In mostra da ottobre il gioiello dei Musei Statali di Berlino
Dopo 178 anni torna a Rimini la Madonna Diotallevi di Raffaello
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders | Raffael in Berlin. The Madonnas of the Gemäldegalerie
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders | Raffael in Berlin. The Madonnas of the Gemäldegalerie
Francesca Grego
18/08/2020
Rimini - Non si vedeva nella sua città d’origine dal lontano 1842 la Madonna Diotallevi di Raffaello. Ma per il cinquecentenario del suo autore Rimini le ha preparato un ritorno in grande stile: dal 17 ottobre la preziosa tavola oggi conservata alla Gemäldegalerie di Berlino sarà esposta a Palazzo di Città accanto al Crocifisso di Giovanni da Rimini e all’Incoronazione della Vergine di Giuliano da Rimini, più nota come Polittico di Norfolk. Ospite d’onore del Festival del Mondo Antico che animerà il centro romagnolo in autunno, la Madonna Diotallevi sarà al centro di un ricco programma di incontri, workshop, lectio magistralis e itinerari storico-artistici in tema.
Oltre a svelare al pubblico italiano un’opera fondamentale del giovane Sanzio, la mostra sarà un’importante occasione di studio. “Il Raffaello riminese lo restituiremo al Museo di Berlino con un surplus di conoscenze sia in merito al dipinto che al proprietario della collezione (il marchese Audiface Diotallevi ndr)”, ha spiegato il curatore e docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Giulio Zavatta, annunciando la pubblicazione di un catalogo ricco di scoperte inedite (Raffaello, la Madonna Diotallevi. La vicenda storico-critica, NFC Edizioni). Per la città di Rimini la scommessa è quella di far conoscere al mondo il ruolo centrale giocato nel Rinascimento, quando insieme a Raffaello vide al lavoro artisti di primissimo piano come Piero della Francesca, Giorgio Vasari, Leon Battista Alberti.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, Dettaglio, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
Ma che cosa racconta oggi la piccola tavola dei Musei Statali di Berlino? Prima di tutto è testimone di un passaggio cruciale nella maturazione del genio urbinate. Come notava lo storico Roberto Longhi, il volto della Vergine ha ancora un ché di arcaico e richiama fortemente i modelli del Perugino, mentre il Bambino e San Giovannino esprimono già la dolcezza tipica del Sanzio. Durante la lavorazione di questo dipinto, insomma, il giovane Raffaello si stacca dal suo maestro e inizia a muoversi autonomamente, diventando l’artista incantatore che conosciamo.
Altro capitolo fondamentale è il legame tra la Madonna dell’Urbinate e un grande collezionista ottocentesco, Audiface Diotallevi. Ultimo gonfaloniere di Rimini sotto lo Stato Pontificio, vice console del Re di Francia e amico di Gioachino Rossini, Audiface fu un personaggio eccessivo e controverso: fece parlare di sé per la ricchezza, le donne e la vita mondana, per i crack finanziari e la passione per l’arte. A Rimini causò il primo clamoroso fallimento bancario e si impegnò in prima persona per la costruzione del Teatro Comunale. Lo storico locale Luigi Tonini ne sintetizzò così la figura: “Vita cavalleresca, preteso diplomatico, banchiere incapace”.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, Dettaglio, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
È dal suo palazzo nel cuore della città che lo storico dell’arte e futuro direttore della Gemäldegalerie di Berlino Gustav Friedrich Waagen preleva nel 1842 la Madonna Diotallevi. E forse è un bene: in seguito alla morte del marchese nel 1860, la sua superba raccolta d’arte andrà dispersa per rimediare a una difficile situazione di dissesto economico. Oltre al Polittico di Norfolk e al Crocifisso di Giovanni da Rimini che vedremo in mostra, fonti antiche sostengono che comprendesse dipinti di Leonardo, Correggio e Giovanni Bellini. I viaggiatori europei che nell’Ottocento passavano in Romagna annoveravano la Collezione Diotallevi tra le principali attrazioni artistiche del territorio. Waagen fu il primo a intuire che la Madonna col Bambino e San Giovannino fosse frutto della mano del Sanzio. La pagò 650 scudi e la portò via insieme a 74 dipinti, disegni, medaglie e monete antiche. Poi scrisse: “Si suppone che sia un Perugino, io però la considero un’opera tra le prime di Raffaello”, azzardando una scommessa: “il dipinto sarà presumibilmente uno dei più richiesti al mondo”.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
