Un ritrovamento unico in una domus di via del Vesuvio

A Pompei tra sensualità e bellezza: riaffiora un affresco con Leda e il cigno

L’affresco con Leda e il cigno rinvenuto a Pompei. Foto: © Cesare Abbate. Courtesy Parco Archeologico di Pompei
 

Samantha De Martin

20/11/2018

Napoli - Fa capolino dal terreno, sottratta all’intimità del suo cubicolo, con il suo sguardo languido, profondo, di una sensualità disarmante.
Questa volta a riemergere da un cubicolo di una casa lungo via del Vesuvio a Pompei, in un ambiente posto accanto al corridoio di ingresso dove già era stato individuato l’affresco del Priapo, è Leda. La moglie di Tindaro, re di Sparta, è raffigurata nel momento del suo amplesso con Giove che, con sembianze di un cigno, la feconda.
Dal doppio amplesso, prima con Giove e poi con Tindaro, nasceranno, fuoriuscendo da uova, i gemelli Castore e Polluce (i Dioscuri), Elena - futura moglie di Menelao di Sparta e causa della guerra di Troia - e Clitennestra, poi sposa di Agamennone, re di Argo e fratello di Menelao.

"Questo ritratto è unico e interessante proprio per questa sua particolare iconografia, così esplicita e sensuale" ha commentato all’Ansa il direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Sempre secondo Osanna, il proprietario di questa opulenta dimora sarebbe stato "un ricco commerciante, forse anche un ex liberto ansioso di elevare il suo status sociale con il riferimento a miti della cultura più alta".

L’episodio di Giove e Leda godeva di una grande popolarità a Pompei. A dimostrarlo, oltre a questo affresco venuto alla luce nel corso degli interventi di riprofilamento dei fronti di scavo della Regio V, sono anche diverse iconografie rinvenute in alcune domus, dove tuttavia la donna è solitamente stante, e non seduta come nel nuovo affresco, mentre in alcuni casi non è raffigurato il momento del congiungimento carnale.

Il mito di Leda e il cigno compare in alcuni affreschi staccati da Ercolano e da Villa Arianna a Stabia, conservati oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e anche su uno specchio d’argento del tesoro di Boscoreale, oggi al Louvre.


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