Dal 14 settembre a Parma

Un secolo di Surrealismo presto in mostra alla Magnani Rocca

René Magritte, L’épreuve du sommeil, 1926. Olio su tela © René Magritte by SIAE 2024
 

Francesca Grego

31/07/2024

Parma - Dopo la grande mostra dedicata a Bruno Munari, la Fondazione Magnani Rocca annuncia un nuovo, importante progetto in cui l’immaginazione è protagonista. Dal 14 settembre al 15 dicembre la Villa dei Capolavori celebrerà il Surrealismo attraverso oltre 150 opere dei suoi principali interpreti nel campo delle arti visive: René Magritte, Salvador Dalì, Max Ernst, Joan Mirò, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy non mancheranno all’appuntamento, insieme ai maestri italiani vicini al movimento, come Giorgio De Chirico e il fratello Alberto Savinio, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Enrico Baj. 

Il Surrealismo e l’Italia è il titolo della mostra in arrivo, pensata per raccontare una delle più influenti avanguardie del Novecento a 100 anni dalla pubblicazione del suo primo manifesto. Era il 1924 quando André Breton ufficializzava la nascita del movimento, annunciando al mondo che “l’immaginazione non è altro che la rivelazione di ciò che siamo, della nostra propria sostanza, che è sogno, purezza, energia, libertà”. Le sue idee avrebbero raccolto proseliti ben oltre i confini francesi, facendo del Surrealismo la prima avanguardia veramente internazionale. A cura di Alice Ensabella, Alessandro Nigro e Stefano Roffi, l’esposizione parmense esplorerà l’universo surrealista nella sua globalità, per poi concentrarsi sulle espressioni nel panorama artistico di casa nostra tra pionieri ed eredi, collezionisti e galleristi che ne favorirono la diffusione. 


Max Ernst, Divinité, 1940. Olio su tela incollata su cartone © Max Ernst by SIAE 2024

Il percorso della mostra riflette questa doppia prospettiva in due grandi capitoli. Il primo esplorerà la dimensione internazionale dell’avanguardia nella sua ricchezza di mezzi e linguaggi attraverso le opere dei maestri storici del movimento, tra arte astratta e figurativa, pittura, collage, fotografia, ready-made. L’arrivo delle idee surrealiste in Italia, mediato dal lavoro di De Chirico e Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, introduce la seconda macro sezione, la parte più originale della mostra, che indaga l’impatto e l’evoluzione del Surrealismo nel nostro Paese. 


Leonor Fini, Femme assise sur un homme nude, 1942. Olio su tela © Leonor Fini by SIAE 2024

In primo piano, l’indipendenza e le peculiarità dei protagonisti di questa avventura, in un racconto che, accanto agli artisti, metterà in evidenza i centri di irradiazione e i promotori del movimento, da collezionisti come Peggy Guggenheim e Alessandro Passarè, a galleristi come Schwarz, Cardazzo, Jolas, Del Corso, Sargentini, Brin. Sono due le tendenze principali individuate dai curatori nel Surrealismo italiano: da un lato le pratiche artistiche sperimentali di autori come Sergio Dangelo ed Enrico Baj, in costante comunicazione con il gruppo francese, dall’altro il filone figurativo fantastico di Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, che nel 1946 la rivista americana View presentava come Italian Surrealists in un numero dedicato. 


Enrico Baj, Nikolai Alexeievich, 1967. Tecnica mista I Courtesy Fondazione Magnani Rocca

Un tema finora poco battuto, quello del Surrealismo nella Penisola, che in questi mesi è di scena anche al Mart di Rovereto nella mostra Surrealismi. Da De Chirico a Gaetano Pesce: a ispirare entrambe le esposizioni è la consapevolezza ormai diffusa di quanto l’avanguardia del sogno e dell’inconscio abbia influenzato gli sviluppi dell’arte futura, anche in un Paese che negli anni Trenta sembrava correre su tutt’altri binari. 


Joan Mirò, Senza titolo (figure biomorfiche e astrali), 1950 circa. Tempera e gouache su carta © Successiò Mirò by SIAE 2024


COMMENTI