Alla Palestra Grande degli Scavi dal 12 aprile al 27 novembre
Nel cuore del Mediterraneo: Pompei e i Greci

Soprintendenza Pompei |
Pompei e i Greci, allestimento
Francesca Grego
12/04/2017
Napoli - Il Mediterraneo antico va in scena in tutta la sua ricchezza nella Palestra Grande degli Scavi di Pompei. Inaugura oggi Pompei e i Greci, la storia di un incontro o, per meglio dire, della lunga serie di confronti, contatti e ibridazioni che ha nutrito la città fiorita all’ombra del Vesuvio nei suoi otto secoli di vita.
Difficile definire l’essenza di Pompei. Una città dall’identità fluida e composita che, come spiegano i curatori Massimo Osanna e Carlo Rescigno, è arduo perfino stabilire da chi fu fondata: sull’arcaico sostrato italico si innestarono prestissimo influenze etrusche e greche, in un intreccio multiplo e stratificato che nel corso del tempo ha moltiplicato le proprie prospettive.
Ne ricostruiscono la trama 600 preziosi reperti archeologici: ceramiche, gioielli, sculture, armi, elementi architettonici, provenienti da Pompei, Ercolano, Stabiae, Cuma, ma anche dai più distanti insediamenti di Poseidonia, Metaponto e Torre di Satriano, oltre a iscrizioni in greco, etrusco, lingue paleoitaliche e ad argenti e sculture greche riprodotte in età romana.
Dagli elmi donati a Olimpia dal tiranno Ierone di Siracusa per celebrare l’importante vittoria nella scontro di Cuma, ai frammenti del monumentale Cratere di Altamura, che racconta la battaglia di Alessandro Magno contro Dario proprio come il Gran Mosaico della Casa del Fauno, fino al confronto fra gli oggetti rinvenuti nelle antiche discariche di Pompei e Atene, emergono le affascinanti relazioni fra le tecniche artigianali, l’iconografia artistica e la vita quotidiana nella città vesuviana e nell’estesa galassia della Magna Grecia.
Teatro di questo fecondo incontro è l’accogliente bacino del Mediterraneo, al centro delle installazioni multimediali create per la mostra dalla canadese Graphic eMotion: un coinvolgente racconto in tre atti, che a partire dall’emozione degli antichi navigatori al primo avvistamento del Golfo di Napoli mette a fuoco la fusione di popoli e culture ai piedi del Vesuvio, gli epici conflitti che contrapposero, proprio sul mare campano, le grandi civiltà antiche, la fioritura dell’arte, del lusso, della ricchezza culturale di cui sono documento gli Scavi di Pompei.
Nell’allestimento dell’architetto svizzero Bernard Tschumi, tredici sezioni tracciano un itinerario cronologico e tematico nella storia della città.
Sullo sfondo delle principali tappe della parabola di Pompei, gli oggetti in transito fra le civiltà del mondo antico testimoniano sorprendenti incroci fra mito, arte e politica, oltre a mille episodi di preziosa contaminazione culturale: dal mito di Ulisse, archetipo dell’avventura greca nel Mediterraneo, al culto della Sibilla in area Flegrea; dall’incontro di coloni, artigiani e commercianti indigeni, greci ed etruschi nel microcosmo di Pompei, agli straordinari reperti del palazzo di Torre di Satriano, esito di un originalissimo dialogo fra i saperi della Magna Grecia e le culture indigene; dalla decisiva fondazione di Napoli e dalle merci ritrovate nei fondali del porto, alla fioritura dell’arte ellenistica, che seguì l’epopea di Alessandro Magno, fino alla passione per il collezionismo di antichità greche e per gli stili di vita di oltremare che infiammò la Pompei Romana.
Un viaggio nell’anima multiforme della città, alla scoperta del dinamismo di incontri e conflitti, di identità ibride e linguaggi stratificati che da millenni anima la scena del Mediterraneo.
