Al MAXXI di Roma fino al 29 aprile 2018
Gravity: arte e scienza dopo Einstein
ph. Musacchio & Ianniello, courtesy Fondazione MAXXI |
"Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein"
Francesca Grego
05/12/2017
Roma - L’arte incontra la scienza in un affascinante connubio nelle sale del MAXXI.
Dalla collaborazione del Museo delle Arti del XXI Secolo con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nasce Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein, un inedito progetto espositivo che indaga con gli occhi degli artisti le rivoluzionarie conseguenze della Teoria della Relatività Generale.
Un percorso intrigante e ricco di suggestioni alla scoperta di una delle novità più dirompenti del Novecento, che nel 1915 ha cambiato radicalmente la nostra visione dell’universo e tuttora continua a ispirare la ricerca di studiosi e creativi.
Installazioni scientifiche, simulazioni di esperimenti e reperti storici, come il cannocchiale di Galileo e lo Specchio di Virgo (l’interferometro laser che capta le onde gravitazionali), dialogano con opere di artisti moderni e contemporanei, da Marcel Duchamp ad Allora & Calzadilla, Laurent Grasso, Peter Fischli e David Weiss, Tomàs Saraceno, quest’ultimo nella doppia veste di autore e curatorial advisor.
Ad accogliere i visitatori è il modello della Sonda Cassini, che prima di distruggersi a 1200 milioni di chilometri dalla Terra ne ha viste di tutti i colori, in un viaggio spaziale durato 20 anni: ha attraversato fasce di asteroidi, ci ha regalato informazioni e immagini ravvicinate di Venere e di Giove, ha sorvolato i mari di metano liquido di Titano e la “tempesta esagonale” di Saturno, tra i cui anelli si è “tuffata” per 22 volte.
Ora campeggia sospesa nell’aria nella grande hall disegnata da Zaha Hadid, insieme a due palloni aerostatici specchianti concepiti da Tomàs Saraceno per captare i suoni impercettibili dell’universo.
Un anticipo della grande meta-installazione Cosmic Concert, protagonista della sezione “Spaziotempo”, in cui l’artista argentino prova a rendere visibile l’immensa rete di relazioni che dà forma allo Spazio e alla vita. Suoni, vibrazioni e segnali visivi interagiscono tra loro e con i movimenti dei visitatori, dando origine a una sinfonia che ingloba la storia delle visioni cosmiche dall’antichità ad oggi.
Metafora della misteriosa trama dell’universo, la tela tessuta in diretta dal ragno Nephila Senegalensis al centro dell’opera Echoes of the Aracnid Orchestra with Cosmic Dust, di cui un interferometro modificato da Saraceno rileva ogni minuscolo movimento.
Pochi passi più in là, un’installazione realizzata dall’artista in collaborazione con l’Istituto di Fisica Nucleare ci porta i suoni degli abissi marini captati al largo di Capo Passero, in Sicilia, mentre un video restituisce l’immagine della Grande Nube di Magellano, la galassia distante 163 mila anni luce capace di raccontarci violenti fenomeni avvenuti milioni di anni fa, filmata dal Salar de Uyuni in Bolivia, il più grande deserto di sale del mondo.
Intorno strumenti scientifici di epoche diverse – da una Sfera Armillare del Seicento al rilevatore di onde gravitazionali Nautilus del 1992 e al modello del satellite Lisa Pathfinder – si dispongono intorno al video The Way Things Go di Peter Fischli e David Weiss e all’opera di Marcel Duchamp 3 Stoppages étalon, una precoce riflessione sui parametri con cui l’uomo pretende di conoscere lo spazio e il tempo, che rivela come il pensiero di Einstein abbia iniziato prestissimo a influenzare anche l’arte.
Il capitolo successivo, “Confini” esplora i limiti della nostra percezione dell’universo, ma permette anche di sperimentare le ipotetiche evoluzioni delle galassie attraverso un’installazione interattiva, per poi giungere al gran finale nella sezione “Crisi”. Oltre il titolo apparentemente minaccioso, si schiudono le sorprendenti possibilità di rigenerazione del cosmo e della conoscenza scientifica, che si rinnova proprio attraverso la messa in discussione delle proprie certezze.
Qui il dispositivo immersivo Curvare lo spazio invita il visitatore a immergersi nello Spazio-Tempo e a deformarlo con la propria massa, ricostruendo alcune fasi decisive della scoperta della Relatività einsteniana, mentre la video-installazione The Great Silence di Allora e Calzadilla, creata insieme allo scrittore di fantascienza Ted Chiang, riflette sul rapporto degli esseri umani con l’ambiente cosmico: al centro, il potentissimo radiotelescopio Arecibo e un pappagallo dalle spiccate capacità di apprendimento, due simboli dell’anelito alla comunicazione tra diverse specie viventi.
Un ricco programma di incontri, proiezioni cinematografiche, documentari, reading teatrali, approfondimenti interdisciplinari gratuiti realizzati con il sostegno di Enel e Leonardo farà da corollario alla mostra per tutta la sua durata, con la partecipazione di scienziati, filosofi, artisti e divulgatori: dall’astronauta Samantha Cristoforetti al direttore del Cern Fabiola Gianotti, dai neurobiologi Harald Atmanspacher e Semir Zeki a Neri Marcorè e alla chef stellata Cristina Bowerman, per finire con laboratori per scuole, bambini e famiglie.
