Zoom sul capolavoro della Galleria Borghese

La bellezza secondo Canova: Paolina Borghese come Venere vincitrice

Antonio Canova, Paolina Borghese Bonaparte come Venere vincitrice, 1804, Marmo di Carrara, Roma, Galleria Borghese
 

Francesca Grego

20/03/2020

Roma - Se non fosse per il grande Antonio Canova, probabilmente ci saremmo dimenticati di lei. Invece da più di 200 anni Paolina Borghese resta placidamente distesa sulla sua chaise longue e nella nostra immaginazione, incurante dei segni del tempo.  La sua bellezza sembra perdersi in un mondo distante, e tuttavia ci tocca l’anima. A chi ritiene che il neoclassico sia sinonimo di freddezza riserva una sonora smentita. La verità è che da quando uscì, splendente, dal laboratorio del Maestro di Possagno, non fece altro che suscitare scandalo, curiosità, ammirazione. E quando arrivò a Roma, fu la fortuna dei servitori di casa Borghese: viaggiatori di passaggio e abitanti dell’Urbe allungavano mance esorbitanti per entrare nel palazzo di Campo Marzio e contemplarla, anche solo per pochi minuti.

Ma chi era Paolina?

Paolina Borghese Bonaparte era la sorella minore di Napoleone, la più amata. Sposò in seconde nozze il principe romano Camillo Borghese, uomo chiave in Italia per il novello imperatore e provvidenziale per mettere a tacere i pettegolezzi sulla tenuta libertina della principessa.  Regina della mondanità, Paolina era capricciosa, affascinante, bisognosa d’affetto, stravagante, profondamente innamorata del fratello. E naturalmente chiacchieratissima. Ma non certo così bella: era piccola di statura, aveva occhi grandi e vivaci, curava la sua pelle bianchissima con bagni di latte. E si crucciava ogni giorno per le sue orecchie a sventola. Canova ne idealizzò la figura, eternando nel marmo “un sentimento e un temperamento, più che una persona”, come ha scritto lo storico dell’arte Antonio Paolucci.



Perché Paolina veste - si fa per dire - i panni di una dea?
Entusiasmo per l’antico ed esigenze celebrative vanno a braccetto nell’Ottocento neoclassico. Specie se si tratta di scolpire la sorella dell’imperatore. Già Napoleone, infatti, si era fatto rappresentare da Canova nelle sembianze di Marte Pacificatore, una statua che oggi possiamo ammirare alla Pinacoteca di Brera.  A commissionare il ritratto di Paolina subito dopo le nozze fu il secondo marito Camillo Borghese, che con scarsa gratitudine lei definiva “Sua Serenissima Stupidità”.  Il progetto iniziale prevedeva che la statua avesse gli attributi di Diana, dea della luna e della caccia. Ma Paolina si oppose. Così fu scelta Venere, che offriva anche l’occasione di magnificare la famiglia del suo sposo: secondo la leggenda, infatti, i Borghese discendevano dall’eroe virgiliano Enea, figlio della dea dell’amore.
 
Perché Venere stringe una mela nella mano sinistra?

È il famigerato pomo della discordia, che secondo Omero diede origine alla guerra di Troia. Secondo il mito Minerva, Venere e Diana si contendevano il primato della bellezza. L’uomo più bello della terra, il principe troiano Paride, fu chiamato a risolvere la controversia assegnando alla prescelta una mela. Il favore di Paride andò alla dea dell’amore, scatenando le ire delle altre e il conflitto più celebrato del mondo antico. Per questo Paolina Bonaparte giace fiera e incurante sulla sua dormeuse: ha appena trionfato in un prestigiosissimo concorso di bellezza. È la più bella tra le dee.


