Fino al 1° ottobre nella sede romana di Fendi
Il grande teatro delle civiltà di Pomodoro va in scena al Colosseo quadrato
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, La Macchina (Egisto), Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Samantha De Martin
19/05/2023
Roma - Un vivace “teatro” autobiografico va in scena al Palazzo della Civiltà Italiana, quartier generale di Fendi.
Protagoniste sono trenta opere realizzate da Arnaldo Pomodoro tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021, accanto a una serie di materiali d’archivio – fotografie, bozzetti, documenti, disegni, molti dei quali inediti – che evocano lo spirito e l’atmosfera dello studio e dell’archivio dell’artista di Morciano di Romagna.
Il Grande Teatro delle Civiltà, questo il titolo della mostra in corso fino al 1° ottobre, esplora l’interconnessione, nella pratica di Pomodoro, fra arti visive e arti sceniche, evidenziando il rapporto tra la dimensione progettuale dell’opera e la sua realizzazione.
Il percorso inizia all’esterno dell’edificio con quattro sculture: Forme del mito (1983) – Il potere (Agamennone), L’ambizione (Clitennestra), La macchina (Egisto) e La profezia (Cassandra) tratte dalle macchine sceniche realizzate per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò, ispirato all’Orestea di Eschilo, svoltosi sui ruderi della piazza di Gibellina.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Le quattro Forme del mito, insinuandosi come quinte tra il Palazzo, il paesaggio e la comunità urbana circostante, ridisegnano l’edificio, trasformando il cosiddetto Colosseo Quadrato – elemento architettonico simbolo del Modernismo e del Razionalismo italiano – in un’opera aperta, reinterpretabile e quindi non del tutto definita.
Nel vestibolo di ingresso del Palazzo delle Civiltà Italiana, due opere-costume - il Costume di Didone e il Costume di Creonte - realizzate dall’artista per due spettacoli teatrali, richiamano le iconografie e la drammaturgia della Grecia arcaica, così come le tecniche tradizionali delle opere d’arte africane e asiatiche, riattivando il racconto delle storie leggendarie di Didone e di Edipo.
Il pubblico è invitato a entrare in due sale speculari e in una sala di raccordo, concepite come due atti di un’opera teatrale con un intermezzo. A occupare gli ambienti principali sono due opere di colore opposto, allestite simmetricamente: Le battaglie (1995), in nero - che evoca la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, capolavoro del Rinascimento - e Movimento in piena aria e nel profondo (1996-1997), in bianco.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Costume di Didone, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Quest'ultimo intervento allude all’agire scultoreo come “scavo dentro la complessità delle cose”. Ad approfondire il racconto della ricerca di Pomodoro sono la Grande tavola della memoria (1959-1965), una riflessione sul bassorilievo e sulla tecnica antica della fusione sull’osso di seppia, e Il cubo (1961-1962), che coincide con l’avvio di una ricerca sulle forme elementari della geometria euclidea.
Continuum (2010) è un grandioso rilievo occupato dai segni caratteristici delle prime opere dell’artista, con i codici e l’inventario di tutta la sua “scrittura”. Allestiti dentro bacheche cassettiere e rastrelliere apribili e consultabili dai visitatori, come per richiamare l’atmosfera dello studio dell’artista e lo spirito del suo archivio, sono presentati in mostra diversi materiali progettuali e documentari, perlopiù inediti, tra libri d’artista, schizzi, disegni, modellini, lettere, fotografie.
Allestita all’esterno, ma visibile dalle vetrate del Palazzo, la Rotativa di Babilonia (1991), con la sua forma circolare, suggerisce l’idea di un movimento ciclico e continuo che si compie nel tempo e nello spazio. Il percorso si conclude sul loggiato del terzo piano con Osso di seppia (2011-2021).
