Dal 20 dicembre al 7 maggio
A Cinecittà in mostra 80 anni di storia italiana, tra cronaca e sogno
Anna Magnani festeggia l’Oscar nella cucina di casa, 1956. Ph. by Ansa
Samantha De Martin
18/12/2017
Roma - Un tenero sciuscià a Piazza Venezia, Ingrid Bergman al trucco, Anna Magnani nella cucina di casa. Hanno un qualcosa di potente, ipnotico, nostalgico gli scatti che trasformano lo studio 1 di Cinecittà in un album di volti noti, eventi storici, cronache drammatiche, che raccontano gli ultimi 80 anni di storia italiana, ripercorsi attraverso la lente magica, trasfigurante, rivelatrice del grande cinema.
Gli archivi fotografici dell’Istituto Luce - dal 1924 uno dei più importanti archivi storici audiovisivi e fotografici d’Europa - e quelli dell’Ansa - la prima agenzia di stampa italiana - si uniscono per racchiudere in oltre 150 immagini, a colori o in bianco e nero, l’avventura di un sogno - la nascita del cinema - accanto alla storia di un paese dalle rapide, a tratti traumatiche, trasformazioni.
Tra lo scatto del 1937 - che immortala Mussolini in visita a un set della città del cinema - e la fotografia che raccoglie i resti del crollo delle Torri Gemelle, si insinua il “Secolo breve”, che avanza sospeso sui due binari paralleli dell’attualità e del cinema, che talvolta convergono con sorprendente suggestione.
Nonostante le macerie disseminate dalla guerra sul grande sogno, le immagini del cinema neorealista, insieme alle diapositive di Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Mangano, danno vigore all’immaginario italiano, perfettamente racchiuso nell’immagine spensierata della Vespa di Audrey Hepburn che sfreccia in Vacanze romane.
Sono gli anni della “Hollywood sul Tevere”, di divi e capitali sbarcati nel regno della Dolce Vita, della 500, di Federico Fellini e Anita Ekberg dentro la Fontana di Trevi, insomma di Cinecittà centro del mondo.
Gi anni Sessanta irrompono in mostra invitando il pubblico a un ballo in un night di via Veneto per consumarsi tra le fiamme di una 500 davanti all’Università La Sapienza. Si succedono la storica fotografia di Aldo Moro dopo il sequestro, la crisi economica, le icone, da Fantozzi a Sandokan.
Se gli anni Ottanta piombano sui visitatori con le immagini forti del terremoto in Irpinia, ma anche con capolavori come C’era una volta in America, l’Ultimo imperatore e Nuovo Cinema Paradiso, i Novanta, pur conferendo tre Oscar al cinema italiano, pongono bruscamente il paese di fronte ad anni bui, come testimoniano la strage di Capaci e lo sbarco della nave Vlora con a bordo 20mila cittadini albanesi.
Questo viaggio lungo 80 anni, idealmente ripercorsi come in un film, si conclude attraverso i mutamenti di Cinecittà, ora casa-studio di Federico Fellini visitata da Benigni per recitare la Costituzione, ora dimora del Grande Fratello.
In questo percorso, accompagnato da un catalogo edito da Ansa e Luce-Cinecittà, che riproduce le immagini selezionate per l’esposizione, la porta di Cinecittà, restaurata nel 2014, resta ancora l’accesso privilegiato a un tassello importante della storia d’Italia, a quel mondo che ha da sempre rappresentato per gli italiani uno scrigno di cronaca e di sogni.
Leggi anche:
Vedi anche:
• Cinecittà. Fatti e personaggi tra il cinema e la cronaca
• Cinecittà
• FOTO: Cinecittà si mostra
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Tra lo scatto del 1937 - che immortala Mussolini in visita a un set della città del cinema - e la fotografia che raccoglie i resti del crollo delle Torri Gemelle, si insinua il “Secolo breve”, che avanza sospeso sui due binari paralleli dell’attualità e del cinema, che talvolta convergono con sorprendente suggestione.
Nonostante le macerie disseminate dalla guerra sul grande sogno, le immagini del cinema neorealista, insieme alle diapositive di Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Mangano, danno vigore all’immaginario italiano, perfettamente racchiuso nell’immagine spensierata della Vespa di Audrey Hepburn che sfreccia in Vacanze romane.
Sono gli anni della “Hollywood sul Tevere”, di divi e capitali sbarcati nel regno della Dolce Vita, della 500, di Federico Fellini e Anita Ekberg dentro la Fontana di Trevi, insomma di Cinecittà centro del mondo.
Gi anni Sessanta irrompono in mostra invitando il pubblico a un ballo in un night di via Veneto per consumarsi tra le fiamme di una 500 davanti all’Università La Sapienza. Si succedono la storica fotografia di Aldo Moro dopo il sequestro, la crisi economica, le icone, da Fantozzi a Sandokan.
Se gli anni Ottanta piombano sui visitatori con le immagini forti del terremoto in Irpinia, ma anche con capolavori come C’era una volta in America, l’Ultimo imperatore e Nuovo Cinema Paradiso, i Novanta, pur conferendo tre Oscar al cinema italiano, pongono bruscamente il paese di fronte ad anni bui, come testimoniano la strage di Capaci e lo sbarco della nave Vlora con a bordo 20mila cittadini albanesi.
Questo viaggio lungo 80 anni, idealmente ripercorsi come in un film, si conclude attraverso i mutamenti di Cinecittà, ora casa-studio di Federico Fellini visitata da Benigni per recitare la Costituzione, ora dimora del Grande Fratello.
In questo percorso, accompagnato da un catalogo edito da Ansa e Luce-Cinecittà, che riproduce le immagini selezionate per l’esposizione, la porta di Cinecittà, restaurata nel 2014, resta ancora l’accesso privilegiato a un tassello importante della storia d’Italia, a quel mondo che ha da sempre rappresentato per gli italiani uno scrigno di cronaca e di sogni.
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