A Roma dal 6 dicembre al 16 febbraio
Un ritrattista alla corte romana. Carlo Maratti in mostra a Palazzo Barberini
Carlo Maratti e il ritratto, Allestimento | Foto: © Alessio Panunzi
Samantha De Martin
05/12/2024
Roma - Le fonti lo descrivono come l’arbitro del gusto artistico sulla scena capitolina per oltre mezzo secolo.
E in effetti il realismo nella rappresentazione, la minuziosità d’esecuzione, l’espressività, l’equilibrio tra la capacità d'introspezione e la rappresentazione del ruolo pubblico del personaggio, oltre alla qualità pittorica, resero Carlo Maratti una figura centrale della pittura romana e italiana della seconda metà del Seicento.
A quattrocento anni dalla nascita del pittore marchigiano, in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato delle sue opere, le Gallerie Nazionali di Arte Antica gli rendono omaggio con una mostra intitolata Carlo Maratti e il ritratto. Papi e principi del Barocco romano, un percorso che ambisce a presentare al pubblico un aspetto poco conosciuto della sua produzione artistica: l'attività di ritrattista per la corte romana.
Il focus, a cura di Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Yuri Primarosa, atteso a Palazzo Barberini dal 6 dicembre al 16 febbraio, è l'occasione per passare in rassegna la produzione ritrattistica del maestro con molte opere restaurate per l’occasione.
Carlo Maratti e il ritratto, Allestimento | Foto: © Alessio Panunzi
Nonostante la fama del pittore sia legata soprattutto ai quadri di soggetto sacro e alle numerose decorazioni eseguite per le chiese di Roma, Maratti fu un abilissimo ritrattista. Nella sala dedicata all'esposizione spiccano i dipinti eseguiti per Clemente IX Rospigliosi e per diversi membri della famiglia Barberini, alcuni esposti per la prima volta, dal Ritratto di Maria Maddalena Rospigliosi Panciatichi (1664) con un raffinato vestito bianco e nero all’ultima moda, impreziosito di trine, nastri e ricami, al potente ritratto ufficiale del Principe Maffeo Barberini (1670-1671 circa), la cui figura è resa dal pittore ancor più imponente e baldanzosa attraverso il trionfo di pizzi e merletti in primo piano. C'è poi il Ritratto del cardinale Giacomo Rospigliosi (1680) e quello di Papa Clemente IX Rospigliosi (1669) per il quale il pittore ebbe il privilegio di poter addirittura rimanere seduto mentre dipingeva, affinché la stanchezza non turbasse in alcun modo la sua ispirazione.
L’effigie del Papa, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana, dialoga con il ritratto dello stesso pontefice di Giovan Battista Gaulli, un espediente per suggellare l’incontro di due categorie dell'arte seicentesca apparentemente inconciliabili: il classicismo di Maratti e il barocco dl collega.
Carlo Maratti e il ritratto, Allestimento | Foto: © Alessio Panunzi
Il maestro marchigiano, migliore allievo di Andrea Sacchi, diede vita a un’ideale e stratificata galleria di volti che immortalano papi, prelati ed esponenti dell’aristocrazia, ma anche “belle” romane, i primi “milordi” del Grand Tour, professionisti, parenti e amici.
Una Faustina Maratti ventenne, figlia dell’artista, presta infatti il suo volto per una sofisticata Allegoria della Pittura. Posa con l’espressione sognante di una poetessa in cerca d’ispirazione per una trasposizione pittorica di istanze letterarie nate in seno all’Accademia dell’Arcadia, della quale lei e il padre furono membri.
E in effetti il realismo nella rappresentazione, la minuziosità d’esecuzione, l’espressività, l’equilibrio tra la capacità d'introspezione e la rappresentazione del ruolo pubblico del personaggio, oltre alla qualità pittorica, resero Carlo Maratti una figura centrale della pittura romana e italiana della seconda metà del Seicento.
A quattrocento anni dalla nascita del pittore marchigiano, in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato delle sue opere, le Gallerie Nazionali di Arte Antica gli rendono omaggio con una mostra intitolata Carlo Maratti e il ritratto. Papi e principi del Barocco romano, un percorso che ambisce a presentare al pubblico un aspetto poco conosciuto della sua produzione artistica: l'attività di ritrattista per la corte romana.
Il focus, a cura di Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Yuri Primarosa, atteso a Palazzo Barberini dal 6 dicembre al 16 febbraio, è l'occasione per passare in rassegna la produzione ritrattistica del maestro con molte opere restaurate per l’occasione.
Carlo Maratti e il ritratto, Allestimento | Foto: © Alessio Panunzi
Nonostante la fama del pittore sia legata soprattutto ai quadri di soggetto sacro e alle numerose decorazioni eseguite per le chiese di Roma, Maratti fu un abilissimo ritrattista. Nella sala dedicata all'esposizione spiccano i dipinti eseguiti per Clemente IX Rospigliosi e per diversi membri della famiglia Barberini, alcuni esposti per la prima volta, dal Ritratto di Maria Maddalena Rospigliosi Panciatichi (1664) con un raffinato vestito bianco e nero all’ultima moda, impreziosito di trine, nastri e ricami, al potente ritratto ufficiale del Principe Maffeo Barberini (1670-1671 circa), la cui figura è resa dal pittore ancor più imponente e baldanzosa attraverso il trionfo di pizzi e merletti in primo piano. C'è poi il Ritratto del cardinale Giacomo Rospigliosi (1680) e quello di Papa Clemente IX Rospigliosi (1669) per il quale il pittore ebbe il privilegio di poter addirittura rimanere seduto mentre dipingeva, affinché la stanchezza non turbasse in alcun modo la sua ispirazione.
L’effigie del Papa, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana, dialoga con il ritratto dello stesso pontefice di Giovan Battista Gaulli, un espediente per suggellare l’incontro di due categorie dell'arte seicentesca apparentemente inconciliabili: il classicismo di Maratti e il barocco dl collega.
Carlo Maratti e il ritratto, Allestimento | Foto: © Alessio Panunzi
Il maestro marchigiano, migliore allievo di Andrea Sacchi, diede vita a un’ideale e stratificata galleria di volti che immortalano papi, prelati ed esponenti dell’aristocrazia, ma anche “belle” romane, i primi “milordi” del Grand Tour, professionisti, parenti e amici.
Una Faustina Maratti ventenne, figlia dell’artista, presta infatti il suo volto per una sofisticata Allegoria della Pittura. Posa con l’espressione sognante di una poetessa in cerca d’ispirazione per una trasposizione pittorica di istanze letterarie nate in seno all’Accademia dell’Arcadia, della quale lei e il padre furono membri.
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