Dall’11 aprile al 14 settembre
Nino Bertoletti, Carlo Levi, Piero Martina in mostra nel centenario della Galleria d’Arte Moderna di Roma

Nino Bartoletti alla GAM | Foto: © Monkeys Video Lab
Samantha De Martin
10/04/2025
Roma - Nell’anno del suo centenario la Galleria d’Arte Moderna di Roma invita a gustare due mostre dedicate a tre maestri della pittura, e non solo.
Il primo focus, in programma dall' 11 aprile al 14 settembre, pone sotto la lente l’amicizia tra il pittore, scrittore e intellettuale torinese Carlo Levi e Piero Martina, artista anch’egli torinese, sostenuto dallo stesso Levi sin dai primi anni di carriera. Intitolato Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo, il percorso – nato dalla collaborazione tra la Fondazione Carlo Levi di Roma e l’Archivio Piero Martina di Torino – abbraccia una sessantina di opere provenienti dalla Fondazione Carlo Levi e dall’Archivio Piero Martina, e da importanti istituzioni culturali e collezioni pubbliche e private.
Colpisce lo straordinario legame di Levi con Roma, città nella quale visse stabilmente dal 1945 fino alla morte, fonte d’ispirazione continua, nella quale volle attrarre, per una breve stagione, anche l’amico. L’esposizione è curata da Daniela Fonti e Antonella Lavorgna (Fondazione Carlo Levi) e Antonella Martina (Archivio Piero Martina) mentre la sezione dedicata alla Collezione Angelina De Lipsis Spallone ha la supervisione di Giovanna Caterina De Feo.
Carlo Levi e Piero Martina | Foto: © Monkeys Video Lab
La formazione, l’ambiente intellettuale torinese lascia spazio in mostra all’approdo romano dove gli anni torinesi riecheggiano ancora nei ritratti di familiari e amici, nelle nature morte, negli scorci cittadini, da Tramonto con la Mole di Piero Martina all’incombenza tragica della guerra fino agli arresti di Carlo Levi e al continuo nomadismo tra Italia e la Francia.
I temi sociali catturano l’attenzione di Levi ed esplodono in mostra attraverso la stagione dell’impegno civile, nella consapevolezza del ruolo degli intellettuali nei confronti dei contadini e della classe operaia. Le ultime stagioni pittoriche di entrambi sono caratterizzate da un rinnovato interesse per la natura, tra nudi e silhouette, antiche divinità e inattese apparizioni. Se figure in primo piano, assottigliate e indecifrabili, caratterizzano i dipinti di Martina, in Levi si fa spazio una materia densa e afosa, rappresentazione di un mondo vegetale drammatico e onirico. I nudi e i paesaggi dai colori levigati degli anni giovanili lasciano presto il campo a opere complesse come Donne furenti del 1934 o Alberi del 1964.
Alla collezione di Angelina De Lipsis Spallone, medico e amante dell’arte, collezionista dallo sguardo attento alla migliore arte nazionale e internazionale del suo tempo, appartiene un corpus di diciannove dipinti inediti di Carlo Levi, esposti ora per la prima volta, acquisiti grazie all’amicizia con Linuccia Saba, figlia di Umberto e compagna di Levi negli anni romani.
Carlo Levi e Piero Martina | Foto: © Monkeys Video Lab
Inedite sono anche molte delle opere di Nino Bertoletti, il pittore e illustratore ma anche collezionista, mercante d’arte e giornalista, protagonista della seconda mostra presso la Galleria di via Crispi, amico di artisti come Giorgio de Chirico e Fausto Pirandello, ma anche di letterati come Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli.
A oltre trent’anni dall’ultima mostra dedicata al suo lavoro, dall’11 aprile al 14 settembre, la retrospettiva Nino Bertoletti. 1889-1971, a cura di Pier Paolo Pancotto, ne affronta la complessità artistica e intellettuale attraversandone l’intera carriera con opere pittoriche, disegni e illustrazioni realizzati tra il 1902 e la fine degli anni Sessanta in un percorso cronologico che cerca di restituire la ricchezza di una produzione che, per via del suo carattere, l’artista tenne nascosta ai più.

