Fino al 19 marzo a Rovereto
Il MART compie vent'anni. E riparte da Giotto
Carlo Carrà, Le figlie di Loth, 1919. Mart, Collezione VAF-Stiftung
Francesca Grego
06/12/2022
Trento - Era il 15 dicembre del 2002 quando il MART apriva per la prima volta al pubblico sotto la cupola di vetro e acciaio di Mario Botta. Una collezione di 20 mila opere e oltre 150 anni di storia dell’arte trovavano casa ai piedi delle Dolomiti, in uno spazio d’avanguardia votato alla sperimentazione. Da allora grandi mostre, progetti culturali, attività pensate per ogni fascia di pubblico hanno animato il museo trentino, illuminando da prospettive sempre nuove un patrimonio che spazia dal Futurismo alla Metafisica, dall’Astrattismo all’Arte Povera, fino alle esperienze artistiche più recenti.
A pochi giorni dalla ricorrenza, il MART si prepara a celebrare i suoi primi vent’anni con un programma denso di appuntamenti. Tra gli ospiti più attesi ci saranno l’archistar Mario Botta, artefice di un progetto architettonico allora avveniristico, il regista Leone d’Oro Alexandr Sokurov, che presenterà in anteprima il suo ultimo film Fairy Tale, e insieme a loro i numerosi professionisti che in due decenni hanno contribuito a tradurre in realtà un’idea inizialmente visionaria. Ma soprattutto ci saranno i visitatori, anima di un museo aperto e da sempre incentrato sulle relazioni, ai quali saranno dedicati percorsi guidati gratuiti, laboratori, aperture serali e un brindisi in piazza con una mega torta di compleanno.
Josef Albers, Study for Homage to the Square - Still Remembered, 1954-1956. Mart, Collezione privata
Da oggi, martedì 6 dicembre, una grande mostra anticipa i festeggiamenti del ventennale. In programma fino al prossimo 19 marzo, Giotto e il Novecento celebra in una forma nuova e solenne quel legame tra antico e contemporaneo che da sempre fa parte del dna del MART. Dopo le esposizioni su Antonello da Messina, Caravaggio, Raffaello, Botticelli, Canova, il museo di Rovereto punta i riflettori sul maestro che rivoluzionò la pittura medievale per esplorare la sua eredità nell’arte del XX secolo. A testimoniare l’influenza e l’ispirazione di Giotto tra gli artisti del Novecento sono capolavori made in Italy come quelli di Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Mario Sironi, Gino Severini, Giorgio Morandi, Lucio Fontana, ma anche opere di maestri internazionali come Henri Matisse, Mark Rothko, Josef Albers, Yves Klein, fino a figure di spicco della scena contemporanea come James Turrell, Chiara Dynis e Tacita Dean.
Mark Rothko, Senza titolo (Rosso), 1968. Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York, Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, lascito Hannelore B. Schulhof, 2012
“L’arte che racchiude una verità è sempre moderna. Per questo Giotto è moderno come Cézanne”, disse una volta Edward Hopper, che del maestro medievale era un fervente ammiratore. Per alcuni degli artisti in mostra a Rovereto la verità di Giotto è nella forma, per altri nel suo rappresentare l’essenza di un’importante tradizione artistica, per altri ancora nel colore. Come per Yves Klein, che proprio al pittore di Vespignano si ispirò nella creazione del suo celebre blu. “Che cos’è il blu? è l’invisibile diventato visibile”, spiega l’autore delle Antropometrie. E per Lucio Fontana il colore non è più una vernice applicata a un oggetto, ma spazio ultraterreno su cui si affacciano le sue famose tele bucate.
Henri Matisse, Icaro. Tavola dall’album Jazz, Tériade, Paris, 1947. Biblioteca della Fondazione Cariparma - Donazione Corrado Mingardi, Busseto
Nutrito da 200 opere - 50 capolavori del MART e poi prestiti di grandi musei come le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, i Musei Vaticani, il Museo del Novecento di Milano, la Peggy Guggenheim Collection e i Musei Civici di Venezia - l’omaggio a Giotto curato da Alessandra Tiddia è reso ancora più spettacolare da una grande installazione immersiva nata dalla collaborazione con i Musei Civici di Padova che, attraverso proiezioni ad altissima definizione, ricostruisce il gioiello affrescato della Cappella degli Scrovegni e conduce virtualmente i visitatori al suo interno.
Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia - Pomeriggio d'Arianna, 1972. Mart, Collezione Domenico Talamoni
Leggi anche:
• Giotto e il Novecento, una storia da scoprire al MART
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Josef Albers, Study for Homage to the Square - Still Remembered, 1954-1956. Mart, Collezione privata
Da oggi, martedì 6 dicembre, una grande mostra anticipa i festeggiamenti del ventennale. In programma fino al prossimo 19 marzo, Giotto e il Novecento celebra in una forma nuova e solenne quel legame tra antico e contemporaneo che da sempre fa parte del dna del MART. Dopo le esposizioni su Antonello da Messina, Caravaggio, Raffaello, Botticelli, Canova, il museo di Rovereto punta i riflettori sul maestro che rivoluzionò la pittura medievale per esplorare la sua eredità nell’arte del XX secolo. A testimoniare l’influenza e l’ispirazione di Giotto tra gli artisti del Novecento sono capolavori made in Italy come quelli di Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Mario Sironi, Gino Severini, Giorgio Morandi, Lucio Fontana, ma anche opere di maestri internazionali come Henri Matisse, Mark Rothko, Josef Albers, Yves Klein, fino a figure di spicco della scena contemporanea come James Turrell, Chiara Dynis e Tacita Dean.
Mark Rothko, Senza titolo (Rosso), 1968. Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York, Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, lascito Hannelore B. Schulhof, 2012
“L’arte che racchiude una verità è sempre moderna. Per questo Giotto è moderno come Cézanne”, disse una volta Edward Hopper, che del maestro medievale era un fervente ammiratore. Per alcuni degli artisti in mostra a Rovereto la verità di Giotto è nella forma, per altri nel suo rappresentare l’essenza di un’importante tradizione artistica, per altri ancora nel colore. Come per Yves Klein, che proprio al pittore di Vespignano si ispirò nella creazione del suo celebre blu. “Che cos’è il blu? è l’invisibile diventato visibile”, spiega l’autore delle Antropometrie. E per Lucio Fontana il colore non è più una vernice applicata a un oggetto, ma spazio ultraterreno su cui si affacciano le sue famose tele bucate.
Henri Matisse, Icaro. Tavola dall’album Jazz, Tériade, Paris, 1947. Biblioteca della Fondazione Cariparma - Donazione Corrado Mingardi, Busseto
Nutrito da 200 opere - 50 capolavori del MART e poi prestiti di grandi musei come le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, i Musei Vaticani, il Museo del Novecento di Milano, la Peggy Guggenheim Collection e i Musei Civici di Venezia - l’omaggio a Giotto curato da Alessandra Tiddia è reso ancora più spettacolare da una grande installazione immersiva nata dalla collaborazione con i Musei Civici di Padova che, attraverso proiezioni ad altissima definizione, ricostruisce il gioiello affrescato della Cappella degli Scrovegni e conduce virtualmente i visitatori al suo interno.
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