Alla Galleria d'Arte Moderna fino al 10 febbraio
Faraglioni, marine, pescatori: i paesaggi umani di Antonio Leto in mostra a Palermo
Antonino Leto, Il richiamo, 1882, olio su tela, 110 x 60 cm, Milano, Collezione Marco Bertoli
Samantha De Martin
26/10/2018
Palermo - Se Giovanni Verga avesse potuto dipingere i suoi romanzi, forse lo avrebbe fatto con il pennello del suo conterraneo Antonio Leto. La travolgente intensità dei suoi soggetti, la coinvolgente dimensione epica che rimanda alle pagine de I Malavoglia, rivivono in una mostra dedicata al pittore di Monreale che, con Francesco Lojacono e Michele Catti, diede vita alla triade canonica del paesaggio siciliano dell'Ottocento.
Fino al 10 febbraio, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo ripercorre, attraverso cento opere, l’articolato percorso artistico di Leto, dalla sua formazione a Napoli - dove si era recato nel 1864, attratto dalla pittura di Giuseppe De Nittis e dalle proposte della "Scuola di Resina" - al soggiorno romano e a quello fiorentino, tra il 1876 e il 1878, fino all'esperienza a Parigi, l’anno dopo, decisiva per l’affermazione sul mercato internazionale. Di questo periodo rimane la suggestione delle scene di vita parigina, espressioni accattivanti dei nuovi gusti della clientela borghese.
Di quella borghesia imprenditoriale erano esponenti illustri i Florio, i maggiori mecenati dell’artista. Soffermandosi su questo rapporto, la mostra consente infatti di guardare alla Palermo Liberty o modernista da una speciale prospettiva e di riflettere sulla complessità di capolavori come La mattanza a Favignana, uno dei dipinti più intensi del nostro Ottocento.
Una particolare attenzione in mostra è riservata anche alla consacrazione nazionale del pittore attraverso gli acquisti da parte della casa reale e dello stato. Attraverso l’esposizione degli studi preparatori sarà possibile seguire la complessa e appassionante genesi de I funari di Torre del Greco presentato all’ Esposizione Nazionale di Roma del 1883, oggetto di acquisizione pubblica per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
La mostra sarà soprattutto un’occasione per ricostruire una parte della produzione presentata alle Biennali di Venezia, in particolare quelle del 1910 e del 1924 che consacravano definitivamente Leto a livello internazionale, inserendolo nel circuito del collezionismo più prestigioso. Per la prima volta il pubblico ammirerà uno dei capolavori di Leto, Dietro la piccola marina a Capri, originariamente acquistato dal principe Costantino di Grecia alla IX Biennale di Venezia.
A Capri, l’isola incantata che l’artista seppe immortalare con uno stile personalissimo, Leto si ritirò definitivamente a partire dal 1890 per fondare due anni dopo il “Circolo Artistico” di Capri, insieme ad Augusto Lovatti, Bernardo Hay ed altri esponenti che scelsero come sede delle loro mostre l’Hotel Quisisana. Adesso la pittura di Leto si fa più corposa, a macchia, attraversata da forti contrasti di ombre e luci, come si evince da Veduta dal giardino dall’Hotel Pagano e I Faraglioni a Capri, entrambe concesse dalla Galleria Ricci-Oddi di Piacenza.
Marine, paesaggi sferzati dalle onde, pescatori di aragoste, bambini sulla spiaggia sembrano prendere vita in questo percorso a cura di Luisa Martorelli e Antonella Purpura. È l'omaggio di Palermo all’illustre interprete di una visione mediterranea del paesaggio, che ha saputo confrontarsi con i grandi movimenti moderni europei, dai Macchiaioli agli Impressionisti.
Leggi anche:
• Antonio Leto: tra l'epopea dei Florio e la luce di Capri
Fino al 10 febbraio, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo ripercorre, attraverso cento opere, l’articolato percorso artistico di Leto, dalla sua formazione a Napoli - dove si era recato nel 1864, attratto dalla pittura di Giuseppe De Nittis e dalle proposte della "Scuola di Resina" - al soggiorno romano e a quello fiorentino, tra il 1876 e il 1878, fino all'esperienza a Parigi, l’anno dopo, decisiva per l’affermazione sul mercato internazionale. Di questo periodo rimane la suggestione delle scene di vita parigina, espressioni accattivanti dei nuovi gusti della clientela borghese.
Di quella borghesia imprenditoriale erano esponenti illustri i Florio, i maggiori mecenati dell’artista. Soffermandosi su questo rapporto, la mostra consente infatti di guardare alla Palermo Liberty o modernista da una speciale prospettiva e di riflettere sulla complessità di capolavori come La mattanza a Favignana, uno dei dipinti più intensi del nostro Ottocento.
Una particolare attenzione in mostra è riservata anche alla consacrazione nazionale del pittore attraverso gli acquisti da parte della casa reale e dello stato. Attraverso l’esposizione degli studi preparatori sarà possibile seguire la complessa e appassionante genesi de I funari di Torre del Greco presentato all’ Esposizione Nazionale di Roma del 1883, oggetto di acquisizione pubblica per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
La mostra sarà soprattutto un’occasione per ricostruire una parte della produzione presentata alle Biennali di Venezia, in particolare quelle del 1910 e del 1924 che consacravano definitivamente Leto a livello internazionale, inserendolo nel circuito del collezionismo più prestigioso. Per la prima volta il pubblico ammirerà uno dei capolavori di Leto, Dietro la piccola marina a Capri, originariamente acquistato dal principe Costantino di Grecia alla IX Biennale di Venezia.
A Capri, l’isola incantata che l’artista seppe immortalare con uno stile personalissimo, Leto si ritirò definitivamente a partire dal 1890 per fondare due anni dopo il “Circolo Artistico” di Capri, insieme ad Augusto Lovatti, Bernardo Hay ed altri esponenti che scelsero come sede delle loro mostre l’Hotel Quisisana. Adesso la pittura di Leto si fa più corposa, a macchia, attraversata da forti contrasti di ombre e luci, come si evince da Veduta dal giardino dall’Hotel Pagano e I Faraglioni a Capri, entrambe concesse dalla Galleria Ricci-Oddi di Piacenza.
Marine, paesaggi sferzati dalle onde, pescatori di aragoste, bambini sulla spiaggia sembrano prendere vita in questo percorso a cura di Luisa Martorelli e Antonella Purpura. È l'omaggio di Palermo all’illustre interprete di una visione mediterranea del paesaggio, che ha saputo confrontarsi con i grandi movimenti moderni europei, dai Macchiaioli agli Impressionisti.
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