Al Museo Marmottan Monet dal 21 settembre 2022 al 29 gennaio 2023
Occhi al sole. A Parigi un viaggio nell'arte con Monet, Turner, Munch
Claude Monet, Impression, soleil levant, 1872, Olio su tela, 65 x 50 cm, Parigi, Musée Marmottan Monet © Musée Marmottan Monet, Paris / Studio Christian Baraja SLB
Samantha De Martin
20/07/2022
Mondo - Il 13 novembre del 1872 dalla finestra della sua stanza, in un albergo di Le Havre, Claude Monet osservava il paesaggio, per trasferire di lì a poco sulla tela la suggestiva veduta del porto avvolto da una nebbia impalpabile.
Esposto due anni dopo con il titolo Impressione, levar del sole, il capolavoro, oggi fiore all’occhiello del Musée Marmottan Monet di Parigi, ha indotto il critico Louis Leroy a coniare il termine “Impressionista”. Leroy non apprezzò l'opera esposta e la definì, appunto, poco più che un' "impressione" considerato il senso di incompiutezza che a suo avviso comunicava.
Nel 2022 il Musée Marmottan Monet celebra i 150 anni di quel capolavoro - che mostra già delineati i principi cardinali dell’Impressionismo - e rende omaggio al fiore all’occhiello delle sue collezioni attraverso una mostra dal titolo Face au soleil. Un astre dans les arts attesa al museo parigino dal 21 settembre 2022 al 29 gennaio 2023.
Carlo Saraceni, Icaro-Trilogia, 1606-1607, Il volo di Icaro, Olio su rame, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte © Courtesy of Ministero della Cultura - Museo e Real Bosco di Capodimonte
A dialogare con lo scorcio mattutino del porto di Le Havre - tre piccole imbarcazioni che, con placidi remeggi, solcano le acque e, sullo sfondo, i pennoni delle navi ormeggiate, sormontate dal disco rossastro del sole che, facendosi lentamente strada nel cielo, emette raggi aranciati simili a guizzi - saranno in mostra un centinaio di opere di maestri come Albrecht Dürer, Luca Giordano, Rubens, Turner, Gaspar David Friedrich, Gustave Courbet, con lavori che rendono omaggio all'alba tra le più note della storia dell'arte.
La mostra, che si avvale di opere in arrivo a Parigi da oltre 50 enti prestatori, ripercorrerà la storia della rappresentazione del sole nelle arti, dall'antichità ai giorni nostri, attraverso disegni, dipinti, fotografie e strumenti di misurazione dell’Osservatorio di Parigi che mostrano gli sviluppi dell'astronomia nei secoli, insieme all’evoluzione del paesaggio e della pittura d'atmosfera.
Ad accogliere il pubblico del Musée Marmottan saranno le prime raffigurazioni che gli egizi erano soliti effettuare del sole come una sfera rossa, fino a Helios dei Greci, al dio sole nell'antica Roma, incarnazione di un essenziale impulso di vita.
Un piatto d'avorio, luminarie di pregio e alcune preziose carte dei tarocchi cedono il posto a dipinti medievali e rinascimentali, dove gli spettatori si confronteranno con insolite rappresentazioni del sole.
William Turner, Il sole che tramonta attraverso il vapore, 1809 circa, Olio su tela, 101.6 x 69.2 cm, The Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham © The Henry Barber Trust, The Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham
Con l’avvento del monoteismo nell'Occidente cristiano, questo corpo celeste perde la sua originaria importanza. Il sole non è più la stella generatrice, ma la creazione di un dio al quale l’uomo assomiglia. La sua rappresentazione si fa sempre più rara e, affiancato dal suo complemento, la luna, il sole fa sempre più spesso da sfondo ad alcune illustrazioni, come quella della Crocifissione del Maestro di Valencia, in arrivo a Parigi dal Museo Thyssen Bornemisza di Madrid.
La raffigurazione del sole nel XVII secolo è presente in mostra con La caduta di Icaro e Fetonte ritratti dal pittore veneziano Carlo Saraceni (dal Museo di Capodimonte) e dall'olandese Goltzius, mentre nel XVIII secolo sarà il francese Henri-Antoine de Favanne (Musée des beaux-arts, Tours) a testimoniare la persistenza dei temi mitologici divenuti prerogativa di grandi sovrani come il Re Sole, Luigi XIV. Il monarca francese aveva fatto dipingere a Charles de La Fosse, come decorazione per i suoi appartamenti a Versailles, un'alba con il carro di Apollo (Le lever du Soleil, in prestito in mostra dal Musée des beaux-arts, Rouen). Affascinato dal cielo, il monarca aveva fondato, nel 1667, l'Observatoire Astronomique de Paris, destinato a diventare un importante centro di ricerca scientifica.
