In mostra al Nobile Collegio del Cambio dal 22 giugno al 22 ottobre
A Perugia, Bernini incontra Velàsquez
Gallerie degli Uffizi, Corridoio Vasariano |
Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto
Francesca Grego
24/05/2017
Perugia - Perugia celebra il Seicento europeo con un omaggio a due dei suoi più illustri rappresentanti: Gian Lorenzo Bernini e Diego Velàsquez.
Sotto l’egida del nume tutelare di casa, Pietro di Cristoforo Vannucci, noto in tutto il mondo come il Perugino, a partire dal 22 giugno i due giganti dell’età del Barocco si confronteranno sul tema dell’autoritratto.
Volti bruni, incorniciati da una fluente capigliatura e ridisegnati da baffi e pizzetto alla moda dell’epoca, animano le preziose sale del Nobile Collegio del Cambio, in un selezionatissimo campionario che mette in luce differenti atmosfere, personalità e tipologie iconografiche: dalla figura fiera e imbronciata del Velasquez degli Uffizi all’espressione di sfida del celebre mezzobusto della Pinacoteca Capitolina, destinato a diventare modello per le generazioni successive, che trafigge lo spettatore guardandolo dritto negli occhi; fino ai primi piani del Bernini, accomunati da lineamenti più dolci e sofferti, oltre che dalla naturalezza dello sguardo e della posa.
Al centro dell’esposizione, un tema finora poco battuto: quello delle relazioni e del reciproco influsso che giovò in pari misura all’arte di entrambi. Fin dal primo soggiorno in Italia del maestro spagnolo, nel 1628-29, i due si incontrarono e si frequentarono, arricchendosi a vicenda dei frutti delle rispettive esperienze.
“E’ indubbio che i ritratti di Velázquez assumono dopo Roma una vitalità, una capacità di fissare un momento preciso, una gamma cromatica e una sprezzatura che prima non conoscevano – scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari - Ma è altrettanto vero che quelli di Bernini acquistano in profondità psicologica, in rarefazione della materia e in sobrietà”.
Il gusto scenografico e la sensibilità luministica del principe della scultura barocca italiana, qui presentato in veste di pittore, contagiano il finissimo ritrattista di Las Meninas, che a sua volta regala a Bernini un’inusitata attitudine a trasferire sulla tela le sfumature dei sentimenti e del carattere, oltre a quel gusto per atmosfere soffuse e incisive ad un tempo, che due secoli dopo conquistò un innovatore come Édouard Manet.
Come afferma il curatore Francesco Federico Mancini, “Velásquez, grazie a Bernini, comprese quale forza espressiva si celasse nel taglio a mezzo busto del ritratto, da lui già sperimentato sul versante della scultura, e quanta vitalità potesse scaturire dalla tizianesca contrapposizione tra la maniera abbozzata degli abiti e la maniera finita dei volti. Bernini apprese dal collega spagnolo il modo di scavare nell’intimo nei personaggi, di entrare nella loro complessità psicologica”.
Fino al 22 ottobre Bernini e Velàsquez. Autoritratti in mostra sarà visibile in quello scrigno di arte e di bellezza che è il Nobile Collegio del Cambio di Perugia. Nel cuore della città vecchia, il palazzo custodisce ricercate decorazioni scultoree barocche e mirabili affreschi cinquecenteschi, tra cui spiccano quelli della Sala delle Udienze realizzati dal Perugino,
Da non perdere, la Cappella di San Giovanni Battista, un tripudio di pitture murali dai colori brillanti e insieme un compendio del Rinascimento italiano nelle sue diverse tradizioni regionali, con l’influenza di maestri come Perugino, Raffaello, Sodoma, Andrea del Sarto, Luca Signorelli.
Leggi anche:
- Roma: da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento nelle Collezioni Reali di Spagna
- Dal Louvre a Perugia, il capolavoro del Sassoferrato
- Un anno all'insegna di Caravaggio
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Volti bruni, incorniciati da una fluente capigliatura e ridisegnati da baffi e pizzetto alla moda dell’epoca, animano le preziose sale del Nobile Collegio del Cambio, in un selezionatissimo campionario che mette in luce differenti atmosfere, personalità e tipologie iconografiche: dalla figura fiera e imbronciata del Velasquez degli Uffizi all’espressione di sfida del celebre mezzobusto della Pinacoteca Capitolina, destinato a diventare modello per le generazioni successive, che trafigge lo spettatore guardandolo dritto negli occhi; fino ai primi piani del Bernini, accomunati da lineamenti più dolci e sofferti, oltre che dalla naturalezza dello sguardo e della posa.
Al centro dell’esposizione, un tema finora poco battuto: quello delle relazioni e del reciproco influsso che giovò in pari misura all’arte di entrambi. Fin dal primo soggiorno in Italia del maestro spagnolo, nel 1628-29, i due si incontrarono e si frequentarono, arricchendosi a vicenda dei frutti delle rispettive esperienze.
“E’ indubbio che i ritratti di Velázquez assumono dopo Roma una vitalità, una capacità di fissare un momento preciso, una gamma cromatica e una sprezzatura che prima non conoscevano – scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari - Ma è altrettanto vero che quelli di Bernini acquistano in profondità psicologica, in rarefazione della materia e in sobrietà”.
Il gusto scenografico e la sensibilità luministica del principe della scultura barocca italiana, qui presentato in veste di pittore, contagiano il finissimo ritrattista di Las Meninas, che a sua volta regala a Bernini un’inusitata attitudine a trasferire sulla tela le sfumature dei sentimenti e del carattere, oltre a quel gusto per atmosfere soffuse e incisive ad un tempo, che due secoli dopo conquistò un innovatore come Édouard Manet.
Come afferma il curatore Francesco Federico Mancini, “Velásquez, grazie a Bernini, comprese quale forza espressiva si celasse nel taglio a mezzo busto del ritratto, da lui già sperimentato sul versante della scultura, e quanta vitalità potesse scaturire dalla tizianesca contrapposizione tra la maniera abbozzata degli abiti e la maniera finita dei volti. Bernini apprese dal collega spagnolo il modo di scavare nell’intimo nei personaggi, di entrare nella loro complessità psicologica”.
Fino al 22 ottobre Bernini e Velàsquez. Autoritratti in mostra sarà visibile in quello scrigno di arte e di bellezza che è il Nobile Collegio del Cambio di Perugia. Nel cuore della città vecchia, il palazzo custodisce ricercate decorazioni scultoree barocche e mirabili affreschi cinquecenteschi, tra cui spiccano quelli della Sala delle Udienze realizzati dal Perugino,
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