Dal 12 aprile al 14 luglio
Caravaggio, Napoli e il naturalismo partenopeo. Un dialogo inedito al Museo e Real Bosco di Capodimonte
Caravaggio, Salomé con la testa di Battista, 1607 circa, Olio su tela, 140 x 116 cm, Madrid, Palacio Real, Colecciones Reales, Patrimonio Nacional
Samantha De Martin
12/04/2019
Napoli - A Napoli Caravaggio arrivò durante la rocambolesca fuga da Roma. Era ricercato, condannato a morte dalla giustizia romana, tormentato dal senso di colpa. Diciotto mesi il maestro trascorse a contatto con la grande capitale meridionale - tra ottobre del 1606 e giugno del 1607 e, successivamente, nell’autunno del 1609 - vivendo i giorni più drammatici della sua esistenza.
Il legame del Merisi - che con il suo realismo grande impatto ebbe sulla Scuola napoletana e nella costituzione della poetica del naturalismo partenopeo - con la città è il fil rouge che attraversa il percorso Caravaggio Napoli, allestito al Museo e Real Bosco di Capodimonte dal 12 aprile al 14 luglio.
Realizzato con rigoroso approccio scientifico, l'allestimento porrà a confronto sei opere del Merisi provenienti da istituzioni italiane e internazionali e 22 quadri di artisti napoletani che ne assorbirono le novità, travolti dalla tecnica e dai soggetti del maestro. La dettagliata crono-biografia che riorganizza le conoscenze letterarie e documentarie del periodo sarà affidata invece a un ‘diario’.
Il dialogo tra la sublime Flagellazione, conservata a Capodimonte, e realizzata da Caravaggio per la chiesa partenopea di San Domenico e la Flagellazione in prestito del Musée des Beaux-Arts di Rouen, giunta a Napoli dopo 35 anni al termine di un restauro, apre il percorso espositivo.
Vi si affiancano la Flagellazione di Palazzo Abatellis, attribuita a Fabrizio Santafede, il Cristo alla colonna di Battistello Caracciolo (dal Museo di Capodimonte) e quello di Jusepe de Ribera (dal Complesso Monumentale dei Girolamini), entrambi ispirati dal quadro del Merisi.
Il percorso napoletano, curato da Sylvain Bellenger e Maria Cristina Terzaghi, sarà un’occasione per assistere al confronto tra la Salomé di Caravaggio custodita alla National Gallery di Londra e quella arrivata a Napoli dal Palacio Real di Madrid, mentre l’influsso del maestro sull’arte europea si potrà cogliere nel Martirio di San Sebastiano del pittore Louis Finson, mai esposto in Italia. Conosciuto come l’autore delle copie della Maddalena in estasi, anch’esse presenti in mostra, Finson fu tra i primi amici seguaci e copisti di Caravaggio a Napoli. Nella sua bottega e in quella del fiammingo Abraham Vinck, che le fonti ricordano “amicissimo del Caravaggio”, il pittore avrebbe infatti mosso i suoi primi passi napoletani. I due lo accolsero in città, offrendogli probabilmente anche gli strumenti del mestiere - come dimostra il riuso di una tavola in precedenza dipinta da un artista fiammingo - ed entrarono in possesso di opere del pittore che portarono ad Amsterdam, esportando così in Europa, al loro rientro in patria, il naturalismo caravaggesco.
L’influsso della Crocifissione di Sant’Andrea di Caravaggio, oggi a Cleveland, è evidente anche nella Crocifissione di Battistello, nel Martirio di Sant’Agata di Massimo Stanzione e nel San Sebastiano di Hendrik De Somer della collezione del Museo di Capodimonte.
Di Tanzio da Varallo che, nello stesso periodo di Caravaggio, trascorse a Napoli un intero decennio, sarà invece esposto, in anteprima mondiale, il San Giovanni Battista di collezione privata, ispirato all'omonima opera di Caravaggio della collezione Borghese, presente in mostra.
Chiude il percorso Il Martirio di Sant’Orsola, oggi a Napoli presso le Gallerie d’Italia a Palazzo Zevallos Stigliano, affiancato da una interpretazione di Giovanni Bernardino Azzolino.
Eppure il dialogo tra il maestro e il capoluogo partenopeo riecheggia anche tra i luoghi della città visti e vissuti. Come i Quartieri Spagnoli, dove l’artista stabilì il suo alloggio, o il Pio Monte della Misericordia che custodisce la pala Sette opere di Misericordia realizzata dal Merisi nel 1607 per la cappella del complesso religioso e ad oggi una delle più significative rappresentazioni dei vicoli della città e dei suoi abitanti, con la sua potente connessione, quasi antropologica, tra i dipinti dell’artista e l’indole napoletana.
Dai gentiluomini laici del Pio Monte della Misericordia ai raffinati poeti barocchi, dalle ricche famiglie cittadine ai tumultuosi avventori della Locanda del Cerriglio, dove sarebbe stato aggredito in circostanze misteriose, la permanenza in città lascia traccia nel linguaggio artistico e nelle soluzioni estetiche adottate da Caravaggio nelle opere di quel periodo.