Paul Signac, Il porto al tramonto, Opus 236 (Saint-Tropez), 1892, Olio su tela, 81 x 65 cm, Potsdam, Museen der Hasso Plattner Foundation gGmbH © Hasso Platner Collection
Anche la figura dell’astronomo divenne in breve tempo sempre più diffusa, come testimonia nel percorso un dipinto di Luca Giordano dal Museo delle Belle arti di Chambéry. D’altronde, dimostrando che era proprio la terra a ruotare intorno al proprio asse e intorno il sole (e non viceversa), la figura dell’astronomo segnò l’inizio di un’autentica rivoluzione che ebbe ripercussioni anche sulle arti. Da qui si sviluppò il desiderio di rappresentare il mondo come esso si presentava davvero, spinta che guidò lo sviluppo della pittura paesaggistica.
La natura irrorata dalla luce, come anche le albe ed i tramonti, iniziarono ad arricchire le tele, come emerge in mostra dai lavori di Rubens, William Turner, Caspar David Friedrich, Gustave Courbet ed Eugène Boudin che descrivono questa evoluzione che trova una delle sue più alte espressioni in Impressione, levar del sole di Monet, fil rouge del percorso.
A segnare una nuova tappa nella raffigurazione del sole nell’arte, come evidenzia anche la mostra del Musée Marmottan, saranno gli anni 1880-1914 quando all'astronomia subentrò l'astrofisica che consentì di studiare la natura fisica dei corpi celesti. Questi importanti sviluppi scientifici contribuirono ad allargare la conoscenza sul sole, la cui composizione chimica era ormai nota. Così da misterioso disco fiammeggiante, questo astro divenne oggetto di studio a sé stante e tema prediletto da molti artisti che non si limitarono a inserirlo sullo sfondo dei loro paesaggi, ma dedicarono al sole ampio spazio, rappresentandolo anche nelle più piccole composizioni.
Edvard Munch, Il sole, 1910-1913, Olio su tela, 205 x 162 cm Oslo, Munchmuseet © BY-NC-SA 4.0 Munchmuseet
Ogni movimento artistico offriva del corpo celeste una propria visione distinta, da quella armoniosa dei pittori nordici Valdemar Schønheyder Møller, Laurits Tuxen, Anna Ancher, al racconto simbolista di Félix Vallotton, fino alla visione poetica che esplode nei lavori del fauvista André Derain, nel futurista Wladimir Baranov-Rossiné, e in quella tragica di Otto Dix e Edvard Munch.
In mostra l’ennesima rivoluzione segnata, intorno al 1920, dalla teoria della relatività di Einstein - che accese i riflettori su un universo in perenne espansione - interrompe il confronto artistico con il sole, per allargare lo sguardo alle costellazioni, come dimostrano le Costellazioni di Mirò e i Cellulari di Calder. In questa immensità in perenne espansione, il sole torna a essere una stella modesta, ancora abbagliante nei lavori di Richard Poussette-Dart, o destinata a scomparire in quella dell’artista visivo Gérard Fromanger, la cui opera chiude il percorso espositivo. Il suo Impression soleil levant del 2019 riflette questo cambiamento, che costituisce un’evoluzione al punto di vista offerto da Monet centocinquanta anni fa.
Gérard Fromanger, Impression, soleil levant, 2019, Acrylique sur toile, 300 x 200 cm, Collection Anna Kamp © Studio Christian Baraja SLB
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Esposto due anni dopo con il titolo Impressione, levar del sole, il capolavoro, oggi fiore all’occhiello del Musée Marmottan Monet di Parigi, ha indotto il critico Louis Leroy a coniare il termine “Impressionista”. Leroy non apprezzò l'opera esposta e la definì, appunto, poco più che un' "impressione" considerato il senso di incompiutezza che a suo avviso comunicava.
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Carlo Saraceni, Icaro-Trilogia, 1606-1607, Il volo di Icaro, Olio su rame, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte © Courtesy of Ministero della Cultura - Museo e Real Bosco di Capodimonte
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La mostra, che si avvale di opere in arrivo a Parigi da oltre 50 enti prestatori, ripercorrerà la storia della rappresentazione del sole nelle arti, dall'antichità ai giorni nostri, attraverso disegni, dipinti, fotografie e strumenti di misurazione dell’Osservatorio di Parigi che mostrano gli sviluppi dell'astronomia nei secoli, insieme all’evoluzione del paesaggio e della pittura d'atmosfera.
Ad accogliere il pubblico del Musée Marmottan saranno le prime raffigurazioni che gli egizi erano soliti effettuare del sole come una sfera rossa, fino a Helios dei Greci, al dio sole nell'antica Roma, incarnazione di un essenziale impulso di vita.
Un piatto d'avorio, luminarie di pregio e alcune preziose carte dei tarocchi cedono il posto a dipinti medievali e rinascimentali, dove gli spettatori si confronteranno con insolite rappresentazioni del sole.