Nino Bartoletti alla GAM | Foto: © Monkeys Video Lab
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata in collaborazione con l'Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti, la mostra presenta lavori provenienti principalmente dall’Archivio, da collezioni private e da musei come la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia e il Museo di Roma Palazzo Braschi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
“Dopo un espressionismo iniziale - scrive Pancotto nel testo in catalogo - Bertoletti volge presto a una visione più organica e stabile della composizione pittorica. Una solidità strutturale, la sua, che, introdotta dalla virata ‘neoclassica’ alla Biennale romana del 1923, s’assesta subito dopo su un più cauto realismo a tratti ‘magico’, a tratti alimentato da eco provenienti dalla cultura figurativa antica sotto l’influenza dei fantasmi di un passato che egli stesso coltiva costantemente attraverso preziose letture, visite ai musei internazionali e un contatto diretto con le opere dei grandi maestri, alcune delle quali possedute come collezionista, altre alienate come antiquario. Emblematici, in tal senso, i lunghi itinerari compiuti in Francia e Spagna nel 1925, in Spagna, Portogallo e Svizzera nel 1939, a Genova, Milano, Bellinzona, Zurigo, Winterthur, Baden, Venezia nel 1946, alternati a lunghi e ripetuti soggiorni in varie città d’Italia e d’Europa, Venezia e Parigi in particolare. Senza dimenticare il precocissimo viaggio di ‘formazione’ compiuto in Germania nel 1906: nato per completare il suo apprendistato in campo professionale, in linea con le imprese di famiglia, si trasforma in occasione per conoscere la lingua e la cultura tedesca; e per comprendere, forse, una volta per tutte, la propria vocazione.”
La moglie ed eterna musa Pasquarosa, pittrice di rilievo con la quale l’artista condivide viaggi ed esperienze culturali, oltre al grande amore per l’esercizio creativo, è una presenza costante in mostra. La ritroviamo nelle sembianze della modella adolescente come in quelle della giovane madre, fino a ritratti di una donna anziana, la cui bellezza viene interpretata ormai solo attraverso il filtro del cuore.
Il primo focus, in programma dall' 11 aprile al 14 settembre, pone sotto la lente l’amicizia tra il pittore, scrittore e intellettuale torinese Carlo Levi e Piero Martina, artista anch’egli torinese, sostenuto dallo stesso Levi sin dai primi anni di carriera. Intitolato Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo, il percorso – nato dalla collaborazione tra la Fondazione Carlo Levi di Roma e l’Archivio Piero Martina di Torino – abbraccia una sessantina di opere provenienti dalla Fondazione Carlo Levi e dall’Archivio Piero Martina, e da importanti istituzioni culturali e collezioni pubbliche e private.
Colpisce lo straordinario legame di Levi con Roma, città nella quale visse stabilmente dal 1945 fino alla morte, fonte d’ispirazione continua, nella quale volle attrarre, per una breve stagione, anche l’amico. L’esposizione è curata da Daniela Fonti e Antonella Lavorgna (Fondazione Carlo Levi) e Antonella Martina (Archivio Piero Martina) mentre la sezione dedicata alla Collezione Angelina De Lipsis Spallone ha la supervisione di Giovanna Caterina De Feo.

