Dal 29 marzo alla Reggia di Venaria
I tesori di Capodimonte in mostra a Torino
Francesco Mazzola detto il Parmigianino, Ritratto di giovane donna, noto anche come Antea, 1535. Museo e Real Bosco di Capodimonte. Foto © Luciano Romano
Francesca Grego
27/03/2024
Torino - Dopo la trasferta internazionale che l’ha vista protagonista al Louvre nel 2023, la straordinaria collezione di Capodimonte intraprende un nuovo viaggio. Anche questa volta la destinazione prescelta è un illustre palazzo reale trasformato in museo, e precisamente la Reggia di Venaria alle porte di Torino. Dal 29 marzo al 15 settembre l’ex residenza sabauda oggi patrimonio Unesco accoglierà oltre 60 tesori provenienti dal museo partenopeo: da Masaccio a Tiziano, da Guido Reni a Caravaggio, fino a Andy Warhol, una delle raccolte d’arte più importanti al mondo racconta la propria storia, in parallelo con le vicende di nobili casati come i Borbone e i Farnese.
Tiziano Vecellio, Danae e la pioggia d'oro, 1544-1545. Olio su tela © Napoli, Museo di Capodimonte, Fototeca della Soprintendenza Speciale per il PSAE e per il Polo Museale della città di Napoli
“Il museo sta in un palazzo rimasto imperfetto a cagione della guerra di Velletri, e in esso è collocata la galleria de’ quadri, la libreria, e sopra tutto l’insigne raccolta delle medaglie, degl’intagli e de’ cammei de’ duchi di Parma.”, scriveva nel 1758 il celebre archeologo ed erudito Johann Joachim Winkelmann: “Ma questo palazzo essendo situato in un’eminenza, che signoreggia tutta la città, si arriva ad esso dopo d’aver superata la salita erta, e scoscesa con un palmo di lingua fuori, e per questo motivo i paesani non se ne pigliano tanto fastidio. Se i nostri nipoti avranno la sorte di vedere disposto tutto questo tesoro, non avrà vergogna di stare a fronte a qualunque altro”.
"Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol". Reggia di Venaria. Foto M. Borsano
La storia di Capodimonte inizia circa vent’anni prima, con l’ascesa di Carlo di Borbone al trono del Regno di Napoli: figlio della regina di Spagna Elisabetta Farnese, il giovane sovrano porta con sé la ricchissima collezione d’arte dei Farnese di Parma e Piacenza. Dove sistemarla? Il Palazzo Reale di Napoli era privo di una galleria. Nel 1738 viene posata la prima pietra della Reggia di Capodimonte, circondata da un vasto bosco e destinata ad accogliere il re e la sua corte durante le battute di caccia. Il nuovo palazzo diventa subito la sede d’elezione per i meravigliosi dipinti, le medaglie, i mobili e i libri antichi giunti da Parma, che troveranno posto nelle sale più luminose, rivolte verso il mare.
Masaccio, La Crocifissione di Cristo, 1426. Tempera su tela, 83 x 63,5 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte I Per gentile concessione del MIC-Ministero della Cultura, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Nel 1785 un regolamento borbonico sancisce ufficialmente la trasformazione di quest’ala dell’edificio nel primo museo di Napoli, disciplinando gli orari di accesso al pubblico e ai numerosi copisti. Nel 1957 nasce invece il Museo Nazionale di Capodimonte così come lo conosciamo oggi. Dopo l’arrivo delle preziose raccolte medievali dall’ex Palazzo dei Regi Studi di Napoli, nel corso del XX secolo il suo patrimonio continuerà ad arricchirsi con importanti opere di arte contemporanea.
Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol". Reggia di Venaria. Foto M. Borsano
A cura di Sylvain Bellenger e Andrea Merlotti, Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol è un viaggio tra i temi, i momenti e i personaggi che hanno segnato i destini della storica collezione. L’itinerario espositivo esordisce con un omaggio alle relazioni tra i Borboni e i Savoia, ex padroni di casa a Venaria Reale, attraverso le opere di artisti napoletani che nel Settecento lavorarono alla corte sabauda. Poi la mostra entra nel vivo, rievocando il grandioso collezionismo cinquecentesco dei Farnese tra Roma e l’Emilia: da Tiziano ai Carracci, passando per Parmigianino.
Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1620-1625. Olio su tela, 191 x 264 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte I Per gentile concessione del MIC-Ministero della Cultura, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Anche i Borboni furono in realtà dei grandi collezionisti, proprietari di preziosissime opere dell’antichità destinate a moltiplicarsi con gli scavi di Pompei, Stabia ed Ercolano: un tesoro che fece di Napoli una delle tappe privilegiate del Grand Tour.
Alla fine del XVIII secolo la galleria di Capodimonte contava circa 1.800 dipinti: un invito a nozze per le truppe francesi che occuparono la città nel 1799, saccheggiando pesantemente le collezioni borboniche. Fortuna volle che 14 quadri tra i più preziosi fossero stati messi in salvo a Palermo da re Ferdinando.
Alexandre Hyacinthe Dunouy, Veduta di Napoli da Capodimonte, 1813. Olio su tela. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Nonostante le complesse vicissitudini, il Museo di Capodimonte conserva ancora una delle più ricche e importanti raccolte d’arte esistenti al mondo. I capolavori in mostra alla Reggia di Venaria ne sono testimoni, in un percorso che attraversa la storia dell’arte dal Medioevo al Novecento, riunendo il meglio delle tradizioni artistiche della Penisola. Tra i gioielli da non perdere troveremo l’intensa e innovativa Crocifissione di Masaccio, la Danae dipinta da Tiziano per il cardinale Alessandro Farnese, l’iconica Antea di Parmigianino, ma anche la Flagellazione di Caravaggio, trasferita a Capodimonte nel ‘72 dalla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, e poi l’Annunciazione di Artemisia Gentileschi, Atalanta e Ippomene di Guido Reni, fino ai colori pop del celebre Vesuvius di Andy Warhol.
