare strumento di elusione o evasione. In molti ordinamenti, le opere d’arte sono considerate beni mobili e possono circolare con maggiore libertà rispetto ad altri asset. In alcune giurisdizioni, le donazioni di opere o la loro valorizzazione patrimoniale possono essere usate per ridurre l’imponibile o per proteggere fondi da eventuali rivendicazioni fiscali o giudiziarie.
Non mancano, infine, i casi in cui il collezionismo artistico è stato utilizzato come copertura per operazioni finanziarie poco trasparenti, passaggi generazionali o spostamenti di capitali. Ed è proprio questa natura ibrida dell’arte – oggetto culturale, investimento, status symbol e valuta alternativa – a rendere il settore così esposto e, al contempo, così difficile da regolamentare.
La questione non riguarda soltanto la legalità, ma anche la credibilità complessiva del sistema. Perché l’arte, se vuole continuare a essere considerata patrimonio comune e non merce ambigua per pochi, ha bisogno di trasparenza, regole chiare e responsabilità diffuse. Occorre, come sottolineano le istituzioni culturali più attente, bilanciare tutela della libertà artistica e controllo dei flussi economici. E farlo con rigore, senza moralismi, ma anche senza cedere all’illusione che il mercato possa autoregolarsi da solo.
Il lato oscuro dell’arte non è un’anomalia marginale. È parte integrante della storia culturale e finanziaria di questo mondo. Affrontarlo non significa criminalizzare il sistema, ma renderlo più solido, più giusto e, forse, anche più degno della bellezza che pretende di rappresentare.
Per approfondire:
FATF – https://www.fatf-gafi.org/en/publications/Methodsandtrends/Money-Laundering-Terrorist-Financing-Art-Antiquities.html
Time – https://time.com/4236970/a-fake-rothko-and-the-rise-of-modern-fraud/
The New Yorker – https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/fakery
The Guardian – https://www.theguardian.com/artanddesign/2023/mar/18/america-maurizio-cattelan-gold-toilet-blenheim-palace-theft-trial
Reuters – https://www.reuters.com/world/uk/two-jailed-stealing-solid-gold-toilet-blenheim-palace-2025-03-18/
BBC News – https://www.bbc.com/news/uk-england-oxfordshire-68507373
Artnet – https://news.artnet.com/art-world/knoedler-gallery-scandal-2021-recap-1945251
Deloitte – https://www2.deloitte.com/lu/en/pages/art-finance/articles/art-finance-report.html
White & Case – https://www.whitecase.com/insight-alert/money-laundering-art-market
Isabella Stewart Gardner Museum – https://www.gardnermuseum.org/about/theft
The Art Newspaper – https://www.theartnewspaper.com/2024/04/10/how-anti-money-laundering-laws-are-changing-the-art-market
Wikipedia: FATF – https://en.wikipedia.org/wiki/Financial_Action_Task_Force
Wikipedia: Gardner theft – https://en.wikipedia.org/wiki Isabella_Stewart_Gardner_Museum_theft
Wikipedia: Knoedler case – https://en.wikipedia.org/wiki/Knoedler_gallery_forgery_case
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