A Torino fino al 24 febbraio
Alla Reggia di Venaria il mito della motocicletta incontra l'arte
Antonio Ligabue, Autoritratto sulla moto, 1953, Olio su faesite, 57 x 39 cm, Parma, Collezione privata
Samantha De Martin
19/07/2018
Torino - Antonio Ligabue e Mario Merz, ma anche Steve McQueen e Valentino Rossi. Forme ardite e rombo di motori accendono un viaggio intorno al mondo che intreccia ciò che lo scrittore Robert Pirsig definiva “un sistema di concetti realizzato in acciaio” ad opere d’arte contemporanea che hanno in qualche modo contribuito a far crescere e diffondere il mito della motocicletta. L’affascinate circuito dedicato al mondo delle due ruote, che accoglie la mostra Easy Rider. Il mito della motocicletta come arte, corre lungo gli spazi della Citroniera delle Scuderie Juvarriane alla Reggia di Venaria, dal 18 luglio 2018 al 24 febbraio 2019.
E se la moto fa sognare - con alcune marche e modelli entrati, in neanche 50 anni di storia, nell’immaginario collettivo, grazie alle case italiane come Ducati e Moto Guzzi, passando per il genio britannico e l’efficacia giapponese, fino a giungere oltre oceano con il sogno americano delle Harley-Davidson - anche l’arte corre veloce inseguendo il medesimo mito.
Esattamente vent’anni dopo The Art of Motorcycle, la grande mostra del Guggenheim Museum di New York che segnò un record assoluto di visitatori, Arthemisia e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude portano a Torino un dialogo tra oltre cinquanta modelli di moto e opere d’arte contemporanea, tra riferimenti espliciti e suggestioni indirette.
La mitica Vespa di Bettinelli - con i suoi 24mila chilometri percorsi da Roma a Saigon - le special che hanno attraversato il deserto di sabbia della Parigi-Dakar, e ancora enduro, trial, nastri d’asfalto parlano di viaggio e di avventura fino a insinuarsi nella tela, nell’Autoritratto con moto di Antonio Ligabue, in Accelerazione = sogno di Mario Merz, in Rosso Guzzi e Rosso Gilera di Alighiero Boetti, tra le fotografie inedite di Gianni Piacentino, High Speed Memories, che raccontano l'attività dell'artista nelle corse in sidecar, o ancora nei dipinti di Paul Simonon, ex bassista dei Clash, appassionato collezionista di moto.
Rabbia, desiderio di libertà, voglia di fuga e di scoperta di sé, si alternano attraverso i paesaggi solitari e le ambientazioni delle nove sezioni in cui si sviluppa la mostra che si propone far rivivere ai suoi visitatori la storia del motociclismo dal dopoguerra a oggi.
Stile, forma e design italiano, Il Giappone e la tecnologia, Mal d’Africa, La velocità, Sì, viaggiare, London Calling, Il Mito americano, Terra, Fango e Libertà, La moto e il cinema sono le tappe di questo percorso, un racconto a 360 gradi che affascina ed emoziona, come la motocicletta di Merz lanciata verso l’infinito o i colori di Pino Pascali, il “motociclista d’arte”. Dopo la Seconda guerra mondiale, il design esplode e impone, nei modelli di moto, i caratteri guida della creatività italiana: snellezza, proporzione, intelligenza meccanica. Un risultato che vive nell’Arte Povera, a partire dal 1967, dove quello che conta non è la “povertà” dei materiali, ma la loro capacità di essere azione, racconto, ambiente.
In questo racconto d’ arte meccanica che si fa tela e colore, tempeste di polvere, piste di rocce e sassi intersecano la fotografia e la pittura, svelando il trionfo della forza del viaggio e la poesia del sogno on the road.
Leggi anche:
• Giovanni Boldini alla Reggia di Venaria
• Restituzioni 2018
• Ercole e il suo mito
E se la moto fa sognare - con alcune marche e modelli entrati, in neanche 50 anni di storia, nell’immaginario collettivo, grazie alle case italiane come Ducati e Moto Guzzi, passando per il genio britannico e l’efficacia giapponese, fino a giungere oltre oceano con il sogno americano delle Harley-Davidson - anche l’arte corre veloce inseguendo il medesimo mito.
Esattamente vent’anni dopo The Art of Motorcycle, la grande mostra del Guggenheim Museum di New York che segnò un record assoluto di visitatori, Arthemisia e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude portano a Torino un dialogo tra oltre cinquanta modelli di moto e opere d’arte contemporanea, tra riferimenti espliciti e suggestioni indirette.
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