Andy Warhol, Vesuvius, 1985. Serigrafia multicolor. acrilico su tela. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Tiziano Vecellio, Danae e la pioggia d'oro, 1544-1545. Olio su tela © Napoli, Museo di Capodimonte, Fototeca della Soprintendenza Speciale per il PSAE e per il Polo Museale della città di Napoli
“Il museo sta in un palazzo rimasto imperfetto a cagione della guerra di Velletri, e in esso è collocata la galleria de’ quadri, la libreria, e sopra tutto l’insigne raccolta delle medaglie, degl’intagli e de’ cammei de’ duchi di Parma.”, scriveva nel 1758 il celebre archeologo ed erudito Johann Joachim Winkelmann: “Ma questo palazzo essendo situato in un’eminenza, che signoreggia tutta la città, si arriva ad esso dopo d’aver superata la salita erta, e scoscesa con un palmo di lingua fuori, e per questo motivo i paesani non se ne pigliano tanto fastidio. Se i nostri nipoti avranno la sorte di vedere disposto tutto questo tesoro, non avrà vergogna di stare a fronte a qualunque altro”.
"Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol". Reggia di Venaria. Foto M. Borsano
La storia di Capodimonte inizia circa vent’anni prima, con l’ascesa di Carlo di Borbone al trono del Regno di Napoli: figlio della regina di Spagna Elisabetta Farnese, il giovane sovrano porta con sé la ricchissima collezione d’arte dei Farnese di Parma e Piacenza. Dove sistemarla? Il Palazzo Reale di Napoli era privo di una galleria. Nel 1738 viene posata la prima pietra della Reggia di Capodimonte, circondata da un vasto bosco e destinata ad accogliere il re e la sua corte durante le battute di caccia. Il nuovo palazzo diventa subito la sede d’elezione per i meravigliosi dipinti, le medaglie, i mobili e i libri antichi giunti da Parma, che troveranno posto nelle sale più luminose, rivolte verso il mare.
Masaccio, La Crocifissione di Cristo, 1426. Tempera su tela, 83 x 63,5 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte I Per gentile concessione del MIC-Ministero della Cultura, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Nel 1785 un regolamento borbonico sancisce ufficialmente la trasformazione di quest’ala dell’edificio nel primo museo di Napoli, disciplinando gli orari di accesso al pubblico e ai numerosi copisti. Nel 1957 nasce invece il Museo Nazionale di Capodimonte così come lo conosciamo oggi. Dopo l’arrivo delle preziose raccolte medievali dall’ex Palazzo dei Regi Studi di Napoli, nel corso del XX secolo il suo patrimonio continuerà ad arricchirsi con importanti opere di arte contemporanea.
Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol". Reggia di Venaria. Foto M. Borsano
A cura di Sylvain Bellenger e Andrea Merlotti, Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol è un viaggio tra i temi, i momenti e i personaggi che hanno segnato i destini della storica collezione. L’itinerario espositivo esordisce con un omaggio alle relazioni tra i Borboni e i Savoia, ex padroni di casa a Venaria Reale, attraverso le opere di artisti napoletani che nel Settecento lavorarono alla corte sabauda. Poi la mostra entra nel vivo, rievocando il grandioso collezionismo cinquecentesco dei Farnese tra Roma e l’Emilia: da Tiziano ai Carracci, passando per Parmigianino.
Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1620-1625. Olio su tela, 191 x 264 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte I Per gentile concessione del MIC-Ministero della Cultura, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Anche i Borboni furono in realtà dei grandi collezionisti, proprietari di preziosissime opere dell’antichità destinate a moltiplicarsi con gli scavi di Pompei, Stabia ed Ercolano: un tesoro che fece di Napoli una delle tappe privilegiate del Grand Tour.
Alla fine del XVIII secolo la galleria di Capodimonte contava circa 1.800 dipinti: un invito a nozze per le truppe francesi che occuparono la città nel 1799, saccheggiando pesantemente le collezioni borboniche. Fortuna volle che 14 quadri tra i più preziosi fossero stati messi in salvo a Palermo da re Ferdinando.
Alexandre Hyacinthe Dunouy, Veduta di Napoli da Capodimonte, 1813. Olio su tela. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Nonostante le complesse vicissitudini, il Museo di Capodimonte conserva ancora una delle più ricche e importanti raccolte d’arte esistenti al mondo. I capolavori in mostra alla Reggia di Venaria ne sono testimoni, in un percorso che attraversa la storia dell’arte dal Medioevo al Novecento, riunendo il meglio delle tradizioni artistiche della Penisola. Tra i gioielli da non perdere troveremo l’intensa e innovativa Crocifissione di Masaccio, la Danae dipinta da Tiziano per il cardinale Alessandro Farnese, l’iconica Antea di Parmigianino, ma anche la Flagellazione di Caravaggio, trasferita a Capodimonte nel ‘72 dalla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, e poi l’Annunciazione di Artemisia Gentileschi, Atalanta e Ippomene di Guido Reni, fino ai colori pop del celebre Vesuvius di Andy Warhol.
Andy Warhol, Vesuvius, 1985. Serigrafia multicolor. acrilico su tela. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
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