Leggi anche:
• Nella terra di Raffaello. Le mostre da non perdere nelle Marche
• Raffaello in Umbria
• La fortuna di Raffaello nelle collezioni dei Musei Reali di Torino
• Il ritorno di Raffaello 'superstar' alle Scuderie del Quirinale
Oltre a svelare al pubblico italiano un’opera fondamentale del giovane Sanzio, la mostra sarà un’importante occasione di studio. “Il Raffaello riminese lo restituiremo al Museo di Berlino con un surplus di conoscenze sia in merito al dipinto che al proprietario della collezione (il marchese Audiface Diotallevi ndr)”, ha spiegato il curatore e docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Giulio Zavatta, annunciando la pubblicazione di un catalogo ricco di scoperte inedite (Raffaello, la Madonna Diotallevi. La vicenda storico-critica, NFC Edizioni). Per la città di Rimini la scommessa è quella di far conoscere al mondo il ruolo centrale giocato nel Rinascimento, quando insieme a Raffaello vide al lavoro artisti di primissimo piano come Piero della Francesca, Giorgio Vasari, Leon Battista Alberti.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, Dettaglio, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
Ma che cosa racconta oggi la piccola tavola dei Musei Statali di Berlino? Prima di tutto è testimone di un passaggio cruciale nella maturazione del genio urbinate. Come notava lo storico Roberto Longhi, il volto della Vergine ha ancora un ché di arcaico e richiama fortemente i modelli del Perugino, mentre il Bambino e San Giovannino esprimono già la dolcezza tipica del Sanzio. Durante la lavorazione di questo dipinto, insomma, il giovane Raffaello si stacca dal suo maestro e inizia a muoversi autonomamente, diventando l’artista incantatore che conosciamo.
Altro capitolo fondamentale è il legame tra la Madonna dell’Urbinate e un grande collezionista ottocentesco, Audiface Diotallevi. Ultimo gonfaloniere di Rimini sotto lo Stato Pontificio, vice console del Re di Francia e amico di Gioachino Rossini, Audiface fu un personaggio eccessivo e controverso: fece parlare di sé per la ricchezza, le donne e la vita mondana, per i crack finanziari e la passione per l’arte. A Rimini causò il primo clamoroso fallimento bancario e si impegnò in prima persona per la costruzione del Teatro Comunale. Lo storico locale Luigi Tonini ne sintetizzò così la figura: “Vita cavalleresca, preteso diplomatico, banchiere incapace”.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, Dettaglio, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
È dal suo palazzo nel cuore della città che lo storico dell’arte e futuro direttore della Gemäldegalerie di Berlino Gustav Friedrich Waagen preleva nel 1842 la Madonna Diotallevi. E forse è un bene: in seguito alla morte del marchese nel 1860, la sua superba raccolta d’arte andrà dispersa per rimediare a una difficile situazione di dissesto economico. Oltre al Polittico di Norfolk e al Crocifisso di Giovanni da Rimini che vedremo in mostra, fonti antiche sostengono che comprendesse dipinti di Leonardo, Correggio e Giovanni Bellini. I viaggiatori europei che nell’Ottocento passavano in Romagna annoveravano la Collezione Diotallevi tra le principali attrazioni artistiche del territorio. Waagen fu il primo a intuire che la Madonna col Bambino e San Giovannino fosse frutto della mano del Sanzio. La pagò 650 scudi e la portò via insieme a 74 dipinti, disegni, medaglie e monete antiche. Poi scrisse: “Si suppone che sia un Perugino, io però la considero un’opera tra le prime di Raffaello”, azzardando una scommessa: “il dipinto sarà presumibilmente uno dei più richiesti al mondo”.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm |
© Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders
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