Caricature, schizzi e nomi incisi sui muri dai visitatori emergono dai muri
A Palazzo Farnese torna a risplendere la Galleria dei Carracci
Annibale e Agostino Carracci, Galleria Farnese (particolare), Roma, Palazzo Farnese. Picture by Samantha De Martin, 2015.
Samantha De Martin
16/09/2015
Roma - I visitatori e i pittori accademici di Francia che, nel corso dei secoli, furono ospiti della Galleria Carracci a Palazzo Farnese non avrebbero mai immaginato che le caricature, gli schizzi, i nomi incisi sui muri nel corso delle loro visite, occultati dal tempo, sarebbero riemersi dopo secoli nel corso dell'importante restauro che ha riportato i raffinati affreschi di Annibale e Agostino Carracci al loro antico splendore. Eppure queste iscrizioni di varia natura, eseguite a grafite o a sanguigna, riemerse grazie alla strumentazione laser nel corso del restauro, sono certamente la scoperta più sorprendente emersa nel corso di questo rigoroso lavoro di pulitura a Palazzo Farnese.
Luce, colore, plasticità delle figure. Sono questi i primi elementi che incatenano il visitatore non appena la porta della galleria si apre, catapultando lo sguardo su questo capolavoro realizzato tra il 1597 e il 1608 e che, dopo un restauro durato 18 mesi, torna a risplendere nella sede dell'ambasciata di Francia a Roma.
Grazie a un eccellente lavoro di squadra franco-italiano, all'impegno dell'ambasciata francese e del Ministero dei Beni Culturali, al mecenatismo del World Monuments Found (WMF), la Galleria Carracci ha finalmente riaperto le porte alla presenza del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, dell'ambasciatrice di Francia in Italia, Catherine Colonna e di Bertrand du Vignaud (WMF).
Il restauro, di tipo conservativo – reso necessario da un deterioramento causato, nel tempo, da infiltrazioni, fessure e annerimento dei dipinti - è stato condotto, in due fasi, da un comitato scientifico di 35 esperti venuti a Roma da tutta Europa. Un primo intervento ha consentito di mettere la Galleria in sicurezza, mentre nel corso di una seconda fase, una delicata pulitura ha permesso al team di esperti di ripristinare l'originaria armonia d'insieme tra le pareti e la volta. Si è trattato di un lavoro rispettoso della memoria storica dell'opera, come dimostra la scelta di conservare gli interventi attuati, nella seconda metà del Seicento, dal pittore italiano Carlo Maratti, in seguito all'apertura di vistose lesioni.
Per gli stucchi, che avevano ricevuto a più riprese strati manutentivi, è stato necessario un intervento più approfondito, mentre le dorature, pressoché intatte, sono state reintegrate, negli spazi mancanti, con un acquerello e con una sostanza di tipo micaceo capace di conferire brillantezza. Ed è grazie all'impegno, tra gli altri, di 26 restauratori italiani, che gli affreschi, realizzati da Annibale Carracci al servizio del cardinale Odoardo Farnese, in quella che doveva essere una sala da musica, hanno riacquistato l'antico vigore. La complessa costruzione illusionistica della volta con l'utilizzo del “quadro riportato”, quasi a simulare tele appoggiate sul muro, è tornata a parlare ai visitatori, trascinandoli lungo gli avvincenti percorsi del mito.
Ed è così che l'occhio torna ad ammirare, sulla volta, il Trionfo di Bacco e Arianna (personificazioni di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini), Diana sedotta da Pan, Mercurio, con la tromba in mano, mentre consegna il pomo d'oro a Paride e le storie racchiuse nei dodici medaglioni in finto bronzo: Ercole con il tamburello in compagnia di Iole, Polifemo e Galatea, Giove e Giunone, il Ratto di Ganimede, ed ancora Pan e Siringa, Apollo e Marsia, Orfeo e Euridice. Un trionfo di storie, ispirate all'Iliade, alle Matamorfosi di Ovidio, ma anche alle Georgiche di Virgilio, in un pendant compositivo di rara bellezza. Gli elementi decorativi della volta, le erme, le pareti corte della Galleria con le storie di Perseo e Andromeda, e quelle lunghe affrescate con le quattro figure di virtù, continuano a travolgere, a distanza di secoli, lo spettatore, rapendolo nel trompe-l'oeil, nel simbolismo di un capolavoro che ritorna a incantare, più affascinante che mai.
