A Castel Sant'Angelo e Palazzo Venezia fino all'11 novembre

Armi e potere nell'Europa del Rinascimento

Battista da Merate (?), Resti di una piccola guarnitura da pompa, da piede e da 'a  cavallo', di Cosimo I de' Medici, Firenze e Milano 1555 circa, Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
 

Samantha De Martin

26/07/2018

Roma - Alla morte del principe romano Ladislao Odescalchi, collezionista di livello europeo e con la passione per l’armeria antica, il tesoretto ereditato dal nipote Innocenzo contava, nel 1959, ben duemila pezzi.
Parte di questa collezione unica - non di origine dinastica, ma scaturita dalla passione dello stesso principe, e che oggi conta armature, armi da fuoco, armi da offesa e difesa, ma anche balestre, elmetti - è il pezzo forte del percorso Armi e potere nell’Europa del Rinascimento che corre da Castel Sant’Angelo a Palazzo Venezia, accogliendo il visitatore tra 160 pezzi unici simbolo di una penisola che in un certo momento della storia assurge a luogo di produzione e sperimentazione di tecniche militari, ma anche di sfarzo, potere, rilevanza sociale.
Perché in un’epoca sferzata dal conflitto tra Occidente e Impero Ottomano, in un’Italia a lungo teatro di guerra per le grandi monarchie nazionali e per gli Imperi d’Europa - a cominciare dalla calata delle armate francesi di Carlo VIII nel 1494 per finire dopo 60 anni con la Pace di Cateau-Cambrésis - le armi assunsero una pluralità di intenti e valenze.

Questi molteplici significati si potranno esplorare fino all’11 novembre ripercorrendo le principali tappe della storia rinascimentale grazie alla mostra a cura di Mario Scalini, ideata e prodotta dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, in collaborazione con il Polo Museale dell'Emilia Romagna.

Da Castel Sant’Angelo a Palazzo Venezia - edifici che ospitano due fra i più importanti nuclei al mondo di armi storiche - la storia galoppa veloce, affrontando ogni aspetto di questo complesso intreccio fra armi e uomini, mitologia e rappresentazione del potere, senza tralasciare la lunga tradizione dei manuali di arte militare, già in auge nell’età bizantina, e alcune immagini-simbolo del tempo, che ritraggono gentiluomini, e talvolta anche gentildonne, corazzati di tutto punto.

A queste straordinarie collezioni, restaurate e riordinate per l’occasione, si affiancano alcuni prestiti internazionali che svelano al visitatore, attraverso un raffinato allestimento, un inedito fenomeno rimasto a lungo sepolto tra i granelli di polvere della storia.
In un Rinascimento che assistette al raggiungimento di una dimensione totalizzante da parte delle armi, il sistema di valori che queste stesse sottendevano si spinse ben oltre il loro uso concreto.

Viene lentamente a frantumarsi il binomio che avvicinava il sangue alle armi, dal momento che queste furono all’origine di notevoli progressi nel settore scientifico, tecnologico, commerciale.
Significati iconografici, iconici, simbolici, rituali accompagnano il loro utilizzo nell’arte venatoria e nei tornei, mentre la storia dell’arte, da sempre, intravede nelle stesse manufatti di altissimo artigianato.

“Il mio interesse per la materia risale a qualche anno fa, allorché da Soprintendente per i Beni Artistici e Storici del Piemonte mi occupai dell’Armeria Reale di Torino - spiega la direttrice del Polo Museale del Lazio, Edith Gabrielli -. Questa mostra credo ben evidenzi alcune linee portanti della nostra politica culturale che ha come obiettivo la corretta valorizzazione del nostro patrimonio. L’esposizione offre anche lo spunto di un viaggio molto più lungo, complesso e avvincente: quello attraverso l’intero Rinascimento italiano. Al termine del percorso il visitatore può veramente dire di avere scoperto la chiave di un’intera civiltà, che è poi la stessa di Ludovico Ariosto e Nicolò Machiavelli. Non a caso il regista Ermanno Olmi nel 2001 ce l’ha restituita con un film chiamato Il mestiere delle armi”.

Come ha spiegato anche il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Alberto Bonisoli, “La mostra restituisce temporaneamente a Castel Sant’Angelo il fascino di fortezza militare, e svela al pubblico le meraviglie della collezione Odescalchi del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, una delle raccolte di armi storiche più importanti a livello internazionale”.

Tra i pezzi del percorso si lascia ammirare l’oggetto più famoso delle raccolte romane, il cosiddetto Elmo di Bolzano, principe dei suoi simili e tra i meglio conservati tra i “grandi elmi” a cielo piatto. Proviene quasi sicuramente dalla commenda dell’Ordine teutonico di Bolzano e la sua fattura risalirebbe al 1300.


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