Ponendosi nel solco di una nuova stagione di studi, l’esposizione - che grazie a schermi interattivi permetterà ai visitatori di esplorare da vicino i capolavori in mostra - si propone di offrire un ulteriore apporto alla comprensione del Caravaggio napoletano.
Leggi anche:
• Caravaggio Napoli
• Jan Fabre a Napoli, tra coralli, l'omaggio a Bosch e un dialogo inedito con Caravaggio
Il legame del Merisi - che con il suo realismo grande impatto ebbe sulla Scuola napoletana e nella costituzione della poetica del naturalismo partenopeo - con la città è il fil rouge che attraversa il percorso Caravaggio Napoli, allestito al Museo e Real Bosco di Capodimonte dal 12 aprile al 14 luglio.
Realizzato con rigoroso approccio scientifico, l'allestimento porrà a confronto sei opere del Merisi provenienti da istituzioni italiane e internazionali e 22 quadri di artisti napoletani che ne assorbirono le novità, travolti dalla tecnica e dai soggetti del maestro. La dettagliata crono-biografia che riorganizza le conoscenze letterarie e documentarie del periodo sarà affidata invece a un ‘diario’.
Il dialogo tra la sublime Flagellazione, conservata a Capodimonte, e realizzata da Caravaggio per la chiesa partenopea di San Domenico e la Flagellazione in prestito del Musée des Beaux-Arts di Rouen, giunta a Napoli dopo 35 anni al termine di un restauro, apre il percorso espositivo.
Vi si affiancano la Flagellazione di Palazzo Abatellis, attribuita a Fabrizio Santafede, il Cristo alla colonna di Battistello Caracciolo (dal Museo di Capodimonte) e quello di Jusepe de Ribera (dal Complesso Monumentale dei Girolamini), entrambi ispirati dal quadro del Merisi.
Il percorso napoletano, curato da Sylvain Bellenger e Maria Cristina Terzaghi, sarà un’occasione per assistere al confronto tra la Salomé di Caravaggio custodita alla National Gallery di Londra e quella arrivata a Napoli dal Palacio Real di Madrid, mentre l’influsso del maestro sull’arte europea si potrà cogliere nel Martirio di San Sebastiano del pittore Louis Finson, mai esposto in Italia. Conosciuto come l’autore delle copie della Maddalena in estasi, anch’esse presenti in mostra, Finson fu tra i primi amici seguaci e copisti di Caravaggio a Napoli. Nella sua bottega e in quella del fiammingo Abraham Vinck, che le fonti ricordano “amicissimo del Caravaggio”, il pittore avrebbe infatti mosso i suoi primi passi napoletani. I due lo accolsero in città, offrendogli probabilmente anche gli strumenti del mestiere - come dimostra il riuso di una tavola in precedenza dipinta da un artista fiammingo - ed entrarono in possesso di opere del pittore che portarono ad Amsterdam, esportando così in Europa, al loro rientro in patria, il naturalismo caravaggesco.
L’influsso della Crocifissione di Sant’Andrea di Caravaggio, oggi a Cleveland, è evidente anche nella Crocifissione di Battistello, nel Martirio di Sant’Agata di Massimo Stanzione e nel San Sebastiano di Hendrik De Somer della collezione del Museo di Capodimonte.
Di Tanzio da Varallo che, nello stesso periodo di Caravaggio, trascorse a Napoli un intero decennio, sarà invece esposto, in anteprima mondiale, il San Giovanni Battista di collezione privata, ispirato all'omonima opera di Caravaggio della collezione Borghese, presente in mostra.
Chiude il percorso Il Martirio di Sant’Orsola, oggi a Napoli presso le Gallerie d’Italia a Palazzo Zevallos Stigliano, affiancato da una interpretazione di Giovanni Bernardino Azzolino.
Eppure il dialogo tra il maestro e il capoluogo partenopeo riecheggia anche tra i luoghi della città visti e vissuti. Come i Quartieri Spagnoli, dove l’artista stabilì il suo alloggio, o il Pio Monte della Misericordia che custodisce la pala Sette opere di Misericordia realizzata dal Merisi nel 1607 per la cappella del complesso religioso e ad oggi una delle più significative rappresentazioni dei vicoli della città e dei suoi abitanti, con la sua potente connessione, quasi antropologica, tra i dipinti dell’artista e l’indole napoletana.
Dai gentiluomini laici del Pio Monte della Misericordia ai raffinati poeti barocchi, dalle ricche famiglie cittadine ai tumultuosi avventori della Locanda del Cerriglio, dove sarebbe stato aggredito in circostanze misteriose, la permanenza in città lascia traccia nel linguaggio artistico e nelle soluzioni estetiche adottate da Caravaggio nelle opere di quel periodo.
Ponendosi nel solco di una nuova stagione di studi, l’esposizione - che grazie a schermi interattivi permetterà ai visitatori di esplorare da vicino i capolavori in mostra - si propone di offrire un ulteriore apporto alla comprensione del Caravaggio napoletano.
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