 
Dal mito antico al capolavoro neoclassico
“Canova non copia i Greci ma inventa, come avevano fatto i Greci, una nuova bellezza”. Nessuno come Stendhal ha saputo descrivere l’essenza dell’arte del maestro di Possagno. E Paolina Borghese come Venere vincitrice è uno straordinario esempio del concetto di bellezza ideale che ne guidò le azioni. Una grazia divina e idealizzata spira dalle sue forme perfette, ma una mano sapiente infonde vita al candore del marmo, che si piega come pelle giovane, si fa velo o morbido cuscino, si scalda del tepore della carne. Proprio mentre il celebre Ermafrodito di Bernini prende la via di Parigi per volontà di Napoleone, Canova – che si era opposto fieramente alla vendita – ne restituisce una versione moderna e al femminile: lo stupefacente materasso che sembra affondare sotto il peso della dea ne rappresenta una citazione diretta, mentre la posa della principessa sull’agrippina (la chaise longue degli antichi) evoca i sarcofagi etruschi e romani,  le Veneri di Correggio, di Tiziano e di Giorgione.
Dal bracciale al giaciglio, dettagli preziosi fanno della Paolina Borghese un capolavoro da ammirare con calma e attenzione. Ma è impossibile resistere al fascino della sua superficie levigata, che il maestro rese ancor più lucente applicando come finitura la pregiata acqua di rota.

Perché il destino della statua è legato alla storia di Napoleone?
Quando Canova realizza la scultura, Napoleone si è appena proclamato Imperatore dei Francesi a Notre-Dame. Impossibile considerarla semplicemente una commissione privata: un personaggio così ingombrante getta automaticamente la propria luce su tutta la famiglia, così come in seguito la trascinerà nell’ombra. L’apologia della bellezza di Paolina Bonaparte è una celebrazione indiretta del grande condottiero, tanto più che Canova ne è lo scultore ufficiale.  Il destino della statua segue passo passo le evoluzioni della storia: esposta in pompa magna nella residenza dei Borghese a Torino, dove Camillo è Governatore dei Dipartimenti Transalpini, alla caduta di Napoleone sarà trasferita a Roma e dopo qualche anno chiusa in una cassa per evitare problemi con la corte pontificia. Una decisione condivisa e caldeggiata da Paolina che, ormai quarantenne, scrive al marito di non mostrare più a nessuno quella statua che “sfiora l’indecenza”.


 
Paolina Bonaparte posò nuda per Canova?
La domanda serpeggiò clamorosamente in tutta l’alta società europea quando l’opera apparve per la prima volta in pubblico. Nonostante l’eleganza neoclassica della scultura, che la sorella dell’imperatore si mostrasse seminuda in una posa così sensuale destava un certo scandalo. Paolina non si scompose. Quando qualcuno osava interrogarla, rispondeva imperturbabile e maliziosa: “Ma la stanza era ben riscaldata!” oppure “Ogni velo può cadere davanti a Canova”.  Difficile appurare la verità. Tuttavia conosciamo il modo in cui, dal Rinascimento in poi, pittori e scultori hanno risolto situazioni imbarazzanti come questa: ritraendo il soggetto vestito e spogliandone soltanto l’immagine, magari con l’aiuto di una modella.
 
Come ammirare l’opera in tutta la sua bellezza?

La bellezza del capolavoro di Canova non si limita alla visione frontale.  Lo scultore immaginò che potesse essere osservato da diverse angolazioni, ciascuna portatrice di nuove suggestioni e dettagli. A questo scopo inserì alla base della statua un ingranaggio – tuttora funzionante - capace di farla ruotare. Giochi di luci e ombre sempre differenti si rivelavano agli ospiti dei Borghese, enfatizzati da una spettacolare illuminazione a lume di candela.
 
Dove si trova oggi la statua di Paolina Bonaparte?
Dal 1838 l’opera si trova nel Casino Pinciano dei Borghese a Roma, all’inizio del Novecento aperto al pubblico come Galleria Borghese. Paolina Bonaparte dà il nome alla Sala I del museo, che conserva gli arredi originali del 1889. Sulla volta i dipinti tardo settecenteschi di Domenico De Angelis raccontano le Storie di Venere e di Enea. Intorno al capolavoro di Canova si dispongono opere preziose, come il Bacco Herm di Luigi Valadier o l’antica scultura di Leda e il Cigno con l’Eros. Per ironia della sorte, i veri pezzi forti della sala partirono per il Louvre al seguito di Napoleone. A compensarli ci pensa sua sorella.



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