Dal 30 novembre 2016 al 7 maggio 2017
Artemisia Gentileschi al Museo di Roma
Artemisia Gentileschi, Autoritratto come suonatrice di liuto, 1617-18 ca., Olio su tela, 50.2 x 65.5 cm, Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art CT, Charles H. Schwartz Endowment Fund | © Allen Phillips/Wadsworth Atheneum
L.S.
28/11/2016
Roma - Saranno circa novanta le opere che giungeranno nella capitale per tessere un ritratto di Artemisia Gentileschi, artista appassionata a cui il Museo di Roma a Palazzo Braschi renderà omaggio dal 30 novembre 2016 al 7 maggio 2017.
Firenze, Roma e Napoli, le tre città che che furono quinta della sua agitata esistenza, saranno il contrappunto di un percorso approfondito e avvalorato da un solido impianto scientifico teso ad esaminare gli scambi e le influenze che segnarono la ricerca e la vita dell'artista.

Per la mostra ideata da Nicola Spinosa e curata dallo stesso Spinosa per la sezione napoletana, da Francesca Baldassarri per la sezione fiorentina e da Judith Mann per la sezione romana, fondamentale è la prestigiosa trama di prestiti costruita grazie alla generosità dei principali musei del mondo, dal Metropolitan di New York al Museo Nazionale di Capodimonte, dalla Galleria Palatina di Firenze al Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut.
Un'occasione rara per ammirare riuniti capolavori di straordinario impatto come il drammatico e feroce Giuditta che taglia la testa a Oloferne che lega la sua storia al terribile episodio di stupro che la pittrice denunciò pubblicamente. E poi ancora "Autoritratto come suonatrice di liuto", "Ester e Assuero", oltre ai dipinti di importanti protagonisti del Seicento come Simon Vouet, Antiveduto Grammatica, Cristofono Allori e Giuseppe Ribera.
Vedi anche:
• Artemisia Gentileschi
• Artemisia Lomi Gentileschi
• FOTO: La grande Artemisia
• Guida d'arte di Roma
Firenze, Roma e Napoli, le tre città che che furono quinta della sua agitata esistenza, saranno il contrappunto di un percorso approfondito e avvalorato da un solido impianto scientifico teso ad esaminare gli scambi e le influenze che segnarono la ricerca e la vita dell'artista.

Per la mostra ideata da Nicola Spinosa e curata dallo stesso Spinosa per la sezione napoletana, da Francesca Baldassarri per la sezione fiorentina e da Judith Mann per la sezione romana, fondamentale è la prestigiosa trama di prestiti costruita grazie alla generosità dei principali musei del mondo, dal Metropolitan di New York al Museo Nazionale di Capodimonte, dalla Galleria Palatina di Firenze al Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut.
Un'occasione rara per ammirare riuniti capolavori di straordinario impatto come il drammatico e feroce Giuditta che taglia la testa a Oloferne che lega la sua storia al terribile episodio di stupro che la pittrice denunciò pubblicamente. E poi ancora "Autoritratto come suonatrice di liuto", "Ester e Assuero", oltre ai dipinti di importanti protagonisti del Seicento come Simon Vouet, Antiveduto Grammatica, Cristofono Allori e Giuseppe Ribera.
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