Carlo Levi e Piero Martina | Foto: © Monkeys Video Lab
La formazione, l’ambiente intellettuale torinese lascia spazio in mostra all’approdo romano dove gli anni torinesi riecheggiano ancora nei ritratti di familiari e amici, nelle nature morte, negli scorci cittadini, da Tramonto con la Mole di Piero Martina all’incombenza tragica della guerra fino agli arresti di Carlo Levi e al continuo nomadismo tra Italia e la Francia.
I temi sociali catturano l’attenzione di Levi ed esplodono in mostra attraverso la stagione dell’impegno civile, nella consapevolezza del ruolo degli intellettuali nei confronti dei contadini e della classe operaia. Le ultime stagioni pittoriche di entrambi sono caratterizzate da un rinnovato interesse per la natura, tra nudi e silhouette, antiche divinità e inattese apparizioni. Se figure in primo piano, assottigliate e indecifrabili, caratterizzano i dipinti di Martina, in Levi si fa spazio una materia densa e afosa, rappresentazione di un mondo vegetale drammatico e onirico. I nudi e i paesaggi dai colori levigati degli anni giovanili lasciano presto il campo a opere complesse come Donne furenti del 1934 o Alberi del 1964.
Alla collezione di Angelina De Lipsis Spallone, medico e amante dell’arte, collezionista dallo sguardo attento alla migliore arte nazionale e internazionale del suo tempo, appartiene un corpus di diciannove dipinti inediti di Carlo Levi, esposti ora per la prima volta, acquisiti grazie all’amicizia con Linuccia Saba, figlia di Umberto e compagna di Levi negli anni romani.

Carlo Levi e Piero Martina | Foto: © Monkeys Video Lab
Inedite sono anche molte delle opere di Nino Bertoletti, il pittore e illustratore ma anche collezionista, mercante d’arte e giornalista, protagonista della seconda mostra presso la Galleria di via Crispi, amico di artisti come Giorgio de Chirico e Fausto Pirandello, ma anche di letterati come Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli.
A oltre trent’anni dall’ultima mostra dedicata al suo lavoro, dall’11 aprile al 14 settembre, la retrospettiva Nino Bertoletti. 1889-1971, a cura di Pier Paolo Pancotto, ne affronta la complessità artistica e intellettuale attraversandone l’intera carriera con opere pittoriche, disegni e illustrazioni realizzati tra il 1902 e la fine degli anni Sessanta in un percorso cronologico che cerca di restituire la ricchezza di una produzione che, per via del suo carattere, l’artista tenne nascosta ai più.

Nino Bartoletti alla GAM | Foto: © Monkeys Video Lab
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata in collaborazione con l'Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti, la mostra presenta lavori provenienti principalmente dall’Archivio, da collezioni private e da musei come la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia e il Museo di Roma Palazzo Braschi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
“Dopo un espressionismo iniziale - scrive Pancotto nel testo in catalogo - Bertoletti volge presto a una visione più organica e stabile della composizione pittorica. Una solidità strutturale, la sua, che, introdotta dalla virata ‘neoclassica’ alla Biennale romana del 1923, s’assesta subito dopo su un più cauto realismo a tratti ‘magico’, a tratti alimentato da eco provenienti dalla cultura figurativa antica sotto l’influenza dei fantasmi di un passato che egli stesso coltiva costantemente attraverso preziose letture, visite ai musei internazionali e un contatto diretto con le opere dei grandi maestri, alcune delle quali possedute come collezionista, altre alienate come antiquario. Emblematici, in tal senso, i lunghi itinerari compiuti in Francia e Spagna nel 1925, in Spagna, Portogallo e Svizzera nel 1939, a Genova, Milano, Bellinzona, Zurigo, Winterthur, Baden, Venezia nel 1946, alternati a lunghi e ripetuti soggiorni in varie città d’Italia e d’Europa, Venezia e Parigi in particolare. Senza dimenticare il precocissimo viaggio di ‘formazione’ compiuto in Germania nel 1906: nato per completare il suo apprendistato in campo professionale, in linea con le imprese di famiglia, si trasforma in occasione per conoscere la lingua e la cultura tedesca; e per comprendere, forse, una volta per tutte, la propria vocazione.”
La moglie ed eterna musa Pasquarosa, pittrice di rilievo con la quale l’artista condivide viaggi ed esperienze culturali, oltre al grande amore per l’esercizio creativo, è una presenza costante in mostra. La ritroviamo nelle sembianze della modella adolescente come in quelle della giovane madre, fino a ritratti di una donna anziana, la cui bellezza viene interpretata ormai solo attraverso il filtro del cuore.
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