Luce, colore, plasticità delle figure. Sono questi i primi elementi che incatenano il visitatore non appena la porta della galleria si apre, catapultando lo sguardo su questo capolavoro realizzato tra il 1597 e il 1608 e che, dopo un restauro durato 18 mesi, torna a risplendere nella sede dell'ambasciata di Francia a Roma.
Grazie a un eccellente lavoro di squadra franco-italiano, all'impegno dell'ambasciata francese e del Ministero dei Beni Culturali, al mecenatismo del World Monuments Found (WMF), la Galleria Carracci ha finalmente riaperto le porte alla presenza del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, dell'ambasciatrice di Francia in Italia, Catherine Colonna e di Bertrand du Vignaud (WMF).
Il restauro, di tipo conservativo – reso necessario da un deterioramento causato, nel tempo, da infiltrazioni, fessure e annerimento dei dipinti - è stato condotto, in due fasi, da un comitato scientifico di 35 esperti venuti a Roma da tutta Europa. Un primo intervento ha consentito di mettere la Galleria in sicurezza, mentre nel corso di una seconda fase, una delicata pulitura ha permesso al team di esperti di ripristinare l'originaria armonia d'insieme tra le pareti e la volta. Si è trattato di un lavoro rispettoso della memoria storica dell'opera, come dimostra la scelta di conservare gli interventi attuati, nella seconda metà del Seicento, dal pittore italiano Carlo Maratti, in seguito all'apertura di vistose lesioni.
Per gli stucchi, che avevano ricevuto a più riprese strati manutentivi, è stato necessario un intervento più approfondito, mentre le dorature, pressoché intatte, sono state reintegrate, negli spazi mancanti, con un acquerello e con una sostanza di tipo micaceo capace di conferire brillantezza. Ed è grazie all'impegno, tra gli altri, di 26 restauratori italiani, che gli affreschi, realizzati da Annibale Carracci al servizio del cardinale Odoardo Farnese, in quella che doveva essere una sala da musica, hanno riacquistato l'antico vigore. La complessa costruzione illusionistica della volta con l'utilizzo del “quadro riportato”, quasi a simulare tele appoggiate sul muro, è tornata a parlare ai visitatori, trascinandoli lungo gli avvincenti percorsi del mito.
Ed è così che l'occhio torna ad ammirare, sulla volta, il Trionfo di Bacco e Arianna (personificazioni di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini), Diana sedotta da Pan, Mercurio, con la tromba in mano, mentre consegna il pomo d'oro a Paride e le storie racchiuse nei dodici medaglioni in finto bronzo: Ercole con il tamburello in compagnia di Iole, Polifemo e Galatea, Giove e Giunone, il Ratto di Ganimede, ed ancora Pan e Siringa, Apollo e Marsia, Orfeo e Euridice. Un trionfo di storie, ispirate all'Iliade, alle Matamorfosi di Ovidio, ma anche alle Georgiche di Virgilio, in un pendant compositivo di rara bellezza. Gli elementi decorativi della volta, le erme, le pareti corte della Galleria con le storie di Perseo e Andromeda, e quelle lunghe affrescate con le quattro figure di virtù, continuano a travolgere, a distanza di secoli, lo spettatore, rapendolo nel trompe-l'oeil, nel simbolismo di un capolavoro che ritorna a incantare, più affascinante che mai.
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