Al Museo dell'Ermitage dal 18 aprile al 23 giugno
Vita e arte di Pompei sbarcano a San Pietroburgo
Francesca Grego
19/04/2019
Mondo - Era il 1834 quando in Russia si tenne la prima mostra su Pompei e all’Ermitage di San Pietroburgo fu esposto un solo quadro: L’ultimo giorno di Pompei di Karl Brjullov. “Fu un successo clamoroso, destinato a fornire ispirazione agli artisti successivi, in merito al quale scrissero anche Puskin e Gogol”, ricorda l’attuale direttore del museo Michail Piotrovsky: “Oggi non abbiamo più ‘firme’ simili, ma sono sicuro che la mostra che stiamo inaugurando sarà un successo altrettanto straordinario, che darà forti emozioni al pubblico”.
Quasi 200 opere hanno appena raggiunto l’Ermitage dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Parco Archeologico di Pompei, per presentare ai visitatori russi un viaggio a tutto tondo nell’antica città vesuviana.
Frutto dell’accordo di collaborazione siglato nel2018 tra il museo pietroburghese, il MANN e il Parco, Dei, Uomini, Eroi. Dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Parco Archeologico di Pompei (18 aprile-23 giugno) si avvale del sostegno di Lavazza, dal 2016 partner dell’Ermitage, e della collaborazione di Ermitage Italia, dell’Ambasciata d’Italia a Mosca, del Consolato Generale d’italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo.
Arte, storia e vita quotidiana si fondono nel percorso allestito nella grande sala del Manege del Piccolo Ermitage, che per l’occasione si veste di un sontuoso rosso pompeiano.
Come annunciato dal titolo della mostra, dei, uomini ed eroi si rincorrono in un racconto fatto di affreschi, statue, mosaici ed oggetti di uso comune. Sono in bella mostra l’imponente Erma di Mercurio, che ornava il Tempio di Apollo, e il Busto di Giove del Capitolium, ma soprattutto tante pregevoli creazioni nate per gli spazi domestici: le pitture di Zeus in trono della Casa dei Dioscuri o di Achille e Briseide rinvenute nella Casa del Poeta Tragico, e poi Dioniso e Arianna della Domus del Bracciale d’Oro, Eracle e Deianira e Giunone ed Ebe dalle ville di Stabiae; fino alla ricercata tarsia in marmo con Scena dionisiaca riemersa dalla Casa dei Capitelli Colorati, alle statue di divinità che abbellivano i giardini delle ville di Oplontis, ai rilievi neoattici che testimoniano il gusto dei romani per l’arte greca.
Ma il grande merito degli scavi vesuviani è stato quello di farci entrare per la prima volta nella vita di ogni giorno dei nostri antenati, pressoché sconosciuta fino alla metà del XVIII secolo. Anche il pubblico russo potrà ammirarne uno spaccato significativo, spaziando dall’artigianato alla tavola, dai commerci all’educazione.
Se il rilievo del capomastro Diogene mostrerà gli strumenti dell’edilizia, in cui i romani furono maestri, i quattro affreschi dei Praedia di Giulia Felice offrono un eccezionale osservatorio sui piccoli grandi eventi che animavano il Foro in una giornata di mercato. E tra le testimonianze più raffinate, ecco il Vaso Blu in vetro e cammeo del MANN e le astre in vetro con scene mitologiche del Parco Archeologico di Pompei.
Per concludere in bellezza, non può mancare un excursus sugli svaghi degli antichi abitanti vesuviani: rilievi in marmo e calchi per le maschere, affreschi ed elmi rievocano la passione per il teatro e per i giochi di gladiatori.
“Siamo orgogliosi di aver portato per la prima volta una mostra epocale su Pompei all’Ermitage”, ha commentato il direttore del MANN Paolo Giulierini: “Si tratta in fondo di quei tesori che determinarono la rinascita del gusto per l’antico, il Neoclassicismo, di cui la mostra su Canova in corso al MANN, promossa con il Museo Ermitage, dà conto. In questo quadro europeo si deve cogliere pertanto l’operazione culturale che lega Napoli e San Pietroburgo, intimamente connesse anche dalla musica e dall’architettura settecentesca, con sviluppi futuri che vanno oltre le esposizioni”.
Se gli aristocratici russi ornarono i loro palazzi con decorazioni e suppellettili “alla pompeiana”, mentre ai tempi di Caterina la Grande nei teatri della città sulla Neva si applaudivano Paisiello e Cimarosa, oggi il legame tra San Pietroburgo e Napoli torna a farsi più stretto che mai.
