Sculture contemporanee nel più grande tempio dell’Urbe imperiale
Marmi come presenze. Le Kòrai di Mattia Bosco al Tempio di Venere e Roma
Mattia Bosco, Kòrai. Tempio di Venere e Roma, Parco Archeologico del Colosseo. Foto Giuseppe D'Aleo I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Francesca Grego
22/09/2023
Roma - È il più grande tempio di Roma antica, inaugurato nel 136 d.C. e rivestito di marmi preziosi provenienti da ogni angolo dell’Impero, parzialmente spoliati nel corso dei secoli. Oggi il Tempio di Venere e Roma si veste di nuovo con 12 sculture concepite espressamente per i suoi spazi da Mattia Bosco, artista contemporaneo scelto dal Parco Archeologico del Colosseo in occasione dell’iniziativa Level 0 di ArtVerona2021.
In Kòrai – questo il titolo del progetto – i preziosi materiali marmorei in uso nell’architettura romana rinascono tra le rovine: in profonda risonanza con il genius loci, l’artista evoca la sensazione di un rimosso che riaffiora, di antichi abitanti che tornano con sembianze diverse, rivelando di essere di casa. Il marmo Cipollino, il Portoro, il rosso Collemandina, il Paonazzo, il Fiordipesco e il bianco di Carrara – un tempo colonne, pavimenti intarsiati e rivestimenti parietali - tornano qui come sculture, riunendo passato, presente e futuro. Bosco realizza le sue opere partendo da pietre e da massi scartati dal lavoro di estrazione, perché privi di una forma adatta alla commercializzazione.
Protagonista attivo del progetto è il tempio, suddiviso in due spazi adiacenti: la cella dedicata alla dea Roma, incarnazione della Città Eterna, e la cella di Venere, divinità dell'amore e della bellezza, progenitrice della Gens Iulia. Nella cella di Roma, disposte in cerchio come danzatrici, si trovano nove sculture a grandezza umana della serie intitolata Kòrai, dal greco κόρη, “fanciulla”, termine che indica una statua votiva femminile. “Le immagino celebrare, come vestali nel tempio, il culto più antico del mondo: il culto della materia di cui è fatto il mondo stesso, la materia che costituisce anche noi”, racconta l’artista.
Le due Sezioni Auree situate nella cella di Venere sono invece l’immagine del tempo allo stato solido: un libro con le pagine saldate le une alle altre, che la scultura apre, svelando l’essenza segreta e luminosa della materia. A chi entra nella pietra, si schiudono le porte del regno dell’immaginazione: la materia opaca si veste di una superficie riflettente e svela la bellezza che scorre attraverso ogni elemento come un filo d’oro. Lo Stonegate scavato nella pietra rappresenta il confine di una dimensione altra, una sorta di passaggio segreto tra epoche diverse.
“Il lavoro di indagine condotto dall’artista sulle potenzialità scultoree dei materiali, la ricerca di un equilibrio misurato tra la natura e le caratteristiche dei diversi elementi dell’opera ed infine l’idea alla base del processo creativo che muove dalla volontà di far affiorare spontaneamente la forma della materia armonizzandola con luoghi e situazioni, sono tutti aspetti profondamente affini alla vocazione e alle attività del Parco archeologico del Colosseo, che ha selezionato l’artista riconoscendo nel suo lavoro le potenzialità creative ed espressive per instaurare un dialogo tra arte antica, archeologia e creatività contemporanea”, ha spiegato il direttore del Parco Alfonsina Russo.
Level 0 è il format di ArtVerona 2021 che ha invitato musei e fondazioni private a individuare ciascuno un artista presente in fiera da promuovere all’interno della loro programmazione futura. Mattia Bosco è stato presentato in fiera dalla galleria Atipografia, mentre il progetto Kòrai al Parco Archeologico del Colosseo è curato da Daniele Fortuna.
In Kòrai – questo il titolo del progetto – i preziosi materiali marmorei in uso nell’architettura romana rinascono tra le rovine: in profonda risonanza con il genius loci, l’artista evoca la sensazione di un rimosso che riaffiora, di antichi abitanti che tornano con sembianze diverse, rivelando di essere di casa. Il marmo Cipollino, il Portoro, il rosso Collemandina, il Paonazzo, il Fiordipesco e il bianco di Carrara – un tempo colonne, pavimenti intarsiati e rivestimenti parietali - tornano qui come sculture, riunendo passato, presente e futuro. Bosco realizza le sue opere partendo da pietre e da massi scartati dal lavoro di estrazione, perché privi di una forma adatta alla commercializzazione.
Protagonista attivo del progetto è il tempio, suddiviso in due spazi adiacenti: la cella dedicata alla dea Roma, incarnazione della Città Eterna, e la cella di Venere, divinità dell'amore e della bellezza, progenitrice della Gens Iulia. Nella cella di Roma, disposte in cerchio come danzatrici, si trovano nove sculture a grandezza umana della serie intitolata Kòrai, dal greco κόρη, “fanciulla”, termine che indica una statua votiva femminile. “Le immagino celebrare, come vestali nel tempio, il culto più antico del mondo: il culto della materia di cui è fatto il mondo stesso, la materia che costituisce anche noi”, racconta l’artista.
Le due Sezioni Auree situate nella cella di Venere sono invece l’immagine del tempo allo stato solido: un libro con le pagine saldate le une alle altre, che la scultura apre, svelando l’essenza segreta e luminosa della materia. A chi entra nella pietra, si schiudono le porte del regno dell’immaginazione: la materia opaca si veste di una superficie riflettente e svela la bellezza che scorre attraverso ogni elemento come un filo d’oro. Lo Stonegate scavato nella pietra rappresenta il confine di una dimensione altra, una sorta di passaggio segreto tra epoche diverse.
“Il lavoro di indagine condotto dall’artista sulle potenzialità scultoree dei materiali, la ricerca di un equilibrio misurato tra la natura e le caratteristiche dei diversi elementi dell’opera ed infine l’idea alla base del processo creativo che muove dalla volontà di far affiorare spontaneamente la forma della materia armonizzandola con luoghi e situazioni, sono tutti aspetti profondamente affini alla vocazione e alle attività del Parco archeologico del Colosseo, che ha selezionato l’artista riconoscendo nel suo lavoro le potenzialità creative ed espressive per instaurare un dialogo tra arte antica, archeologia e creatività contemporanea”, ha spiegato il direttore del Parco Alfonsina Russo.
Level 0 è il format di ArtVerona 2021 che ha invitato musei e fondazioni private a individuare ciascuno un artista presente in fiera da promuovere all’interno della loro programmazione futura. Mattia Bosco è stato presentato in fiera dalla galleria Atipografia, mentre il progetto Kòrai al Parco Archeologico del Colosseo è curato da Daniele Fortuna.
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