Dal 22 aprile al 15 agosto al Salone degli Incanti
A Trieste gli sguardi di David LaChapelle sull'umanità
David LaChapelle - Fulmini | Trieste, Salone degli Incanti
Samantha De Martin
21/04/2023
Trieste - Lampi di luce illuminano Trieste ripercorrendo mezzo secolo di brillante carriera artistica firmata David LaChapelle.
Dal 22 aprile al 15 agosto il Salone degli Incanti ospita David LaChapelle-Fulmini, una mostra immersiva che abbraccia 92 lavori e dieci immagini in formato extra large.
Fulcro di questo spettacolare viaggio curato dallo Studio di David LaChapelle con la direzione artistica di Gianni Mercurio, promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Trieste e organizzato da PromoTurismoFVG in collaborazione con Madeinart, sono i fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell'uomo, generano una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo.
David LaChapelle Studio, Seismic Shift, 2012 | © David LaChapelle
L’azione dei fulmini non è molto diversa da quella dei flash del fotografo intento a rendere eterno un istante. L’artista americano condivide con il pubblico le sue riflessioni sull’umanità. Opera dopo opera mette in luce il dramma dell’attimo, immortalato ora in un’imponente nave da crociera ricomposta nelle forme di un ghiacciaio, ora in un diluvio del nostro tempo che minaccia l’avvenire di Las Vegas, e ancora in alcune storie bibliche materializzate in visioni contemporanee. Scene più intime restituiscono paesaggi popolati da angeli, fiori, figure mitologiche, frutto di un lavoro artigianale dove le immagini sono elaborate da LaChapelle con interventi pittorici sui negativi.
“Il fulmine – spiega David LaChapelle – quando colpisce è come l’ispirazione che arriva in modo inaspettato. È elettricità. Crea un collegamento e illumina. Io spero allo stesso modo con la mia arte di illuminare, entrare in contatto con l’osservatore. Spero di creare opere che siano comprensibili dall’osservatore senza ambiguità, incertezza, confusione e oscurità, collegandomi con il pubblico attraverso una connessione che è forza elettrica, incontrando persone che, di fatto, non conosco. Questo è lo scopo di quello che faccio. Spero di dare speranza e fede, oltre che infondere ottimismo, toccare i visitatori, farli sorridere”.
David LaChapelle, Behold, 2017 | © David LaChapelle
La prima fase artistica di David LaChapelle, che immortala in chiave dissacrante il decennio a cavallo del nuovo millennio con caricature di situazioni e personaggi della musica, del cinema, della moda e della politica cede a una seconda fase più mistica dalla quale emerge la ricerca di se stesso nella natura. Se Awakened, Cathedral, Museum e Statue sono opere legate al tema dell’acqua, intesa come elemento di distruzione e di rinascita, la serie Earth Laughs in Flowers affronta la Vanitas, motivo enfatizzato dal riferimento alla tradizione iconografica barocca con il trionfo della natura morta floreale. Se Still Life dà il titolo a una insolita serie fotografica che offre un’inquietante galleria di “ritratti” famosi, Le Gas Stations, le stazioni di rifornimento, viste da un luogo e da un tempo futuro, assomigliano a resti architettonici di un mondo perduto, come i templi aztechi o l’isola di Pasqua.
David LaChapelle, Heliconia No. 1, 2020, Hawaii © David LaChapelle
Se la propensione di LaChapelle per i temi trascendentali è evidente nella serie Jesus is my homeboy, dove tra gruppi di giovani che indossano abiti in stile underground appare un Gesù avvolto da un’aura luminosa, Rape of Africa illumina sul tema della violenza nei confronti dell’Africa citando un dipinto di Botticelli intitolato Venere e Marte (1485), di cui il fotografo riprende l’impianto figurativo, le pose dei personaggi, alcuni simboli, come gli attributi della guerra. A differenza della Venere classica dallo sguardo malinconico, la Venere nera di LaChapelle, personificata da Naomi Campbell, è una donna impassibile, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dilaniata dalle guerre etniche, oltreggiata dal
neocolonialismo del mondo occidentale, Africa è depredata di tutto, ma mostra una dignità nettamente superiore a
quella del dio Marte, sprofondato nel sonno tra gli oggetti-simbolo di uno sinutile bottino di guerra.