William Turner, Il sole che tramonta attraverso il vapore, 1809 circa, Olio su tela, 101.6 x 69.2 cm, The Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham © The Henry Barber Trust, The Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham
Con l’avvento del monoteismo nell'Occidente cristiano, questo corpo celeste perde la sua originaria importanza. Il sole non è più la stella generatrice, ma la creazione di un dio al quale l’uomo assomiglia. La sua rappresentazione si fa sempre più rara e, affiancato dal suo complemento, la luna, il sole fa sempre più spesso da sfondo ad alcune illustrazioni, come quella della Crocifissione del Maestro di Valencia, in arrivo a Parigi dal Museo Thyssen Bornemisza di Madrid.
La raffigurazione del sole nel XVII secolo è presente in mostra con La caduta di Icaro e Fetonte ritratti dal pittore veneziano Carlo Saraceni (dal Museo di Capodimonte) e dall'olandese Goltzius, mentre nel XVIII secolo sarà il francese Henri-Antoine de Favanne (Musée des beaux-arts, Tours) a testimoniare la persistenza dei temi mitologici divenuti prerogativa di grandi sovrani come il Re Sole, Luigi XIV. Il monarca francese aveva fatto dipingere a Charles de La Fosse, come decorazione per i suoi appartamenti a Versailles, un'alba con il carro di Apollo (Le lever du Soleil, in prestito in mostra dal Musée des beaux-arts, Rouen). Affascinato dal cielo, il monarca aveva fondato, nel 1667, l'Observatoire Astronomique de Paris, destinato a diventare un importante centro di ricerca scientifica.
Paul Signac, Il porto al tramonto, Opus 236 (Saint-Tropez), 1892, Olio su tela, 81 x 65 cm, Potsdam, Museen der Hasso Plattner Foundation gGmbH © Hasso Platner Collection
Anche la figura dell’astronomo divenne in breve tempo sempre più diffusa, come testimonia nel percorso un dipinto di Luca Giordano dal Museo delle Belle arti di Chambéry. D’altronde, dimostrando che era proprio la terra a ruotare intorno al proprio asse e intorno il sole (e non viceversa), la figura dell’astronomo segnò l’inizio di un’autentica rivoluzione che ebbe ripercussioni anche sulle arti. Da qui si sviluppò il desiderio di rappresentare il mondo come esso si presentava davvero, spinta che guidò lo sviluppo della pittura paesaggistica.
La natura irrorata dalla luce, come anche le albe ed i tramonti, iniziarono ad arricchire le tele, come emerge in mostra dai lavori di Rubens, William Turner, Caspar David Friedrich, Gustave Courbet ed Eugène Boudin che descrivono questa evoluzione che trova una delle sue più alte espressioni in Impressione, levar del sole di Monet, fil rouge del percorso.
A segnare una nuova tappa nella raffigurazione del sole nell’arte, come evidenzia anche la mostra del Musée Marmottan, saranno gli anni 1880-1914 quando all'astronomia subentrò l'astrofisica che consentì di studiare la natura fisica dei corpi celesti. Questi importanti sviluppi scientifici contribuirono ad allargare la conoscenza sul sole, la cui composizione chimica era ormai nota. Così da misterioso disco fiammeggiante, questo astro divenne oggetto di studio a sé stante e tema prediletto da molti artisti che non si limitarono a inserirlo sullo sfondo dei loro paesaggi, ma dedicarono al sole ampio spazio, rappresentandolo anche nelle più piccole composizioni.
Edvard Munch, Il sole, 1910-1913, Olio su tela, 205 x 162 cm Oslo, Munchmuseet © BY-NC-SA 4.0 Munchmuseet
Ogni movimento artistico offriva del corpo celeste una propria visione distinta, da quella armoniosa dei pittori nordici Valdemar Schønheyder Møller, Laurits Tuxen, Anna Ancher, al racconto simbolista di Félix Vallotton, fino alla visione poetica che esplode nei lavori del fauvista André Derain, nel futurista Wladimir Baranov-Rossiné, e in quella tragica di Otto Dix e Edvard Munch.
In mostra l’ennesima rivoluzione segnata, intorno al 1920, dalla teoria della relatività di Einstein - che accese i riflettori su un universo in perenne espansione - interrompe il confronto artistico con il sole, per allargare lo sguardo alle costellazioni, come dimostrano le Costellazioni di Mirò e i Cellulari di Calder. In questa immensità in perenne espansione, il sole torna a essere una stella modesta, ancora abbagliante nei lavori di Richard Poussette-Dart, o destinata a scomparire in quella dell’artista visivo Gérard Fromanger, la cui opera chiude il percorso espositivo. Il suo Impression soleil levant del 2019 riflette questo cambiamento, che costituisce un’evoluzione al punto di vista offerto da Monet centocinquanta anni fa.
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