Fino al 15 marzo 2026 ai Musei Capitolini

Cartier e il mito: a Roma un racconto di bellezza e ispirazioni

Diadema Cartier Paris, eseguito su ordinazione, 1907
 

Samantha De Martin

18/11/2025

Roma - Un tappeto rosso corre lungo una spettacolare scalinata cinematografica opera dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti, invitando il visitatore ad ascendere verso un mondo popolato da dei e antichi eroi.
Dopo avere attraversato questa vibrante mitologia costantemente rivisitata, che parla al mondo di oggi, gli ospiti del Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini sono invitati a immergersi nello strabiliante universo della Maison Cartier, che, sin dalle origini, ha reinterpretato costantemente un’antichità classica vivente per fonderla con la modernità e farne un mito di luce.
Di questo trionfo di charme e rimandi sapienti all’antico, fatto di smeraldi, oro, perle, rubini, diamanti, lapislazzuli, protagonisti dell’universo estetico e formale della Maison Cartier, l’eccezionale collezione di sculture antiche dei Musei Capitolini diventa testimone complice. Così sculture di una bellezza magnetica come la Venere capitolina, il busto di Medusa di Gian Lorenzo Bernini, la Vecchia ubriaca, solo per citare alcuni pezzi delle collezioni permanenti del Palazzo Nuovo in Campidoglio - della collezione del cardinale Alessandro Albani - assistono estasiati fino al 15 marzo alla mostra "Cartier e il Mito ai Musei Capitolini". A intrattenere il dialogo con questi pezzi unici della Maison francese è anche una selezione di preziosi reperti provenienti dalla Sovrintendenza Capitolina, da prestigiose istituzioni italiane e internazionali e da collezioni private. Scopriamo così che il mito fa risalire l’origine del corallo rosso al sangue di una delle Gorgoni, Medusa, decapitata da Perseo.


Spilla Stomacher Cartier Parigi, eseguita su ordinazione, 1907

Ogni vetrina mostra la modalità in cui l’antichità classica ha mutevolmente ispirato le creazioni più iconiche firmate Cartier ricostruendo atmosfere intellettuali e culturali e evocando l’evoluzione dell’immaginario legato alla Grecia e a Roma nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Un posto d’eccezione è riservato a Roma e al profondo legame tra Cartier e l’Italia.
Curato dalla storica del gioiello Bianca Cappello, dall’archeologo Stéphane Verger, dal Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce e promossa da Roma Capitale, in collaborazione con la Maison Cartier e con il supporto di Zètema Progetto Cultura, il progetto è impreziosito del sapiente allestimento di Sylvain Roca, con uno straordinario contributo creativo del Maestro Dante Ferretti. Alcune vetrine sfidano l'occhio più allenato a discernere tra presente dal passato, tra gioiello contemporaneo e modello classico. E questo perché dalla metà del XIX secolo ad oggi, Cartier ha studiato, tratto ispirazione e reinterpretato il repertorio estetico e simbolico dell’antica Grecia e di Roma, trasformando motivi millenari in gioielli dal carattere unico e moderno. Mentre installazioni olfattive create dalla profumiera della Maison Cartier, Mathilde Laurent, arricchiscono l’esperienza, la mostra esplora le ispirazioni mitologiche che hanno nutrito l’immaginario Cartier dall’inizio del XX secolo, confrontando le creazioni della Maison con le antiche divinità di Palazzo Nuovo: Afrodite e Dioniso, Apollo ed Eracle, Zeus e Demetra.
All’inizio del XX secolo, i disegnatori della Maison si allontanano progressivamente dai riferimenti diretti all’antichità classica che seguivano i fondamenti della geometria e della matematica dei filosofi greci, basandosi sul principio della sezione aurea. I miti greci restano ormai solo echi, ornamenti, mentre i gioielli appartengono a quello che i Greci chiamano kosmos, una parola che designa l’ordine imperscrutabile dell’universo, ma anche la disposizione corretta degli abiti e dei gioielli stessi. Come negli antichi miti, nelle creazioni di Cartier i gioielli diventano riproduzioni in miniatura dell’universo e delle sue forze primordiali: la terra e i suoi minerali, l’oceano e le sue creature marine, il cielo stellato e il fuoco del sole. Alla maniera di un artigiano ispirato dal potere evocativo delle gemme, Efesto riunisce questi elementi attraverso l’arte. E il gioiello diventa un ornamento di prestigio, un discorso metafisico, un frammento di mito nell’eternità.