Va al capo curatore della Frick Collection il Premio Allegrini 2018
L’Arte di mostrare l’Arte: Xavier Salomon premiato per “Il George Washington di Canova”
Xavier Salomon, curatore capo della Frick Collection di New York. Photograph by Marco Furio Magliani.
Francesca Grego
11/10/2018
Treviso - È Xavier F. Salomon, capo curatore della Frick Collection di New York, il vincitore dell’edizione 2018 del Premio Allegrini “L’Arte di mostrare L’Arte” con il progetto espositivo Canova’s George Washington, presentato nella Grande Mela la scorsa primavera e in arrivo alla Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno il prossimo 11 novembre.
“Questa mostra”, ha spiegato Salomon durante la cerimonia di premiazione che si è svolta ieri a Villa della Torre, a Fumane di Valpolicella (Verona), “racconta l’amicizia tra gli Stati Uniti e l’Italia già dalla nascita degli Stati Uniti, e la bellezza dell’arte italiana come veicolo di diplomazia. La statua di Canova è un simbolo ed è una storia che va fatta conoscere”.
Una storia artistica e politica che rischiava di finire nell’oblio e che invece Salomon, nato a Roma ed esperto dell’arte del Bel Paese, ha ricostruito pezzo dopo pezzo in “una vera e propria operazione di archeologia canoviana”, come si legge nelle motivazioni del premio.
All’origine c’è la grande statua di George Washington che nel 1816 il presidente Thomas Jefferson commissionò ad Antonio Canova per dar lustro al Campidoglio di Raleigh, capitale del Nord Carolina. Il maestro neoclassico era già una celebrità internazionale e l’opera impressionò gli americani per la sua bellezza maestosa e austera: il Padre degli Stati Uniti era infatti raffigurato negli abiti del condottiero romano Lucio Quinzio Cincinnato, icona di quegli ideali repubblicani che avevano attraversato l’Oceano sull’onda dell’Illuminismo.
Ma il capolavoro era destinato ad avere vita breve: a soli dieci anni dall’inaugurazione, nel 1931 un incendio lo ridusse in frammenti.
“Se non fosse andato distrutto, il George Washington di Canova oggi costituirebbe senza dubbio uno dei principali tesori artistici degli Stati Uniti”, ha spiegato Salomon che, con l’aiuto del Museo Canoviano di Possagno, è riuscito a distanza di quasi due secoli a consegnarci importanti testimonianze di questa avventura. Attraverso il monumentale modello in gesso a grandezza naturale conservato presso la Gypsotheca veneta oggi possiamo avere un’immagine molto precisa dell’opera, mentre altri modellini preparatori, disegni e incisioni raccontano come il maestro del Neoclassicismo sia passato dall’idea alla realizzazione. A questo materiale si aggiungono preziosi frammenti della statua originaria bruciata, ritrovati fortunosamente da Salomon a Raleigh, tra i quali spicca il pezzo con la firma di Canova.
Leggi anche:
• Xavier Salomon: quando Canova scolpì Washington
• Il George Washington di Canova è pronto al decollo: intervista a Mario Guderzo
• Possagno-New York (A/R): il George Washington di Canova
“Questa mostra”, ha spiegato Salomon durante la cerimonia di premiazione che si è svolta ieri a Villa della Torre, a Fumane di Valpolicella (Verona), “racconta l’amicizia tra gli Stati Uniti e l’Italia già dalla nascita degli Stati Uniti, e la bellezza dell’arte italiana come veicolo di diplomazia. La statua di Canova è un simbolo ed è una storia che va fatta conoscere”.
Una storia artistica e politica che rischiava di finire nell’oblio e che invece Salomon, nato a Roma ed esperto dell’arte del Bel Paese, ha ricostruito pezzo dopo pezzo in “una vera e propria operazione di archeologia canoviana”, come si legge nelle motivazioni del premio.
All’origine c’è la grande statua di George Washington che nel 1816 il presidente Thomas Jefferson commissionò ad Antonio Canova per dar lustro al Campidoglio di Raleigh, capitale del Nord Carolina. Il maestro neoclassico era già una celebrità internazionale e l’opera impressionò gli americani per la sua bellezza maestosa e austera: il Padre degli Stati Uniti era infatti raffigurato negli abiti del condottiero romano Lucio Quinzio Cincinnato, icona di quegli ideali repubblicani che avevano attraversato l’Oceano sull’onda dell’Illuminismo.
Ma il capolavoro era destinato ad avere vita breve: a soli dieci anni dall’inaugurazione, nel 1931 un incendio lo ridusse in frammenti.
“Se non fosse andato distrutto, il George Washington di Canova oggi costituirebbe senza dubbio uno dei principali tesori artistici degli Stati Uniti”, ha spiegato Salomon che, con l’aiuto del Museo Canoviano di Possagno, è riuscito a distanza di quasi due secoli a consegnarci importanti testimonianze di questa avventura. Attraverso il monumentale modello in gesso a grandezza naturale conservato presso la Gypsotheca veneta oggi possiamo avere un’immagine molto precisa dell’opera, mentre altri modellini preparatori, disegni e incisioni raccontano come il maestro del Neoclassicismo sia passato dall’idea alla realizzazione. A questo materiale si aggiungono preziosi frammenti della statua originaria bruciata, ritrovati fortunosamente da Salomon a Raleigh, tra i quali spicca il pezzo con la firma di Canova.
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