A ricordare l’antica amicizia nelle sale dell’Ermitage sono i doni di re Ferdinando II allo Zar Nicola I: la statua del Bambino con un uccellino e la Bilancia a stadera con busto di Caligola, rinvenuti negli scavi vesuviani del 1845-46: ancora una volta nel segno di Pompei.
Leggi anche:
• Canova e Pompei protagonisti a San Pietroburgo
• Nuovi orizzonti per l’Ermitage: firmati gli accordi con MANN e Gallerie d’Italia
Quasi 200 opere hanno appena raggiunto l’Ermitage dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Parco Archeologico di Pompei, per presentare ai visitatori russi un viaggio a tutto tondo nell’antica città vesuviana.
Frutto dell’accordo di collaborazione siglato nel2018 tra il museo pietroburghese, il MANN e il Parco, Dei, Uomini, Eroi. Dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Parco Archeologico di Pompei (18 aprile-23 giugno) si avvale del sostegno di Lavazza, dal 2016 partner dell’Ermitage, e della collaborazione di Ermitage Italia, dell’Ambasciata d’Italia a Mosca, del Consolato Generale d’italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo.
Arte, storia e vita quotidiana si fondono nel percorso allestito nella grande sala del Manege del Piccolo Ermitage, che per l’occasione si veste di un sontuoso rosso pompeiano.
Come annunciato dal titolo della mostra, dei, uomini ed eroi si rincorrono in un racconto fatto di affreschi, statue, mosaici ed oggetti di uso comune. Sono in bella mostra l’imponente Erma di Mercurio, che ornava il Tempio di Apollo, e il Busto di Giove del Capitolium, ma soprattutto tante pregevoli creazioni nate per gli spazi domestici: le pitture di Zeus in trono della Casa dei Dioscuri o di Achille e Briseide rinvenute nella Casa del Poeta Tragico, e poi Dioniso e Arianna della Domus del Bracciale d’Oro, Eracle e Deianira e Giunone ed Ebe dalle ville di Stabiae; fino alla ricercata tarsia in marmo con Scena dionisiaca riemersa dalla Casa dei Capitelli Colorati, alle statue di divinità che abbellivano i giardini delle ville di Oplontis, ai rilievi neoattici che testimoniano il gusto dei romani per l’arte greca.
Ma il grande merito degli scavi vesuviani è stato quello di farci entrare per la prima volta nella vita di ogni giorno dei nostri antenati, pressoché sconosciuta fino alla metà del XVIII secolo. Anche il pubblico russo potrà ammirarne uno spaccato significativo, spaziando dall’artigianato alla tavola, dai commerci all’educazione.
Se il rilievo del capomastro Diogene mostrerà gli strumenti dell’edilizia, in cui i romani furono maestri, i quattro affreschi dei Praedia di Giulia Felice offrono un eccezionale osservatorio sui piccoli grandi eventi che animavano il Foro in una giornata di mercato. E tra le testimonianze più raffinate, ecco il Vaso Blu in vetro e cammeo del MANN e le astre in vetro con scene mitologiche del Parco Archeologico di Pompei.
Per concludere in bellezza, non può mancare un excursus sugli svaghi degli antichi abitanti vesuviani: rilievi in marmo e calchi per le maschere, affreschi ed elmi rievocano la passione per il teatro e per i giochi di gladiatori.
“Siamo orgogliosi di aver portato per la prima volta una mostra epocale su Pompei all’Ermitage”, ha commentato il direttore del MANN Paolo Giulierini: “Si tratta in fondo di quei tesori che determinarono la rinascita del gusto per l’antico, il Neoclassicismo, di cui la mostra su Canova in corso al MANN, promossa con il Museo Ermitage, dà conto. In questo quadro europeo si deve cogliere pertanto l’operazione culturale che lega Napoli e San Pietroburgo, intimamente connesse anche dalla musica e dall’architettura settecentesca, con sviluppi futuri che vanno oltre le esposizioni”.
Se gli aristocratici russi ornarono i loro palazzi con decorazioni e suppellettili “alla pompeiana”, mentre ai tempi di Caterina la Grande nei teatri della città sulla Neva si applaudivano Paisiello e Cimarosa, oggi il legame tra San Pietroburgo e Napoli torna a farsi più stretto che mai.
A ricordare l’antica amicizia nelle sale dell’Ermitage sono i doni di re Ferdinando II allo Zar Nicola I: la statua del Bambino con un uccellino e la Bilancia a stadera con busto di Caligola, rinvenuti negli scavi vesuviani del 1845-46: ancora una volta nel segno di Pompei.
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