La mostra, a ingresso libero, è visitabile fino al 1° ottobre da lunedì a domenica, dalle 10 alle 20, ad eccezione del 15 agosto.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Rotativa di Babilonia, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Protagoniste sono trenta opere realizzate da Arnaldo Pomodoro tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021, accanto a una serie di materiali d’archivio – fotografie, bozzetti, documenti, disegni, molti dei quali inediti – che evocano lo spirito e l’atmosfera dello studio e dell’archivio dell’artista di Morciano di Romagna.
Il Grande Teatro delle Civiltà, questo il titolo della mostra in corso fino al 1° ottobre, esplora l’interconnessione, nella pratica di Pomodoro, fra arti visive e arti sceniche, evidenziando il rapporto tra la dimensione progettuale dell’opera e la sua realizzazione.
Il percorso inizia all’esterno dell’edificio con quattro sculture: Forme del mito (1983) – Il potere (Agamennone), L’ambizione (Clitennestra), La macchina (Egisto) e La profezia (Cassandra) tratte dalle macchine sceniche realizzate per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò, ispirato all’Orestea di Eschilo, svoltosi sui ruderi della piazza di Gibellina.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Le quattro Forme del mito, insinuandosi come quinte tra il Palazzo, il paesaggio e la comunità urbana circostante, ridisegnano l’edificio, trasformando il cosiddetto Colosseo Quadrato – elemento architettonico simbolo del Modernismo e del Razionalismo italiano – in un’opera aperta, reinterpretabile e quindi non del tutto definita.
Nel vestibolo di ingresso del Palazzo delle Civiltà Italiana, due opere-costume - il Costume di Didone e il Costume di Creonte - realizzate dall’artista per due spettacoli teatrali, richiamano le iconografie e la drammaturgia della Grecia arcaica, così come le tecniche tradizionali delle opere d’arte africane e asiatiche, riattivando il racconto delle storie leggendarie di Didone e di Edipo.
Il pubblico è invitato a entrare in due sale speculari e in una sala di raccordo, concepite come due atti di un’opera teatrale con un intermezzo. A occupare gli ambienti principali sono due opere di colore opposto, allestite simmetricamente: Le battaglie (1995), in nero - che evoca la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, capolavoro del Rinascimento - e Movimento in piena aria e nel profondo (1996-1997), in bianco.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Costume di Didone, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
Quest'ultimo intervento allude all’agire scultoreo come “scavo dentro la complessità delle cose”. Ad approfondire il racconto della ricerca di Pomodoro sono la Grande tavola della memoria (1959-1965), una riflessione sul bassorilievo e sulla tecnica antica della fusione sull’osso di seppia, e Il cubo (1961-1962), che coincide con l’avvio di una ricerca sulle forme elementari della geometria euclidea.
Continuum (2010) è un grandioso rilievo occupato dai segni caratteristici delle prime opere dell’artista, con i codici e l’inventario di tutta la sua “scrittura”. Allestiti dentro bacheche cassettiere e rastrelliere apribili e consultabili dai visitatori, come per richiamare l’atmosfera dello studio dell’artista e lo spirito del suo archivio, sono presentati in mostra diversi materiali progettuali e documentari, perlopiù inediti, tra libri d’artista, schizzi, disegni, modellini, lettere, fotografie.
Allestita all’esterno, ma visibile dalle vetrate del Palazzo, la Rotativa di Babilonia (1991), con la sua forma circolare, suggerisce l’idea di un movimento ciclico e continuo che si compie nel tempo e nello spazio. Il percorso si conclude sul loggiato del terzo piano con Osso di seppia (2011-2021).
La mostra, a ingresso libero, è visitabile fino al 1° ottobre da lunedì a domenica, dalle 10 alle 20, ad eccezione del 15 agosto.
Arnaldo Pomodoro, Il grande teatro delle civiltà, Rotativa di Babilonia, Roma, Palazzo della Civiltà Italiana | Courtesy FENDI & Fondazione Arnaldo Pomodoro
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