Curata da Luigia Lonardelli (MAXXI), Vincenzo Napolano (INFN) e Andrea Zanini (ASI) con la consulenza scientifica di Giovanni Amelino-Camelia, Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein sarà in programma al MAXXI fino al 29 aprile 2018.
Dalla collaborazione del Museo delle Arti del XXI Secolo con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nasce Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein, un inedito progetto espositivo che indaga con gli occhi degli artisti le rivoluzionarie conseguenze della Teoria della Relatività Generale.
Un percorso intrigante e ricco di suggestioni alla scoperta di una delle novità più dirompenti del Novecento, che nel 1915 ha cambiato radicalmente la nostra visione dell’universo e tuttora continua a ispirare la ricerca di studiosi e creativi.
Installazioni scientifiche, simulazioni di esperimenti e reperti storici, come il cannocchiale di Galileo e lo Specchio di Virgo (l’interferometro laser che capta le onde gravitazionali), dialogano con opere di artisti moderni e contemporanei, da Marcel Duchamp ad Allora & Calzadilla, Laurent Grasso, Peter Fischli e David Weiss, Tomàs Saraceno, quest’ultimo nella doppia veste di autore e curatorial advisor.
Ad accogliere i visitatori è il modello della Sonda Cassini, che prima di distruggersi a 1200 milioni di chilometri dalla Terra ne ha viste di tutti i colori, in un viaggio spaziale durato 20 anni: ha attraversato fasce di asteroidi, ci ha regalato informazioni e immagini ravvicinate di Venere e di Giove, ha sorvolato i mari di metano liquido di Titano e la “tempesta esagonale” di Saturno, tra i cui anelli si è “tuffata” per 22 volte.
Ora campeggia sospesa nell’aria nella grande hall disegnata da Zaha Hadid, insieme a due palloni aerostatici specchianti concepiti da Tomàs Saraceno per captare i suoni impercettibili dell’universo.
Un anticipo della grande meta-installazione Cosmic Concert, protagonista della sezione “Spaziotempo”, in cui l’artista argentino prova a rendere visibile l’immensa rete di relazioni che dà forma allo Spazio e alla vita. Suoni, vibrazioni e segnali visivi interagiscono tra loro e con i movimenti dei visitatori, dando origine a una sinfonia che ingloba la storia delle visioni cosmiche dall’antichità ad oggi.
Metafora della misteriosa trama dell’universo, la tela tessuta in diretta dal ragno Nephila Senegalensis al centro dell’opera Echoes of the Aracnid Orchestra with Cosmic Dust, di cui un interferometro modificato da Saraceno rileva ogni minuscolo movimento.
Pochi passi più in là, un’installazione realizzata dall’artista in collaborazione con l’Istituto di Fisica Nucleare ci porta i suoni degli abissi marini captati al largo di Capo Passero, in Sicilia, mentre un video restituisce l’immagine della Grande Nube di Magellano, la galassia distante 163 mila anni luce capace di raccontarci violenti fenomeni avvenuti milioni di anni fa, filmata dal Salar de Uyuni in Bolivia, il più grande deserto di sale del mondo.
Intorno strumenti scientifici di epoche diverse – da una Sfera Armillare del Seicento al rilevatore di onde gravitazionali Nautilus del 1992 e al modello del satellite Lisa Pathfinder – si dispongono intorno al video The Way Things Go di Peter Fischli e David Weiss e all’opera di Marcel Duchamp 3 Stoppages étalon, una precoce riflessione sui parametri con cui l’uomo pretende di conoscere lo spazio e il tempo, che rivela come il pensiero di Einstein abbia iniziato prestissimo a influenzare anche l’arte.
Il capitolo successivo, “Confini” esplora i limiti della nostra percezione dell’universo, ma permette anche di sperimentare le ipotetiche evoluzioni delle galassie attraverso un’installazione interattiva, per poi giungere al gran finale nella sezione “Crisi”. Oltre il titolo apparentemente minaccioso, si schiudono le sorprendenti possibilità di rigenerazione del cosmo e della conoscenza scientifica, che si rinnova proprio attraverso la messa in discussione delle proprie certezze.
Qui il dispositivo immersivo Curvare lo spazio invita il visitatore a immergersi nello Spazio-Tempo e a deformarlo con la propria massa, ricostruendo alcune fasi decisive della scoperta della Relatività einsteniana, mentre la video-installazione The Great Silence di Allora e Calzadilla, creata insieme allo scrittore di fantascienza Ted Chiang, riflette sul rapporto degli esseri umani con l’ambiente cosmico: al centro, il potentissimo radiotelescopio Arecibo e un pappagallo dalle spiccate capacità di apprendimento, due simboli dell’anelito alla comunicazione tra diverse specie viventi.
Un ricco programma di incontri, proiezioni cinematografiche, documentari, reading teatrali, approfondimenti interdisciplinari gratuiti realizzati con il sostegno di Enel e Leonardo farà da corollario alla mostra per tutta la sua durata, con la partecipazione di scienziati, filosofi, artisti e divulgatori: dall’astronauta Samantha Cristoforetti al direttore del Cern Fabiola Gianotti, dai neurobiologi Harald Atmanspacher e Semir Zeki a Neri Marcorè e alla chef stellata Cristina Bowerman, per finire con laboratori per scuole, bambini e famiglie.
Curata da Luigia Lonardelli (MAXXI), Vincenzo Napolano (INFN) e Andrea Zanini (ASI) con la consulenza scientifica di Giovanni Amelino-Camelia, Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein sarà in programma al MAXXI fino al 29 aprile 2018.
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