Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 25 aprile
La "Pace" di Canova in arrivo al MANN
Antonio Canova, La Pace, 1811-1815. Kiev, Museo Bogdan e Varvara Khanenko
Samantha De Martin
23/04/2019
Napoli - Arriverà dal Museo Bogdan e Varvara Khanenko di Kiev dopo aver percorso oltre 2700 chilometri, per affascinare, con i suoi quasi due metri di altezza, i visitatori della grande mostra-evento “Canova e l’Antico” inaugurata lo scorso 28 marzo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Realizzata tra il 1811 e il 1815 da Canova, la Pace rappresenta un’opera dal forte valore simbolico, che racchiude i segni delle travagliate vicende politiche dell’Europa di quegli anni.
È la seconda volta che la scultura esce dall’Ucraina dove era giunta dalla Russia solo nel 1953. La storia di quest’opera straordinaria quanto misteriosa è rimasta ignota al pubblico fino al ritrovamento - avvenuto una quindicina di anni fa da parte di Irina Artemieva (Conservatrice dell’Arte veneta, Museo Statale Ermitage) - di una lettera di Antonio Canova all’ambasciatore russo a Vienna, che aveva fatto da mediatore nella commissione. Un carteggio conservato nella Sezione Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Russia a San Pietroburgo.
Grazie a questa scoperta è stato possibile ricostruire genesi e vicende della scultura, a partire dalla committenza, legata al principe Nicolaj Rumianzev, figura cruciale nel panorama diplomatico europeo e nella storia russa di quegli anni, conosciuto all’estero anche grazie alle ricorrenti menzioni di Lev Tolstoj nelle pagine di Guerra e Pace.
Attraverso la statua realizzata dall’artista veneto, Nicolaj avrebbe voluto esaltare il ruolo chiave della propria famiglia nelle vicende diplomatiche nazionali. L’opera avrebbe quindi dovuto rappresentare un’allegoria della Pace a grandezza naturale e recare tre iscrizioni commemorative dei trattati siglati da membri eminenti dei Rumianzev. Venne pertanto commissionata mentre fervevano i preparativi della Campagna di Russia, scatenata da Napoleone nel 1812. L’invasione da parte dell’armata napoleonica fece tuttavia vacillare la possibilità di realizzare un’opera commemorativa della pace, proprio nel momento in cui la frattura tra Francia e Russia appariva inevitabile.
“La statua della Pace si farà: vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo bene che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!” scriveva Canova l’11 febbraio 1812 a Quatremère de Quincy. Il 27 febbraio 1812 avvenne la rottura tra Francia e Russia, mentre il modello della statua reca la data del settembre 1812, a campagna militare conclusa, poco dopo con la sconfitta dell’esercito francese.
A questa situazione complessa si aggiunse la querelle relativa alla lingua delle scritte commemorative. L’ambasciatore a Vienna, nel gennaio 1813, scrisse nuovamente a Canova stabilendo che la scelta dovesse ricadere sul russo. La questione fu risolta alla vigilia del Congresso di Vienna, quando la Pace, divenuta nel frattempo simbolo di unità e concordia tra le nazioni europee, avrebbe avuto le sue iscrizioni in latino, come a voler tessere un dialogo incrociato, e insieme quel messaggio di pace che la cultura e l’arte hanno ancora la forza di trasmettere.
Nel 1816 la statua fu infine accolta a Pietroburgo da una folla festante. Presto la si potrà ammirare al MANN e, per l’occasione, giovedì 25 aprile, a partire dalle 17.30, al Museo Archeologico Nazionale l’ingresso sarà gratuito.
Leggi anche:
• Canova e l'antico
• Canova protagonista assoluto della primavera del MANN
• Canova, l'antico e l'attualità del classico
Realizzata tra il 1811 e il 1815 da Canova, la Pace rappresenta un’opera dal forte valore simbolico, che racchiude i segni delle travagliate vicende politiche dell’Europa di quegli anni.
È la seconda volta che la scultura esce dall’Ucraina dove era giunta dalla Russia solo nel 1953. La storia di quest’opera straordinaria quanto misteriosa è rimasta ignota al pubblico fino al ritrovamento - avvenuto una quindicina di anni fa da parte di Irina Artemieva (Conservatrice dell’Arte veneta, Museo Statale Ermitage) - di una lettera di Antonio Canova all’ambasciatore russo a Vienna, che aveva fatto da mediatore nella commissione. Un carteggio conservato nella Sezione Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Russia a San Pietroburgo.
Grazie a questa scoperta è stato possibile ricostruire genesi e vicende della scultura, a partire dalla committenza, legata al principe Nicolaj Rumianzev, figura cruciale nel panorama diplomatico europeo e nella storia russa di quegli anni, conosciuto all’estero anche grazie alle ricorrenti menzioni di Lev Tolstoj nelle pagine di Guerra e Pace.
Attraverso la statua realizzata dall’artista veneto, Nicolaj avrebbe voluto esaltare il ruolo chiave della propria famiglia nelle vicende diplomatiche nazionali. L’opera avrebbe quindi dovuto rappresentare un’allegoria della Pace a grandezza naturale e recare tre iscrizioni commemorative dei trattati siglati da membri eminenti dei Rumianzev. Venne pertanto commissionata mentre fervevano i preparativi della Campagna di Russia, scatenata da Napoleone nel 1812. L’invasione da parte dell’armata napoleonica fece tuttavia vacillare la possibilità di realizzare un’opera commemorativa della pace, proprio nel momento in cui la frattura tra Francia e Russia appariva inevitabile.
“La statua della Pace si farà: vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo bene che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!” scriveva Canova l’11 febbraio 1812 a Quatremère de Quincy. Il 27 febbraio 1812 avvenne la rottura tra Francia e Russia, mentre il modello della statua reca la data del settembre 1812, a campagna militare conclusa, poco dopo con la sconfitta dell’esercito francese.
A questa situazione complessa si aggiunse la querelle relativa alla lingua delle scritte commemorative. L’ambasciatore a Vienna, nel gennaio 1813, scrisse nuovamente a Canova stabilendo che la scelta dovesse ricadere sul russo. La questione fu risolta alla vigilia del Congresso di Vienna, quando la Pace, divenuta nel frattempo simbolo di unità e concordia tra le nazioni europee, avrebbe avuto le sue iscrizioni in latino, come a voler tessere un dialogo incrociato, e insieme quel messaggio di pace che la cultura e l’arte hanno ancora la forza di trasmettere.
Nel 1816 la statua fu infine accolta a Pietroburgo da una folla festante. Presto la si potrà ammirare al MANN e, per l’occasione, giovedì 25 aprile, a partire dalle 17.30, al Museo Archeologico Nazionale l’ingresso sarà gratuito.
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