Dal 16 febbraio al 30 giugno

I Bronzi di San Casciano sbarcano al MANN. In mostra le ultime novità dagli scavi

Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino
 

Francesca Grego

16/02/2024

Napoli - Alla fine del 2022 la scoperta dei Bronzi di San Casciano dei Bagni suscitò grande clamore: nascosti e preservati per 2300 anni dai fanghi caldi di una sorgente termo-minerale, sono riemersi per raccontare la storia di un luogo unico, testimone della relazioni tra Etruschi e Romani. Dopo essersi svelati al pubblico la scorsa estate presso il Palazzo del Quirinale, gli straordinari reperti approdano ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli in una mostra foriera di ulteriori novità. In programma dal 16 febbraio al 30 giugno, Gli dei ritornano. I Bronzi di San Casciano presenta infatti i ritrovamenti venuti alla luce durante i nuovi scavi compiuti nel sito la scorsa estate, per uno sguardo a 360 gradi sulle affascinanti vicende del santuario termale dell’antica Chiusi. 


Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino

In attesa del futuro Parco archeologico-termale di San Casciano dei Bagni e del museo che, presso il cinquecentesco Palazzo dell’Arcipretura della cittadina toscana, ospiterà i reperti in via permanente grazie a un accordo con il Ministero della Cultura, la mostra al MANN riapre questa intrigante pagina di storia antica e fa il punto sull’attuale stato delle ricerche. 
I visitatori potranno ammirarvi l’intero deposito votivo ritrovato nella vasca sacra del Bagno Grande e nelle sue adiacenze: le effigi di Igea, dea della salute, e di Apollo, protettore delle arti mediche, ma anche insoliti ritratti accompagnati da iscrizioni dedicate a divinità di cui abbiamo perso la memoria, a cui i devoti offrivano le statuette in cambio di una grazia. Decine di statue e statuette, e poi numerosissime monete, nonché le rappresentazioni tridimensionali di organi e parti anatomiche – dalle mani ai polmoni – per i quali i fedeli invocavano il miracolo attraverso l’acqua sacra.


Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino

Gran parte dei reperti si colloca tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C, un periodo di importanti trasformazioni nella Toscana antica, che assiste al tramonto della civiltà etrusca e all’affermarsi dei Romani. A raccontare il cambiamento sono le iscrizioni - ancora ben visibili - in etrusco e in latino con i nomi di potenti famiglie dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. In quest’epoca di contrasti tra Roma e le città etrusche, e di conflitti all’interno della stessa Urbe, il santuario del Bagno Grande rappresentava un’oasi di pace, caratterizzato da un contesto multiculturale e plurilinguistico. Qui le nobili famiglie etrusche scelsero di dedicare all’acqua sacra le statue, che oggi prendono la parola per raccontare le relazioni tra due grandi civiltà del mondo antico.


Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino

Dalla campagna di scavo del 2023 arrivano anche numerosi nuovi bronzi, riconducibili alle pratiche religiose e rituali di questo luogo di cura termale. C’è anche un nuovo ex-voto anatomico, un rene in miniatura, e poi un pesciolino intagliato in un prezioso frammento di cristallo di rocca, anticamente ritenuto portatore di proprietà benefiche e mediche, nonché era ritenuto utile a preservare il sonno dei defunti e a ritardare il disfacimento delle salme.  

Tra i reperti mai esposti al pubblico spicca la statua in bronzo che rappresenta una figura femminile con le mani aperte per la preghiera. La donna indossa un chitone e un mantello; il suo viso è incorniciato da una chioma finemente pettinata e lunghe ed eleganti trecce avvolte cadono sul petto. La scultura è stata rinvenuta tra le offerte poste all’interno della vasca sacra, in un gruppo di statue che abbracciavano un grande tronco di quercia. Era deposta a testa in giù, come a voler rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale.  

Il secondo reperto inedito è la base di un donario in travertino, che presenta una rara iscrizione bilingue, redatta per metà in etrusco e per l’altra in latino. Qui a parlare è la divinità stessa, la cui immagine doveva trovarsi originariamente al di sopra dell’iscrizione: “(Io sono il) Nume della Fonte”, dice, “(Io sono il) Fonte Caldo”. Si tratta di un documento eccezionale dell’uso pubblico dell’etrusco ancora all’inizio dell’età augustea. La divinità, che sta parlando nelle due lingue, ben rappresenta l’esistenza di destinatari diversi fra le comunità accolte dal santuario: l’esigenza comune era di essere compresi da tutti. 


Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino

Da non perdere, sono poi le immagini dei fedeli offerenti, tra cui un personaggio togato databile al I secolo a.C., o la statua maschile di un giovane malato, rappresentato nudo e in posizione di preghiera. 
Un fulmine in bronzo deposto con una freccia all’interno di uno strato di tegole e coppi evoca infine il fulgur conditum: il rito del fulmine sepolto, in base al quale tutto ciò che all’interno di un tempio veniva colpito da un fulmine doveva essere interrato, così come il fulmine stesso. Fu così che l’antica vasca etrusca di San Casciano venne sigillata, aprendo la strada alla monumentalizzazione del santuario in età romana, durante il regno dell’imperatore Tiberio.


Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto Valentina Cosentino

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