Dal 1° giugno al 16 settembre la grande mostra a cura dell'artista belga
Nello studio di Luc Tuymans aspettando Sanguine/Bloedrood
Expo Sanguine/Bloedrood | Luc Tuymans nel suo studio | © Studio Tuymans, Luc Tuymans
Samantha De Martin
18/03/2018
Mondo - Davanti a una lattina di Coca Cola light e ad una scrivania piena di libri d’arte bene ordinati, i severi occhi blu di Luc Tuymans ci scrutano con curiosità prima di abbandonarsi alla presentazione del grande evento, indubbiamente uno dei più attesi di Antwerp Baroque 2018, la grande kermesse con cui Anversa, per un anno intero, renderà omaggio a Rubens, ma anche alla musica e all’arta barocca.
Nel suo studio, dove l’odore di sigaretta è forte, la stella fiamminga del XXI secolo, l’abile storiografo del pennello è un fiume in piena quando inizia a parlare del progetto di cui è curatore, «non una mostra, ma uno show inaspettato, mai visto prima, un inedito dialogo tra lo spirito dei maestri del Barocco e il punto di vista degli artisti contemporanei».
Mentre provo a completare la domanda relativa ai “big” ed ai “masterpieces” che vedremo sfilare in questo attesissimo dialogo dall’emblematico titolo Sanguine/Bloedrood, il più grande artista belga vivente, dagli occhi azzurrissimi e il sorriso sporadico risponde secco: «Tutti. Ci saranno tutti. E ci sarà Caravaggio, ad Anversa per la terza volta, in arrivo dalla Galleria Borghese dove mi sono recato personalmente. Ho detto al direttore del M HKA: tu mi procuri il Merisi ed io mi occupo degli artisti contemporanei».
Ed in effetti, da alcuni nomi rivelati si intuisce che saranno davvero in tanti in questa mostra in programma dal 1° giugno al 16 settembre al Museo d’Arte Contemporanea di Anversa (M HKA).
L’allestimento, ovviamente, rimane ancora top secret, ma quello che è certo è che le opere dei “fari” del Barocco, Francisco de Zurbarán, Caravaggio, Rubens, Anthony van Dyck dialogheranno con maestri contemporanei classici come il giapponese On Kawara, rappresentante dell’arte concettuale, e l’americano Edward Kienholz, accostate a lavori di stelle contemporanee come il cinese Zhang Enli, il giapponese Takashi Murakami, il belga Michaël Borremans, i tedeschi Sigmar Polke e Tobias Rehberger. In tutto una quarantina di artisti, da Adriaen Brouwer a Cornelis De Vos, da Mike Bouchet a Jan Fabre. Insomma, Tuymans ci tiene a sottolinearlo: «si tratterà di una mostra nazionale e internazionale, di grande impatto visivo, allestita in uno spazio specifico, appositamente creato per l’evento, davanti alla galleria».
Ed in effetti, i prestiti provengono dalle maggiori istituzioni museali di tutto il mondo, oltre che dal Museo Reale de Belle Arti di Anversa, che gestisce la collezione d’arte barocca fiamminga.
Jacob Jordaens, studio per Abraham Grapheus | © Museum voor Schone Kunsten Gent
Di tanto in tanto l’artista abituato a lavorare con la figurazione - che ha rappresentato il Belgio alla Biennale di Venezia del 2001 e le cui opere arricchiscono le collezioni di diversi musei, dal Solomon R. Guggenheim Museum al MOMA di New York, dal Centre Pompidou alla Tate Gallery - si interrompe e chiede conferma alla sua collaboratrice quando si parla di alcuni aspetti tecnico-organizzativi legati alla mostra o dei suoi prossimi appuntamenti in giro per il mondo. Poi prosegue con la sua illustrazione.
«Il progetto associa artisti molto diversi. Caravaggio, ad esempio, con il suo stile forte, intenso, very shocking, è l’opposto di Rubens, che tende ad essere più favoloso».
Il Museo d’Arte Contemporanea ha invitato Tuymans ad offrire un suo personale punto di vista sul barocco, a restituire una sorta di dignità a questo termine che continua talvolta ad assumere una connotazione negativa, usato spesso come sinonimo di esagerazione ed eccesso.
Jan Fabre, Una zanzara vampiro sul mio sangue, Jan Fabre | © Angelos bvba
Mentre sento crescere la curiosità di conoscere il modo in cui i lavori di Murakami, con i loro riferimenti evidenti all'iconografia dei manga, verranno accostati a un classico come Rubens, mi soffermo sul titolo della mostra, Sanguine/Bloedrood, così evocativo e poetico, e chiedo il motivo di questa scelta.
