Tiepolo e Veronese in mostra: occasione unica per vedere un Mosè dalla strano passato

Giovanni BattistaTiepolo, Mosè, National Gallery of Scotland, Edinburgo
15/11/2012
Udine - Al Castello di Udine tra due giorni, il 17 novembre si apre la mostra I colori della seduzione. Giambattista Tiepolo e Paolo Veronese. Il percorso espositivo, articolato in quattro sezioni, permette di vedere a confronto il linguaggio e la tecnica dei due maestri nella trattazione di temi diversi, religiosi, mitologici e della storia antica: il Mosè salvato dalle acque e l’Adorazione dei Magi, il Ratto d’Europa, le Cene e i Banchetti.
Ma soprattutto sarà l’occasione per essere testimoni di un evento singolare: la ricongiunzione, dopo quasi duecento anni, delle due parti disuguali che compongono il Mosè salvato dalle acque di Giambattista Tiepolo. L'opera, un dipinto ad olio su tela realizzata intorno al 1740, fu inspiegabilmente divisa in due parti disuguali con un taglio nei primi decenni dell’Ottocento. Così la parte che rappresenta il Mosè, che misura 200 x 339 centimetri è custodita nella National Gallery of Scotland ad Edimburgo, mentre l’altra, che raffigura un Alabardiere, di 200 per 132 centimetri, è da tutt’altra parte, per la precisione presso la Collezione Agnelli a Torino. La ricomposizione è stata resa possibile grazie ad una copia coeva attribuita a Giandomenico Tiepolo della Staatsgalerie di Stoccarda.
E poiché le due parti del dipinto hanno avuto vicissitudini diverse, le loro condizioni conservative e soprattutto i loro colori sono leggermente diversi. Per questo motivo è stata studiato uno speciale sistema di illuminotecnica che darà la possibilità di vedere l’opera sia come è realmente, che secondo una colorazione uniforme.
Nicoletta Speltra
Ma soprattutto sarà l’occasione per essere testimoni di un evento singolare: la ricongiunzione, dopo quasi duecento anni, delle due parti disuguali che compongono il Mosè salvato dalle acque di Giambattista Tiepolo. L'opera, un dipinto ad olio su tela realizzata intorno al 1740, fu inspiegabilmente divisa in due parti disuguali con un taglio nei primi decenni dell’Ottocento. Così la parte che rappresenta il Mosè, che misura 200 x 339 centimetri è custodita nella National Gallery of Scotland ad Edimburgo, mentre l’altra, che raffigura un Alabardiere, di 200 per 132 centimetri, è da tutt’altra parte, per la precisione presso la Collezione Agnelli a Torino. La ricomposizione è stata resa possibile grazie ad una copia coeva attribuita a Giandomenico Tiepolo della Staatsgalerie di Stoccarda.
E poiché le due parti del dipinto hanno avuto vicissitudini diverse, le loro condizioni conservative e soprattutto i loro colori sono leggermente diversi. Per questo motivo è stata studiato uno speciale sistema di illuminotecnica che darà la possibilità di vedere l’opera sia come è realmente, che secondo una colorazione uniforme.
Nicoletta Speltra
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