Alla GNAM di Roma e alla Galleria del Credito Valtellinese
L'arte racconta il Sessantotto
Giacomo Spadari, Vietkong, 1970, acrilico su tela, 120 x 120 cm. Ph. Fabrizio Stipari
Samantha De Martin
02/10/2017
Roma - Venti di ribellione e di speranza rivoluzionaria hanno incalzato da sempre anche l'arte con le loro potenti raffiche, generando correnti che hanno depositato su tele, documenti e fotografie, tutta la vibrante frenesia dei mitici, turbolenti anni Sessanta.
A Roma e a Milano due mostre ricordano le influenze che quell'epoca ha avuto sul pensiero e sulle opere di molti artisti.
A Roma È solo un inizio. 1968
Nella Capitale, Ce n'est qu'un début è un monito che diventa elogio dell'incompiuto, un invito ad andare oltre un consuntivo fatto solo di vittorie e di sconfitte, a investigare quel cortocircuito tra politica, creatività e arte, che inaugura alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea la prima mostra in Italia dedicata al Sessantotto.
È solo un inizio. 1968 non è solo il titolo della mostra a cura di Ester Coen e in programma dal 3 ottobre al 14 gennaio, ma un invito a scrutare i processi, il divenire, l'arte, la vita che non saranno mai più le stesse, nonostante niente, dopo di loro, rappresenti una conquista perenne.
In questo processo l'arte ha raccolto il fascino delle tante correnti che, in quegli anni, sono emerse e si sono propagate, sebbene con diversi metodi e progettualità. Dal minimalismo al concettuale, dall'arte povera alla land art, differenti movimenti si sono fatti spazio accanto a un radicale rinnovamento del pensiero e delle arti, espresso attraverso la moda e il design.
Più che giudicare i fini ed esprimersi circa l'adeguatezza dei mezzi, l'esposizione in programma a Roma vuole essere un racconto di “ciò che comincia”, avvalendosi di capolavori di Franco Angeli e Gino De Dominicis, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, Maro Merz e Schifano, ma anche di opere appartenenti alla collezione della GNAM - Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea - dai lavori di Tano Festa a quelli di Giosetta Fioroni, Christo, Andy Warhol.
La sfida di questo appuntamento è di rimettere in gioco l'inimitabile e irripetibile produzione artistica di quella stagione riproponendola al pubblico di 50 anni dopo, raccontandola con gli occhi dei protagonisti di allora, ma anche con la voce degli analisti della contemporaneità.
Ad accompagnare la mostra, il Giornale-Catalogo È solo un inizio. 1968 con il testo di Ester Coen e gli interventi, tra gli altri, di Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Goffredo Fofi, Franco Piperno, Rossana Rossanda, Lea Vergine.
L'arte ribelle in mostra a Milano
Ci sono i Viet Cong di Giacomo Spadari, la Storia di Pigmalione di Sergio Fergola, la Donna che corre di Giuseppe Guareschi, i grandi occhi di Greta Garbo ritratti da Titina Maselli, e ancora opere di Vincenzo Agnetti e Mario Ceroli, Emilio Isgrò e Mario Schifano ad accompagnare il visitatore lungo un percorso che, a distanza di 50 anni, indaga tutte quelle espressioni artistiche sviluppatesi a partire dal 1965 e chiaramente ispirate alla protesta politica, alle spinte libertarie, alla speranza rivoluzionaria, in una parola al Sessantotto.
Arte ribelle. 1968-1978 Artisti e gruppi del Sessantotto porta alla Galleria del Credito Valtellinese, dal 12 ottobre al 9 dicembre, un ristretto gruppo di artisti, attivi tra Roma e Milano, mettendo a confronto i linguaggi “alti” della pittura e dell'arte concettuale, con quelli “bassi” delle riviste illustrate.
In questo vivace palcoscenico che racconta l'incontro cruciale tra l'arte e la protesta politica, un vento di ribellione e di speranza travolge lo spettatore.
«Se la Francia - affermano i due direttori artistici delle Gallerie del Credito Valtellinese, Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra - ha celebrato la sua “Figuration Narrative” con una mostra al Centre Pompidou nel maggio del 2008, ci pare opportuno che Milano - cuore della protesta studentesca e operaia italiana - faccia altrettanto con gli artisti e anche coi semplici illustratori, che furono testimoni attivi di quella stagione, e che costituirono un esempio importante, duraturo e linguisticamente non secondo a nessuno nell’Europa di quell’epoca».
Saranno circa 80 opere, tra documenti illustrati, tele e testimonianze fotografiche centrate sui costumi dell'epoca, a far rivivere l'arte di quegli anni, insieme al catalogo che accompagna la mostra e che costituisce uno strumento importante per comprendere l'universo dell'immaginario figurativo di quegli anni, grazie anche ai saggi e alle interviste inedite ai protagonisti.
L'appuntamento milanese avrà un'importante corrispondenza tematica, sebbene non temporale, a Fano. La Galleria Carifano in Palazzo Corbelli ospita infatti un'originale indagine su Cesare Marraccini, “il profeta sorridente”, protagonista, in qualità di collezionista e amico di molti artisti, di quell’Italia dell’arte tra gli anni Sessanta e Ottanta che è anche l'oggetto della grande esposizione milanese. In mostra verranno esposte una cinquantina di opere di artisti, da Luca Alinari a Giacomo Spadari, da Sergio Sarri ad Antonio Recalcati, a dimostrazione del fatto che l’arte “ribelle” non sia stata una semplice esperienza circoscritta alle grandi città, ma un movimento che ha affascinato anche la provincia vivace e curiosa.
