Alle Terme di Diocleziano e al Teatro dell'Opera
Ai Weiwei a Roma tra arte e teatro. In arrivo la Commedia umana e la Turandot

Ai Weiwei, La Commedia Umana | Foto: © Francesco Allegretto
Samantha De Martin
15/03/2022
Roma - Simile a un lampadario dalle dimensioni colossali, La Commedia umana di Ai Weiwei si sfilaccia dal soffitto di una delle aule delle antiche Terme di Dioceziano con la sua cascata di ossa, teschi e organi di vetro nero.
Composta da oltre duemila pezzi di vetro soffiato a mano e fuso dai maestri di Berengo Studio di Murano, questa elegia funebre, tra le più grandi sculture mai create nel prezioso materiale di Murano, con le sue quattro tonnellate di peso, sarà accolta nel complesso termale più esteso di tutta l’antichità dal 25 marzo al 3 aprile.
Prodotta e organizzata dal Museo Nazionale Romano e Berengo Studio con la Fondazione Berengo, l’esposizione, all'interno delle Terme di Diocleziano, vedrà la collaborazione della Galleria Continua.

Ai Weiwei | Foto: © Edward Smith
L'opera riproduce attraverso il vetro il contenuto di un corpo liberato dalla pelle, messo a nudo, con le le sue viscere esposte alla vista. In questo modo l’artista, designer, regista e blogger cinese attiva una riflessione sulla caducità dell’esistenza che risuona, al tempo stesso, come un ammonimento a volgere lo sguardo al futuro e a prodigarsi perché rimanga qualcosa di più al di là delle ossa. Un manifesto che, come afferma l’artista stesso, “tenta di parlare della morte per celebrare la vita”.
Conosciuto per la sua poetica radicale e provocatoria che sfida la politica e la comunicazione contemporanea, oltre che per aver ha messo al centro della sua creatività la persona, i diritti umani, l’esperienza drammatica dei singoli, Ai Weiwei nella capitale affiancherà la sua attività di artista a quella di regista. In concomitanza all’evento espositivo nell’iconica cornice del complesso monumentale unico al mondo per dimensioni e per l’eccezionale stato di conservazione, il dissidente cinese porterà al Teatro dell’Opera di Roma (dal 22 al 31 marzo) la Turandot di Giacomo Puccini, secondo il suo personalissimo punto di vista, declinato alla luce degli ultimi eventi, la pandemia e la guerra in Ucraina.

Le Terme di Diocleziano | Courtesy Museo Nazionale Romano
Il dramma lirico in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, ambientato in una Pechino ai tempi delle favole, andato in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, vedrà l’artista cinese alle prese con la regia, le scene, i costumi, i video.
Rinviata di due anni a causa della pandemia, la Turandot dell’artistar noto per il suo attivismo politico e per l’opposizione al regime cinese che, nel 2011, gli costò la detenzione in carcere per 81 giorni con l’accusa, secondo molti falsa, di evasione fiscale, in realtà è già sold out. Evidentemente l'attesa è tanta per questa versione scenica del dramma che si carica di una particolare valenza emotiva anche grazie alla presenza di tre protagonisti ucraini, la direttrice d'orchestra Oksana Lyniv, il soprano Oksana Dyka e il baritono Andrii Ganchuk.
L’opera alle Terme di Diocleziano si potrà invece visitare dal martedì alla domenica dalle 11 alle 18. La biglietteria chiude alle 17.

Il Teatro dell'Opera di Roma
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Prodotta e organizzata dal Museo Nazionale Romano e Berengo Studio con la Fondazione Berengo, l’esposizione, all'interno delle Terme di Diocleziano, vedrà la collaborazione della Galleria Continua.

Ai Weiwei | Foto: © Edward Smith
L'opera riproduce attraverso il vetro il contenuto di un corpo liberato dalla pelle, messo a nudo, con le le sue viscere esposte alla vista. In questo modo l’artista, designer, regista e blogger cinese attiva una riflessione sulla caducità dell’esistenza che risuona, al tempo stesso, come un ammonimento a volgere lo sguardo al futuro e a prodigarsi perché rimanga qualcosa di più al di là delle ossa. Un manifesto che, come afferma l’artista stesso, “tenta di parlare della morte per celebrare la vita”.
Conosciuto per la sua poetica radicale e provocatoria che sfida la politica e la comunicazione contemporanea, oltre che per aver ha messo al centro della sua creatività la persona, i diritti umani, l’esperienza drammatica dei singoli, Ai Weiwei nella capitale affiancherà la sua attività di artista a quella di regista. In concomitanza all’evento espositivo nell’iconica cornice del complesso monumentale unico al mondo per dimensioni e per l’eccezionale stato di conservazione, il dissidente cinese porterà al Teatro dell’Opera di Roma (dal 22 al 31 marzo) la Turandot di Giacomo Puccini, secondo il suo personalissimo punto di vista, declinato alla luce degli ultimi eventi, la pandemia e la guerra in Ucraina.

Le Terme di Diocleziano | Courtesy Museo Nazionale Romano
Il dramma lirico in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, ambientato in una Pechino ai tempi delle favole, andato in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, vedrà l’artista cinese alle prese con la regia, le scene, i costumi, i video.
Rinviata di due anni a causa della pandemia, la Turandot dell’artistar noto per il suo attivismo politico e per l’opposizione al regime cinese che, nel 2011, gli costò la detenzione in carcere per 81 giorni con l’accusa, secondo molti falsa, di evasione fiscale, in realtà è già sold out. Evidentemente l'attesa è tanta per questa versione scenica del dramma che si carica di una particolare valenza emotiva anche grazie alla presenza di tre protagonisti ucraini, la direttrice d'orchestra Oksana Lyniv, il soprano Oksana Dyka e il baritono Andrii Ganchuk.
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