«Il sangue è un elemento dinamico, ed evoca il flusso di energia della vita e della morte. Il colore rosso, tipicamente barocco, ha la stessa forza, può alludere al sangue, ma anche al colonialismo e alla propaganda, si pensi ad esempio a La morte di Marat».
Proponendo questo dialogo ambizioso e ambivalente tra antico e moderno, il progetto a cura di Tuymans getta uno sguardo d’insieme su epoche diverse, che guardano positivamente e negativamente a passato, presente e futuro.
Si parte da Five Car Stud, lo storico capolavoro realizzato da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972, per certi versi legato anche un po’ all’Italia, e che costituisce il fulcro della mostra.
Esposta per la prima volta a Documenta 5, a Kassel, l’opera - che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, la castrazione di un giovane afro-americano nel sud degli Stati Uniti, “colpevole” di avere avuto una relazione con una donna bianca - è rimasta nascosta nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni, per essere poi acquistata dalla Fondazione Prada. Con il permesso della Fondazione milanese - che presenterà a Milano una seconda versione di Sanguine/Bloedrood - e di Nancy Kienholz, la monumentale installazione sarà presentata in un allestimento assolutamente unico.
Ma il vero spazio che ospita questa selezione sorprendente di capolavori è rappresentato dall’interpretazione di Tuymans, l’artista figurativo che ambisce ad estendere i limiti tradizionali della sua pratica, scegliendo consapevolmente di non costruire Sanguine/Bloedrood secondo una visione canonica, tradizionale, ma piuttosto di farlo attraverso il suo sguardo di un“creativo” che osserva altri “creativi”.
Il risultato di questo dialogo è un processo associativo non lineare che cerca nuove connessioni tra vecchi e nuovi maestri, tra opere chiaramente considerate tali e opere potenziali.
Chiede se è stato chiaro e se può bastare così. Lo invitiamo ad anticiparci i suoi prossimi progetti. In cantiere ci sono Hong Kong, la Virginia, l'Ucraina, l'Italia e anche una pubblicazione.
Dopo averci invitato a bere qualcosa, si alza per accompagnarci alla porta. Il nero della camicia contrasta con il bianco brillante del suo studio. «Questo non è il posto in cui dipingo, ma dove accolgo la gente. Di solito quando lavoro preferisco stare da solo» dice accennando, per la prima volta, un sorriso.
Usciamo. A pochi metri c’è il quartiere a luci rosse. Ha smesso di piovere e l’aria è profumata. Sa di attesa, di fermenti. La vivace macchina di Anversa Barocca 2018. Rubens Inspires è quasi pronta, e si percepisce. Ancora pochi mesi e sarà show.
Nel suo studio, dove l’odore di sigaretta è forte, la stella fiamminga del XXI secolo, l’abile storiografo del pennello è un fiume in piena quando inizia a parlare del progetto di cui è curatore, «non una mostra, ma uno show inaspettato, mai visto prima, un inedito dialogo tra lo spirito dei maestri del Barocco e il punto di vista degli artisti contemporanei».
Mentre provo a completare la domanda relativa ai “big” ed ai “masterpieces” che vedremo sfilare in questo attesissimo dialogo dall’emblematico titolo Sanguine/Bloedrood, il più grande artista belga vivente, dagli occhi azzurrissimi e il sorriso sporadico risponde secco: «Tutti. Ci saranno tutti. E ci sarà Caravaggio, ad Anversa per la terza volta, in arrivo dalla Galleria Borghese dove mi sono recato personalmente. Ho detto al direttore del M HKA: tu mi procuri il Merisi ed io mi occupo degli artisti contemporanei».
Ed in effetti, da alcuni nomi rivelati si intuisce che saranno davvero in tanti in questa mostra in programma dal 1° giugno al 16 settembre al Museo d’Arte Contemporanea di Anversa (M HKA).
L’allestimento, ovviamente, rimane ancora top secret, ma quello che è certo è che le opere dei “fari” del Barocco, Francisco de Zurbarán, Caravaggio, Rubens, Anthony van Dyck dialogheranno con maestri contemporanei classici come il giapponese On Kawara, rappresentante dell’arte concettuale, e l’americano Edward Kienholz, accostate a lavori di stelle contemporanee come il cinese Zhang Enli, il giapponese Takashi Murakami, il belga Michaël Borremans, i tedeschi Sigmar Polke e Tobias Rehberger. In tutto una quarantina di artisti, da Adriaen Brouwer a Cornelis De Vos, da Mike Bouchet a Jan Fabre. Insomma, Tuymans ci tiene a sottolinearlo: «si tratterà di una mostra nazionale e internazionale, di grande impatto visivo, allestita in uno spazio specifico, appositamente creato per l’evento, davanti alla galleria».