Leggi anche:
• Dalle celebrities ai "miracoli": al Mudec Denis Curti racconta la svolta religiosa di David LaChapelle
Dal 22 aprile al 15 agosto il Salone degli Incanti ospita David LaChapelle-Fulmini, una mostra immersiva che abbraccia 92 lavori e dieci immagini in formato extra large.
Fulcro di questo spettacolare viaggio curato dallo Studio di David LaChapelle con la direzione artistica di Gianni Mercurio, promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Trieste e organizzato da PromoTurismoFVG in collaborazione con Madeinart, sono i fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell'uomo, generano una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo.
David LaChapelle Studio, Seismic Shift, 2012 | © David LaChapelle
L’azione dei fulmini non è molto diversa da quella dei flash del fotografo intento a rendere eterno un istante. L’artista americano condivide con il pubblico le sue riflessioni sull’umanità. Opera dopo opera mette in luce il dramma dell’attimo, immortalato ora in un’imponente nave da crociera ricomposta nelle forme di un ghiacciaio, ora in un diluvio del nostro tempo che minaccia l’avvenire di Las Vegas, e ancora in alcune storie bibliche materializzate in visioni contemporanee. Scene più intime restituiscono paesaggi popolati da angeli, fiori, figure mitologiche, frutto di un lavoro artigianale dove le immagini sono elaborate da LaChapelle con interventi pittorici sui negativi.
“Il fulmine – spiega David LaChapelle – quando colpisce è come l’ispirazione che arriva in modo inaspettato. È elettricità. Crea un collegamento e illumina. Io spero allo stesso modo con la mia arte di illuminare, entrare in contatto con l’osservatore. Spero di creare opere che siano comprensibili dall’osservatore senza ambiguità, incertezza, confusione e oscurità, collegandomi con il pubblico attraverso una connessione che è forza elettrica, incontrando persone che, di fatto, non conosco. Questo è lo scopo di quello che faccio. Spero di dare speranza e fede, oltre che infondere ottimismo, toccare i visitatori, farli sorridere”.
David LaChapelle, Behold, 2017 | © David LaChapelle
La prima fase artistica di David LaChapelle, che immortala in chiave dissacrante il decennio a cavallo del nuovo millennio con caricature di situazioni e personaggi della musica, del cinema, della moda e della politica cede a una seconda fase più mistica dalla quale emerge la ricerca di se stesso nella natura. Se Awakened, Cathedral, Museum e Statue sono opere legate al tema dell’acqua, intesa come elemento di distruzione e di rinascita, la serie Earth Laughs in Flowers affronta la Vanitas, motivo enfatizzato dal riferimento alla tradizione iconografica barocca con il trionfo della natura morta floreale. Se Still Life dà il titolo a una insolita serie fotografica che offre un’inquietante galleria di “ritratti” famosi, Le Gas Stations, le stazioni di rifornimento, viste da un luogo e da un tempo futuro, assomigliano a resti architettonici di un mondo perduto, come i templi aztechi o l’isola di Pasqua.
David LaChapelle, Heliconia No. 1, 2020, Hawaii © David LaChapelle
Se la propensione di LaChapelle per i temi trascendentali è evidente nella serie Jesus is my homeboy, dove tra gruppi di giovani che indossano abiti in stile underground appare un Gesù avvolto da un’aura luminosa, Rape of Africa illumina sul tema della violenza nei confronti dell’Africa citando un dipinto di Botticelli intitolato Venere e Marte (1485), di cui il fotografo riprende l’impianto figurativo, le pose dei personaggi, alcuni simboli, come gli attributi della guerra. A differenza della Venere classica dallo sguardo malinconico, la Venere nera di LaChapelle, personificata da Naomi Campbell, è una donna impassibile, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dilaniata dalle guerre etniche, oltreggiata dal
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