A Rovereto dal 7 dicembre al 3 marzo
Al MART Dürer dialoga con i maestri del Novecento
Albrecht Dürer, Madonna col Bambino, 1495. Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (PR)
Francesca Grego
07/12/2023
Trento - L’astro di Albrecht Dürer, tra i più grandi artisti del Rinascimento nordico, brilla al MART di Rovereto nella mostra di punta della stagione invernale. Da oggi, giovedì 7 dicembre, fino al prossimo 3 marzo, Dürer. Mater et Melancholia metterà a confronto i capolavori del maestro di Norimberga con 70 opere di noti artisti del XX secolo, da Umberto Boccioni a Lucio Fontana, da Giovanni Segantini a Giorgio De Chirico, Felice Casorati, Gino Severini, Adolfo Wildt, Mario Sironi.
Albrecht Dürer, Melencolia I, 1514. Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (PR)
Al cuore del progetto, due gioielli dell’artista tedesco, provenienti dalla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma): il dipinto della Madonna col Bambino, eseguito da Dürer nel corso di uno dei suoi viaggi in Italia, e l’iconica incisione Melencolia I, densa di simboli da decifrare. Nell’itinerario curato da Daniela Ferrari (Mart) e Stefano Roffi (Fondazione Magnani Rocca), le opere di Dürer diventano il punto di partenza per un viaggio attorno a due temi universali: la maternità e la malinconia.
Giovanni Segantini, L’angelo della vita (Dea cristiana), 1894. Galleria d’Arte Moderna, Milano
Se nella rappresentazione della maternità del maestro rinascimentale riconosciamo i paradigmi di amore eterno e assoluto, i valori umani e spirituali della tradizione cristiana e una profonda conoscenza degli stilemi dell’arte italiana, Melencolia I, senza dubbio la più conosciuta tra le incisioni di Dürer, è da sempre oggetto di interpretazioni per via dei numerosi riferimenti simbolici che contiene: la clessidra, la bilancia, il quadrato magico, il compasso e il poliedro con due punte troncate.
Gino Severini, Maternità, 1916. MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca della Città di Cortona
Nelle cinque sezioni della mostra, le creazioni dell’artista di Norimberga intessono un dialogo serrato oltre il tempo con le opere dei maestri del Novecento, arrivate a Rovereto da collezioni pubbliche e private, come il Museo Segantini di Saint Moritz, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, il Museo Morandi di Bologna, la Galleria dell’Incisione di Brescia, il Castello del Buonconsiglio di Trento, la collezione UniCredit, oltre a importanti lavori presenti nelle raccolte del Mart.
Emanuele Cavalli, Il solitario, 1937. Collezione privata
Tra i pezzi più prestigiosi i visitatori troveranno due preziose opere di Giorgio Morandi, che nello studio delle tecniche dell’incisione ebbe Dürer tra i suoi riferimenti: si tratta delle acqueforti Natura morta con pane e limone del 1921 e Grande natura morta scura del 1934, esempi della straordinaria abilità che il pittore bolognese raggiunse nelle arti della stampa pur essendo un autodidatta. Da non perdere, infine, è l’Autoritratto con fratello di Giorgio De Chirico (1924), da decenni lontano dalle scene espositive e recentemente entrato nelle raccolte del Mart in seguito a un’acquisizione dalla collezione tedesca VAF-Stiftung.
Giorgio de Chirico, Autoritratto con il fratello, 1924. Mart, Collezione VAF-Stiftung
Albrecht Dürer, Melencolia I, 1514. Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (PR)
Al cuore del progetto, due gioielli dell’artista tedesco, provenienti dalla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma): il dipinto della Madonna col Bambino, eseguito da Dürer nel corso di uno dei suoi viaggi in Italia, e l’iconica incisione Melencolia I, densa di simboli da decifrare. Nell’itinerario curato da Daniela Ferrari (Mart) e Stefano Roffi (Fondazione Magnani Rocca), le opere di Dürer diventano il punto di partenza per un viaggio attorno a due temi universali: la maternità e la malinconia.
Giovanni Segantini, L’angelo della vita (Dea cristiana), 1894. Galleria d’Arte Moderna, Milano
Se nella rappresentazione della maternità del maestro rinascimentale riconosciamo i paradigmi di amore eterno e assoluto, i valori umani e spirituali della tradizione cristiana e una profonda conoscenza degli stilemi dell’arte italiana, Melencolia I, senza dubbio la più conosciuta tra le incisioni di Dürer, è da sempre oggetto di interpretazioni per via dei numerosi riferimenti simbolici che contiene: la clessidra, la bilancia, il quadrato magico, il compasso e il poliedro con due punte troncate.
Gino Severini, Maternità, 1916. MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca della Città di Cortona
Nelle cinque sezioni della mostra, le creazioni dell’artista di Norimberga intessono un dialogo serrato oltre il tempo con le opere dei maestri del Novecento, arrivate a Rovereto da collezioni pubbliche e private, come il Museo Segantini di Saint Moritz, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, il Museo Morandi di Bologna, la Galleria dell’Incisione di Brescia, il Castello del Buonconsiglio di Trento, la collezione UniCredit, oltre a importanti lavori presenti nelle raccolte del Mart.
Emanuele Cavalli, Il solitario, 1937. Collezione privata
Tra i pezzi più prestigiosi i visitatori troveranno due preziose opere di Giorgio Morandi, che nello studio delle tecniche dell’incisione ebbe Dürer tra i suoi riferimenti: si tratta delle acqueforti Natura morta con pane e limone del 1921 e Grande natura morta scura del 1934, esempi della straordinaria abilità che il pittore bolognese raggiunse nelle arti della stampa pur essendo un autodidatta. Da non perdere, infine, è l’Autoritratto con fratello di Giorgio De Chirico (1924), da decenni lontano dalle scene espositive e recentemente entrato nelle raccolte del Mart in seguito a un’acquisizione dalla collezione tedesca VAF-Stiftung.
Giorgio de Chirico, Autoritratto con il fratello, 1924. Mart, Collezione VAF-Stiftung
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