Ed in effetti, i prestiti provengono dalle maggiori istituzioni museali di tutto il mondo, oltre che dal Museo Reale de Belle Arti di Anversa, che gestisce la collezione d’arte barocca fiamminga.
Jacob Jordaens, studio per Abraham Grapheus | © Museum voor Schone Kunsten Gent
Di tanto in tanto l’artista abituato a lavorare con la figurazione - che ha rappresentato il Belgio alla Biennale di Venezia del 2001 e le cui opere arricchiscono le collezioni di diversi musei, dal Solomon R. Guggenheim Museum al MOMA di New York, dal Centre Pompidou alla Tate Gallery - si interrompe e chiede conferma alla sua collaboratrice quando si parla di alcuni aspetti tecnico-organizzativi legati alla mostra o dei suoi prossimi appuntamenti in giro per il mondo. Poi prosegue con la sua illustrazione.
«Il progetto associa artisti molto diversi. Caravaggio, ad esempio, con il suo stile forte, intenso, very shocking, è l’opposto di Rubens, che tende ad essere più favoloso».
Il Museo d’Arte Contemporanea ha invitato Tuymans ad offrire un suo personale punto di vista sul barocco, a restituire una sorta di dignità a questo termine che continua talvolta ad assumere una connotazione negativa, usato spesso come sinonimo di esagerazione ed eccesso.
Jan Fabre, Una zanzara vampiro sul mio sangue, Jan Fabre | © Angelos bvba
Mentre sento crescere la curiosità di conoscere il modo in cui i lavori di Murakami, con i loro riferimenti evidenti all'iconografia dei manga, verranno accostati a un classico come Rubens, mi soffermo sul titolo della mostra, Sanguine/Bloedrood, così evocativo e poetico, e chiedo il motivo di questa scelta.
«Il sangue è un elemento dinamico, ed evoca il flusso di energia della vita e della morte. Il colore rosso, tipicamente barocco, ha la stessa forza, può alludere al sangue, ma anche al colonialismo e alla propaganda, si pensi ad esempio a La morte di Marat».
Proponendo questo dialogo ambizioso e ambivalente tra antico e moderno, il progetto a cura di Tuymans getta uno sguardo d’insieme su epoche diverse, che guardano positivamente e negativamente a passato, presente e futuro.
Si parte da Five Car Stud, lo storico capolavoro realizzato da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972, per certi versi legato anche un po’ all’Italia, e che costituisce il fulcro della mostra.
Esposta per la prima volta a Documenta 5, a Kassel, l’opera - che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, la castrazione di un giovane afro-americano nel sud degli Stati Uniti, “colpevole” di avere avuto una relazione con una donna bianca - è rimasta nascosta nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni, per essere poi acquistata dalla Fondazione Prada. Con il permesso della Fondazione milanese - che presenterà a Milano una seconda versione di Sanguine/Bloedrood - e di Nancy Kienholz, la monumentale installazione sarà presentata in un allestimento assolutamente unico.
Ma il vero spazio che ospita questa selezione sorprendente di capolavori è rappresentato dall’interpretazione di Tuymans, l’artista figurativo che ambisce ad estendere i limiti tradizionali della sua pratica, scegliendo consapevolmente di non costruire Sanguine/Bloedrood secondo una visione canonica, tradizionale, ma piuttosto di farlo attraverso il suo sguardo di un“creativo” che osserva altri “creativi”.
Il risultato di questo dialogo è un processo associativo non lineare che cerca nuove connessioni tra vecchi e nuovi maestri, tra opere chiaramente considerate tali e opere potenziali.
Chiede se è stato chiaro e se può bastare così. Lo invitiamo ad anticiparci i suoi prossimi progetti. In cantiere ci sono Hong Kong, la Virginia, l'Ucraina, l'Italia e anche una pubblicazione.
Dopo averci invitato a bere qualcosa, si alza per accompagnarci alla porta. Il nero della camicia contrasta con il bianco brillante del suo studio. «Questo non è il posto in cui dipingo, ma dove accolgo la gente. Di solito quando lavoro preferisco stare da solo» dice accennando, per la prima volta, un sorriso.
Usciamo. A pochi metri c’è il quartiere a luci rosse. Ha smesso di piovere e l’aria è profumata. Sa di attesa, di fermenti. La vivace macchina di Anversa Barocca 2018. Rubens Inspires è quasi pronta, e si percepisce. Ancora pochi mesi e sarà show.
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