Leggi anche:
• Arte ribelle 1968-1978. Artisti e gruppi del Sessantotto
• È solo un inizio. 1968
A Roma e a Milano due mostre ricordano le influenze che quell'epoca ha avuto sul pensiero e sulle opere di molti artisti.
A Roma È solo un inizio. 1968
Nella Capitale, Ce n'est qu'un début è un monito che diventa elogio dell'incompiuto, un invito ad andare oltre un consuntivo fatto solo di vittorie e di sconfitte, a investigare quel cortocircuito tra politica, creatività e arte, che inaugura alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea la prima mostra in Italia dedicata al Sessantotto.
È solo un inizio. 1968 non è solo il titolo della mostra a cura di Ester Coen e in programma dal 3 ottobre al 14 gennaio, ma un invito a scrutare i processi, il divenire, l'arte, la vita che non saranno mai più le stesse, nonostante niente, dopo di loro, rappresenti una conquista perenne.
In questo processo l'arte ha raccolto il fascino delle tante correnti che, in quegli anni, sono emerse e si sono propagate, sebbene con diversi metodi e progettualità. Dal minimalismo al concettuale, dall'arte povera alla land art, differenti movimenti si sono fatti spazio accanto a un radicale rinnovamento del pensiero e delle arti, espresso attraverso la moda e il design.
Più che giudicare i fini ed esprimersi circa l'adeguatezza dei mezzi, l'esposizione in programma a Roma vuole essere un racconto di “ciò che comincia”, avvalendosi di capolavori di Franco Angeli e Gino De Dominicis, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, Maro Merz e Schifano, ma anche di opere appartenenti alla collezione della GNAM - Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea - dai lavori di Tano Festa a quelli di Giosetta Fioroni, Christo, Andy Warhol.
La sfida di questo appuntamento è di rimettere in gioco l'inimitabile e irripetibile produzione artistica di quella stagione riproponendola al pubblico di 50 anni dopo, raccontandola con gli occhi dei protagonisti di allora, ma anche con la voce degli analisti della contemporaneità.
Ad accompagnare la mostra, il Giornale-Catalogo È solo un inizio. 1968 con il testo di Ester Coen e gli interventi, tra gli altri, di Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Goffredo Fofi, Franco Piperno, Rossana Rossanda, Lea Vergine.
L'arte ribelle in mostra a Milano
Ci sono i Viet Cong di Giacomo Spadari, la Storia di Pigmalione di Sergio Fergola, la Donna che corre di Giuseppe Guareschi, i grandi occhi di Greta Garbo ritratti da Titina Maselli, e ancora opere di Vincenzo Agnetti e Mario Ceroli, Emilio Isgrò e Mario Schifano ad accompagnare il visitatore lungo un percorso che, a distanza di 50 anni, indaga tutte quelle espressioni artistiche sviluppatesi a partire dal 1965 e chiaramente ispirate alla protesta politica, alle spinte libertarie, alla speranza rivoluzionaria, in una parola al Sessantotto.
Arte ribelle. 1968-1978 Artisti e gruppi del Sessantotto porta alla Galleria del Credito Valtellinese, dal 12 ottobre al 9 dicembre, un ristretto gruppo di artisti, attivi tra Roma e Milano, mettendo a confronto i linguaggi “alti” della pittura e dell'arte concettuale, con quelli “bassi” delle riviste illustrate.
In questo vivace palcoscenico che racconta l'incontro cruciale tra l'arte e la protesta politica, un vento di ribellione e di speranza travolge lo spettatore.
«Se la Francia - affermano i due direttori artistici delle Gallerie del Credito Valtellinese, Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra - ha celebrato la sua “Figuration Narrative” con una mostra al Centre Pompidou nel maggio del 2008, ci pare opportuno che Milano - cuore della protesta studentesca e operaia italiana - faccia altrettanto con gli artisti e anche coi semplici illustratori, che furono testimoni attivi di quella stagione, e che costituirono un esempio importante, duraturo e linguisticamente non secondo a nessuno nell’Europa di quell’epoca».
Saranno circa 80 opere, tra documenti illustrati, tele e testimonianze fotografiche centrate sui costumi dell'epoca, a far rivivere l'arte di quegli anni, insieme al catalogo che accompagna la mostra e che costituisce uno strumento importante per comprendere l'universo dell'immaginario figurativo di quegli anni, grazie anche ai saggi e alle interviste inedite ai protagonisti.
L'appuntamento milanese avrà un'importante corrispondenza tematica, sebbene non temporale, a Fano. La Galleria Carifano in Palazzo Corbelli ospita infatti un'originale indagine su Cesare Marraccini, “il profeta sorridente”, protagonista, in qualità di collezionista e amico di molti artisti, di quell’Italia dell’arte tra gli anni Sessanta e Ottanta che è anche l'oggetto della grande esposizione milanese. In mostra verranno esposte una cinquantina di opere di artisti, da Luca Alinari a Giacomo Spadari, da Sergio Sarri ad Antonio Recalcati, a dimostrazione del fatto che l’arte “ribelle” non sia stata una semplice esperienza circoscritta alle grandi città, ma un movimento che ha affascinato anche la provincia vivace e curiosa.
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