La mostra, che sarà visitabile fino al 27 novembre, fa parte di un più ampio progetto espositivo, da completare con l’allestimento Amori Divini, al MANN di Napoli a partire dal 7 giugno: una full immersion nei miti dell’antichità che si spingerà fino alla pittura del Barocco, in compagnia di 80 opere provenienti da prestigiosi siti e musei, come gli Uffizi.
Difficile definire l’essenza di Pompei. Una città dall’identità fluida e composita che, come spiegano i curatori Massimo Osanna e Carlo Rescigno, è arduo perfino stabilire da chi fu fondata: sull’arcaico sostrato italico si innestarono prestissimo influenze etrusche e greche, in un intreccio multiplo e stratificato che nel corso del tempo ha moltiplicato le proprie prospettive.
Ne ricostruiscono la trama 600 preziosi reperti archeologici: ceramiche, gioielli, sculture, armi, elementi architettonici, provenienti da Pompei, Ercolano, Stabiae, Cuma, ma anche dai più distanti insediamenti di Poseidonia, Metaponto e Torre di Satriano, oltre a iscrizioni in greco, etrusco, lingue paleoitaliche e ad argenti e sculture greche riprodotte in età romana.
Dagli elmi donati a Olimpia dal tiranno Ierone di Siracusa per celebrare l’importante vittoria nella scontro di Cuma, ai frammenti del monumentale Cratere di Altamura, che racconta la battaglia di Alessandro Magno contro Dario proprio come il Gran Mosaico della Casa del Fauno, fino al confronto fra gli oggetti rinvenuti nelle antiche discariche di Pompei e Atene, emergono le affascinanti relazioni fra le tecniche artigianali, l’iconografia artistica e la vita quotidiana nella città vesuviana e nell’estesa galassia della Magna Grecia.
Teatro di questo fecondo incontro è l’accogliente bacino del Mediterraneo, al centro delle installazioni multimediali create per la mostra dalla canadese Graphic eMotion: un coinvolgente racconto in tre atti, che a partire dall’emozione degli antichi navigatori al primo avvistamento del Golfo di Napoli mette a fuoco la fusione di popoli e culture ai piedi del Vesuvio, gli epici conflitti che contrapposero, proprio sul mare campano, le grandi civiltà antiche, la fioritura dell’arte, del lusso, della ricchezza culturale di cui sono documento gli Scavi di Pompei.
Nell’allestimento dell’architetto svizzero Bernard Tschumi, tredici sezioni tracciano un itinerario cronologico e tematico nella storia della città.
Sullo sfondo delle principali tappe della parabola di Pompei, gli oggetti in transito fra le civiltà del mondo antico testimoniano sorprendenti incroci fra mito, arte e politica, oltre a mille episodi di preziosa contaminazione culturale: dal mito di Ulisse, archetipo dell’avventura greca nel Mediterraneo, al culto della Sibilla in area Flegrea; dall’incontro di coloni, artigiani e commercianti indigeni, greci ed etruschi nel microcosmo di Pompei, agli straordinari reperti del palazzo di Torre di Satriano, esito di un originalissimo dialogo fra i saperi della Magna Grecia e le culture indigene; dalla decisiva fondazione di Napoli e dalle merci ritrovate nei fondali del porto, alla fioritura dell’arte ellenistica, che seguì l’epopea di Alessandro Magno, fino alla passione per il collezionismo di antichità greche e per gli stili di vita di oltremare che infiammò la Pompei Romana.
Un viaggio nell’anima multiforme della città, alla scoperta del dinamismo di incontri e conflitti, di identità ibride e linguaggi stratificati che da millenni anima la scena del Mediterraneo.
La mostra, che sarà visitabile fino al 27 novembre, fa parte di un più ampio progetto espositivo, da completare con l’allestimento Amori Divini, al MANN di Napoli a partire dal 7 giugno: una full immersion nei miti dell’antichità che si spingerà fino alla pittura del Barocco, in compagnia di 80 opere provenienti da prestigiosi siti e musei, come gli Uffizi.
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