A Torino fino al 12 gennaio 2025
Gentileschi e Van Dyck, alle Gallerie d’Italia un confronto tra capolavori

Gentileschi e Van Dyck. Due capolavori dalla collezione Corsini. Gallerie d’Italia, Torino. Foto Andrea Guermani I Courtesy Gallerie d’Italia
Francesca Grego
02/12/2024
Torino - Due gioielli della pittura del Seicento si specchiano l’uno nell’altro alle Gallerie d’Italia di Torino. Si tratta della Madonna col Bambino di Orazio Gentileschi e della Madonna della Paglia di Antoon Van Dyck, giunte entrambe dalle collezioni di Palazzo Corsini alla Lungara di Roma per la rassegna L’Ospite illustre. Circa quindici anni separano i quadri (il primo del 1610, il secondo dipinto tra il 1625 e il 1627), esposti insieme nella Galleria nobile di Palazzo Corsini fin dal Settecento: due diverse interpretazioni della Madonna del Latte, la fortunata iconografia che presentava la Vergine nell’atto di allattare, illustrando concretamente il suo ruolo di madre di Cristo.
Il dipinto di Gentileschi testimonia la novità della rivoluzione di Caravaggio e della pittura “dal naturale”, in cui il tema sacro è trasformato in momento intimo e quotidiano. L’essenza dell’opera è infatti tutta nell’umanissimo scambio di sguardi tra la madre e il figlio, che allunga la mano per tirarle la veste. Se non fosse per l’aureola e i consueti colori rosso e blu dell’abito, la Vergine potrebbe essere una qualsiasi ragazza del popolo, abbigliata secondo la moda romana dell’epoca, così come il Bambino con il suo sgargiante vestito giallo.Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, nonostante la firma di Orazio Gentileschi, il dipinto sia opera della figlia Artemisia, arrivando a supporre che la pittrice fosse al lavoro su questa tela proprio quando Agostino Tassi penetrò nel suo studio per offenderla.

Orazio Gentileschi (Pisa,1563 – Londra, 1639), Madonna col Bambino, 1610 circa, Olio su tela, 113 x 91 cm, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini
Sulla scia dei grandi maestri del Rinascimento italiano, invece, Van Dyck reinterpreta il tema della Madonna del Latte con una forte densità simbolica, inserendolo nel contesto della Natività. In ossequio ai dettami del Concilio di Trento evita di mostrare un’immagine “sconveniente”, coprendo il seno di Maria con la testa del bimbo addormentato, ma lasciando la veste abbassata per alludere all’allattamento. Una serie di dettagli prefigurano poi la morte e la resurrezione di Cristo: dal viso della Vergine, assorto e malinconico, alla nuvola scura che irrompe nella capanna, fino alle spighe da cui il quadro prende il nome, i cui steli in primo piano delineano il profilo di una croce.
Gentileschi e Van Dyck. Due capolavori dalla collezione Corsini sarà visitabile nella sede torinese delle Gallerie d’Italia fino al 12 gennaio 2025.

Antoon van Dyck (Anversa, 1599- Londra, 1641), Madonna della paglia, 1625-1627, Olio su tela, 110 x 87 cm, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini
Il dipinto di Gentileschi testimonia la novità della rivoluzione di Caravaggio e della pittura “dal naturale”, in cui il tema sacro è trasformato in momento intimo e quotidiano. L’essenza dell’opera è infatti tutta nell’umanissimo scambio di sguardi tra la madre e il figlio, che allunga la mano per tirarle la veste. Se non fosse per l’aureola e i consueti colori rosso e blu dell’abito, la Vergine potrebbe essere una qualsiasi ragazza del popolo, abbigliata secondo la moda romana dell’epoca, così come il Bambino con il suo sgargiante vestito giallo.Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, nonostante la firma di Orazio Gentileschi, il dipinto sia opera della figlia Artemisia, arrivando a supporre che la pittrice fosse al lavoro su questa tela proprio quando Agostino Tassi penetrò nel suo studio per offenderla.

Orazio Gentileschi (Pisa,1563 – Londra, 1639), Madonna col Bambino, 1610 circa, Olio su tela, 113 x 91 cm, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini
Sulla scia dei grandi maestri del Rinascimento italiano, invece, Van Dyck reinterpreta il tema della Madonna del Latte con una forte densità simbolica, inserendolo nel contesto della Natività. In ossequio ai dettami del Concilio di Trento evita di mostrare un’immagine “sconveniente”, coprendo il seno di Maria con la testa del bimbo addormentato, ma lasciando la veste abbassata per alludere all’allattamento. Una serie di dettagli prefigurano poi la morte e la resurrezione di Cristo: dal viso della Vergine, assorto e malinconico, alla nuvola scura che irrompe nella capanna, fino alle spighe da cui il quadro prende il nome, i cui steli in primo piano delineano il profilo di una croce.
Gentileschi e Van Dyck. Due capolavori dalla collezione Corsini sarà visitabile nella sede torinese delle Gallerie d’Italia fino al 12 gennaio 2025.

Antoon van Dyck (Anversa, 1599- Londra, 1641), Madonna della paglia, 1625-1627, Olio su tela, 110 x 87 cm, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini
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