Dal 15 settembre al 5 novembre alle Gallerie Italia di Palazzo Zevallos
Le mille luci di New York: gli anni di Warhol, Haring e Basquiat in mostra a Napoli
Andy Warhol, Vesuvius (rosso), 1985, serigrafia a colori su cartone, 78 x 97,5 cm. Collezione Intesa Sanpaolo © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2017
Samantha De Martin
20/09/2017
Napoli - Le scintillanti luci di New York accendono le Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano, puntando i riflettori sul vivace clima culturale degli anni Ottanta e sui più illustri protagonisti dell'ultima rivoluzione pittorica a stelle e strisce.
Lo straordinario decennio che, dalla cultura all'economia, dall'arte alla vita mondana, aveva assistito a un significativo, clamoroso boom su vari fronti, aveva visto attecchire anche a Napoli stimolanti risvegli artistici. In particolare, grazie all'attività delle gallerie, dalla Lucio Amelio alla Lia Rumma, da Morra a Trisorio, che avevano fatto da ponte tra l'Italia e la Big Apple, la città del Vesuvio aveva intrapreso il suo fecondo dialogo con cinque straordinarie icone attive tra Napoli e la Grande Mela.
Erano, infatti, gli anni nei quali Andy Warhol, in grande spolvero creativo, aveva realizzato diverse opere legate al territorio partenopeo, come la serie Vesuvius e la celebre Fate presto, o in cui Keith Haring aveva donato i suoi interventi a Roma, Milano e alla stessa Napoli.
In questi anni fortunati e travolgenti c'era stato anche qualcuno che aveva oltrepassato l'Oceano in direzione opposta, come il napoletano Francesco Clemente, rockstar della pittura, emerso con il gruppo della Transavanguardia e noto per la coraggiosa scelta di coniugare linguaggio e immagini dell’Italia del Sud a uno stile decisamente più internazionale che puntava lo sguardo verso il lontano oriente. È a lui che spetta l'affresco del soffitto del Palladium, importante discoteca newyorkese dell'epoca.
Il fecondo intreccio tra Napoli e New York passa anche attraverso l'immaginario ironico e trasversale del newyorkese Julian Schnabel che, a metà degli anni Novanta, aveva unito all’arte il nuovo mestiere di regista di cinema raggiungendo risultati eccellenti, a partire dal ritratto generazionale in forma di film dedicato all’amico e collega Basquiat.
Parterre esclusivo di questa avvincente reunion che accoglie un'importante selezione di opere dei cinque grandi artisti, provenienti da collezioni private, da istituzioni come il Museo Madre di Napoli e dalla collezione di Intesa Sanpaolo, le Gallerie d'Italia - palazzo Zevallos Stigliano, sede museale della Banca di Napoli.
A comporre questo inedito incontro tra due interessanti realtà artistiche ci sono anche Skull di Jean Michel Basquiat, il Lucio Amelio, ma anche il Vesuvius di Andy Warhol, e ancora l'Autoritratto di Francesco Clemente, il Ritratto di Gian Enzo Sperone di Julian Schnabel, oltre ad alcune opere di Keith Haring.
L'esposizione, a cura di Luca Beatrice, aperta al pubblico fino al 5 novembre, rappresenta un momento significativo per Palazzo Zevallos che, come spiega Michele Coppola, Responsabile attività culturali di Intesa Sanpaolo, «per la prima volta, partendo proprio da due opere di Warhol in collezione Intesa Sanpaolo, si apre alla pittura americana del secolo scorso. Ciò dimostra la capacità delle Gallerie di rinnovare l'offerta culturale, affrontando anche temi diversi da quelli della grande tradizione classica».
Per ultimo, ma da non trascurare, il titolo della mostra. Le mille luci di New York prende infatti spunto dal romanzo d'esordio dello scrittore statunitense Jay McInerney, Bright Lights, Big City, dove una città scintillante, con i suoi neon colorati, e più splendente che mai, si appresta a diventare la grande protagonista di un decennio intenso e fortunato.
Leggi anche:
• New York New York. Arte italiana. la riscoperta dell'America
• Capolavori d'Italia in mostra a New York. Alcuni appuntamenti da non perdere
•Marco Petrus. Matrici
Lo straordinario decennio che, dalla cultura all'economia, dall'arte alla vita mondana, aveva assistito a un significativo, clamoroso boom su vari fronti, aveva visto attecchire anche a Napoli stimolanti risvegli artistici. In particolare, grazie all'attività delle gallerie, dalla Lucio Amelio alla Lia Rumma, da Morra a Trisorio, che avevano fatto da ponte tra l'Italia e la Big Apple, la città del Vesuvio aveva intrapreso il suo fecondo dialogo con cinque straordinarie icone attive tra Napoli e la Grande Mela.
Erano, infatti, gli anni nei quali Andy Warhol, in grande spolvero creativo, aveva realizzato diverse opere legate al territorio partenopeo, come la serie Vesuvius e la celebre Fate presto, o in cui Keith Haring aveva donato i suoi interventi a Roma, Milano e alla stessa Napoli.
In questi anni fortunati e travolgenti c'era stato anche qualcuno che aveva oltrepassato l'Oceano in direzione opposta, come il napoletano Francesco Clemente, rockstar della pittura, emerso con il gruppo della Transavanguardia e noto per la coraggiosa scelta di coniugare linguaggio e immagini dell’Italia del Sud a uno stile decisamente più internazionale che puntava lo sguardo verso il lontano oriente. È a lui che spetta l'affresco del soffitto del Palladium, importante discoteca newyorkese dell'epoca.
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Per ultimo, ma da non trascurare, il titolo della mostra. Le mille luci di New York prende infatti spunto dal romanzo d'esordio dello scrittore statunitense Jay McInerney, Bright Lights, Big City, dove una città scintillante, con i suoi neon colorati, e più splendente che mai, si appresta a diventare la grande protagonista di un decennio intenso e fortunato.
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