La casa simbolo di Pompei riapre dopo 20 anni
Nella domus dei due liberti divenuti ricchi: riapre al pubblico la Casa dei Vettii
La Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
Samantha De Martin
12/01/2023
Napoli - Dopo una chiusura durata vent’anni, parzialmente interrotta nel 2016, la Casa dei Vettii riapre al pubblico più affascinante che mai grazie ai recenti interventi di restauro che restituiscono ai visitatori lo splendore dei suoi straordinari affreschi.
Scavata tra il 1894 e il 1896, questa dimora simbolo di Pompei era la domus di Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, molto probabilmente due liberti arricchitisi con il commercio del vino. Le sfarzose pitture e le sculture della casa riflettono anche la ricchezza della città, dove si produceva il prezioso vino che veniva esportato in tutto il Mediterraneo.
Ma soprattutto sono l’emblema di quella mobilità sociale che consentiva a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
La dimora conserva anche tracce della vita degli ultimi, in particolare un ambiente adiacente alla cucina, nel quartiere servile, decorato con quadretti erotici. Questo spazio, in passato, doveva avere una porta di ferro che consentiva l’accesso ai soli uomini adulti, barriera rimossa solo pochi giorni prima della riapertura della casa. Si è pensato che in questo ambiente si esercitasse la prostituzione, ipotesi corroborata dal ritrovamento, sulla parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione secondo la quale una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, sarebbe stata offerta per due assi.
La Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
"La casa dei Vettii - ha sottolineato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei - è la storia del mondo romano rinchiusa in una casa, la 'casa museo' della romanità per così dire: ci troviamo affreschi mitologici e sculture in bronzo e in marmo di eccezionale qualità artistica, che parlano del rapporto complesso tra modelli greci e rielaborazioni romane, ma anche della vita economica e sociale della città. I proprietari, liberti e dunque ex schiavi, sono espressione di una mobilità sociale che due secoli prima sarebbe stata impensabile. Diventano ricchi con il commercio di prodotti agricoli del territorio intorno a Pompei, ma a quanto pare nella loro casa fu esercitata anche la prostituzione da parte di una schiava greca, che apparteneva ai gruppi più deboli della società".
Il nuovo progetto di restauro, intrapreso nel 2016 sotto la direzione di Massimo Osanna, ha visto collaborare all’unisono diverse professionalità tra archeologi, architetti, restauratori, ingegneri, esperti di giardinaggio, al lavoro in uno dei cantieri più complessi nel panorama dei beni archeologici degli ultimi decenni.
La ricchezza degli apparati decorativi e degli arredi del giardino ha infatti imposto un accurato intervento di conservazione, attraverso opere di pulitura, stuccatura e integrazione, necessarie per rendere leggibili i piccoli dettagli e per recuperare i colori originali degli apparati.
L'atrio della Casa dei Vettii | Foto: © Silvia Vacca
Particolarmente difficile si è rivelata la rimozione degli strati di cera che in passato erano stati inseriti sugli affreschi al fine di renderli più brillanti, un metodo di restauro rivelatosi dannoso e che ha oscurato molti dettagli delle raffinate pitture, con rappresentazioni di architetture fantastiche e scene mitologiche.
Il restauro ha riguardato anche il giardino colonnato dove sono state inserite copie delle statue originali conservate negli spazi espositivi e nei depositi del Parco archeologico, come la statua di Priapo, dio dell’abbondanza, unica nel suo genere. L’articolato cantiere avviato nel 2020 e appena concluso vede coesistere le parti preesistenti con opere di nuova progettazione. La casa è stata interamente coperta con l’impiego di tecniche e materiali moderni in continuità con gli interventi condotti negli ultimi anni.
Anche l’illuminazione contribuisce a rendere più accogliente la dimora dei Vettii. La presenza di sorgenti LED di nuova concezione permette di generare un’emissione di luce con uno spettro molto simile a quello del sole, e quindi più naturale. La Casa dei Vettii è diventata anche "green", visto che per garantire la piena autonomia energetica attraverso energie rinnovabili è stato previsto l’utilizzo di tegole fotovoltaiche di peso ridotto.
La Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
Grazie alla riapertura di questa domus simbolo di Pompei, il pubblico potrà tornare al cospetto di Priapo che, con il suo membro gigantesco, accanto allo stipite destro della porta, verso l’atrio, doveva indicare la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa, e ancora tuffarsi nel clima giocoso della stanza degli Amorini, intenti alle più diverse attività e mestieri.
Un altro fiore all’occhiello della Casa è la cosiddetta Sala di Issione, che si apre sul giardino. Sul fondo è rappresentato il re Issione di fronte a Era in trono che guarda la scena indicatale da Iside: Efesto sta attivando la ruota alla quale sarà legato Issione mediante alcuni serpenti. Il re tessalo, colpevole di avere tentato di oltraggiare Era, fu condannato a girare in eterno nella volta celeste. Sulla parete destra si può ammirare l’episodio a lieto fine di Dioniso che svela Arianna addormentata, mentre Teseo fugge con la sua nave. Sulla parete sinistra Dedalo presenta a Pasifae, moglie di Minosse, re di Creta, la vacca di legno che diventerà l’alcova dove la regina concepirà il Minotauro.
“È una riapertura epocale - ha dichiarato il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna - che segna il termine di una storia di restauro lunga e travagliata, che negli ultimi anni si è avvalsa del modello vincente del Grande Progetto Europeo, sia nella gestione dei finanziamenti sia delle risorse umane, ma con la differenza che in questo caso il tutto è stato gestito, dalla progettazione agli interventi, con le forze interne del Parco. Un passaggio fondamentale che suggella l’autonomia e il successo della gestione ordinaria di Pompei, ormai esempio riconosciuto a livello internazionale”.
Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
Scavata tra il 1894 e il 1896, questa dimora simbolo di Pompei era la domus di Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, molto probabilmente due liberti arricchitisi con il commercio del vino. Le sfarzose pitture e le sculture della casa riflettono anche la ricchezza della città, dove si produceva il prezioso vino che veniva esportato in tutto il Mediterraneo.
Ma soprattutto sono l’emblema di quella mobilità sociale che consentiva a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
La dimora conserva anche tracce della vita degli ultimi, in particolare un ambiente adiacente alla cucina, nel quartiere servile, decorato con quadretti erotici. Questo spazio, in passato, doveva avere una porta di ferro che consentiva l’accesso ai soli uomini adulti, barriera rimossa solo pochi giorni prima della riapertura della casa. Si è pensato che in questo ambiente si esercitasse la prostituzione, ipotesi corroborata dal ritrovamento, sulla parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione secondo la quale una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, sarebbe stata offerta per due assi.
La Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
"La casa dei Vettii - ha sottolineato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei - è la storia del mondo romano rinchiusa in una casa, la 'casa museo' della romanità per così dire: ci troviamo affreschi mitologici e sculture in bronzo e in marmo di eccezionale qualità artistica, che parlano del rapporto complesso tra modelli greci e rielaborazioni romane, ma anche della vita economica e sociale della città. I proprietari, liberti e dunque ex schiavi, sono espressione di una mobilità sociale che due secoli prima sarebbe stata impensabile. Diventano ricchi con il commercio di prodotti agricoli del territorio intorno a Pompei, ma a quanto pare nella loro casa fu esercitata anche la prostituzione da parte di una schiava greca, che apparteneva ai gruppi più deboli della società".
Il nuovo progetto di restauro, intrapreso nel 2016 sotto la direzione di Massimo Osanna, ha visto collaborare all’unisono diverse professionalità tra archeologi, architetti, restauratori, ingegneri, esperti di giardinaggio, al lavoro in uno dei cantieri più complessi nel panorama dei beni archeologici degli ultimi decenni.
La ricchezza degli apparati decorativi e degli arredi del giardino ha infatti imposto un accurato intervento di conservazione, attraverso opere di pulitura, stuccatura e integrazione, necessarie per rendere leggibili i piccoli dettagli e per recuperare i colori originali degli apparati.
L'atrio della Casa dei Vettii | Foto: © Silvia Vacca
Particolarmente difficile si è rivelata la rimozione degli strati di cera che in passato erano stati inseriti sugli affreschi al fine di renderli più brillanti, un metodo di restauro rivelatosi dannoso e che ha oscurato molti dettagli delle raffinate pitture, con rappresentazioni di architetture fantastiche e scene mitologiche.
Il restauro ha riguardato anche il giardino colonnato dove sono state inserite copie delle statue originali conservate negli spazi espositivi e nei depositi del Parco archeologico, come la statua di Priapo, dio dell’abbondanza, unica nel suo genere. L’articolato cantiere avviato nel 2020 e appena concluso vede coesistere le parti preesistenti con opere di nuova progettazione. La casa è stata interamente coperta con l’impiego di tecniche e materiali moderni in continuità con gli interventi condotti negli ultimi anni.
Anche l’illuminazione contribuisce a rendere più accogliente la dimora dei Vettii. La presenza di sorgenti LED di nuova concezione permette di generare un’emissione di luce con uno spettro molto simile a quello del sole, e quindi più naturale. La Casa dei Vettii è diventata anche "green", visto che per garantire la piena autonomia energetica attraverso energie rinnovabili è stato previsto l’utilizzo di tegole fotovoltaiche di peso ridotto.
La Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
Grazie alla riapertura di questa domus simbolo di Pompei, il pubblico potrà tornare al cospetto di Priapo che, con il suo membro gigantesco, accanto allo stipite destro della porta, verso l’atrio, doveva indicare la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa, e ancora tuffarsi nel clima giocoso della stanza degli Amorini, intenti alle più diverse attività e mestieri.
Un altro fiore all’occhiello della Casa è la cosiddetta Sala di Issione, che si apre sul giardino. Sul fondo è rappresentato il re Issione di fronte a Era in trono che guarda la scena indicatale da Iside: Efesto sta attivando la ruota alla quale sarà legato Issione mediante alcuni serpenti. Il re tessalo, colpevole di avere tentato di oltraggiare Era, fu condannato a girare in eterno nella volta celeste. Sulla parete destra si può ammirare l’episodio a lieto fine di Dioniso che svela Arianna addormentata, mentre Teseo fugge con la sua nave. Sulla parete sinistra Dedalo presenta a Pasifae, moglie di Minosse, re di Creta, la vacca di legno che diventerà l’alcova dove la regina concepirà il Minotauro.
“È una riapertura epocale - ha dichiarato il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna - che segna il termine di una storia di restauro lunga e travagliata, che negli ultimi anni si è avvalsa del modello vincente del Grande Progetto Europeo, sia nella gestione dei finanziamenti sia delle risorse umane, ma con la differenza che in questo caso il tutto è stato gestito, dalla progettazione agli interventi, con le forze interne del Parco. Un passaggio fondamentale che suggella l’autonomia e il successo della gestione ordinaria di Pompei, ormai esempio riconosciuto a livello internazionale”.
Casa dei Vettii | Foto: © Luigi Spina
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