In mostra alla Casa dei Tre Oci dal 20 marzo al 18 agosto

La scelta di Letizia: a Venezia 300 scatti firmati Battaglia

Letizia Battaglia, Palermo, vicino la Chiesa di Santa Chiara. Il gioco dei killer, 1982 | © Letizia Battaglia
 

Francesca Grego

19/03/2019

Venezia - “Io sono una persona, non sono una fotografa. Sono una persona che fotografa, che ha fatto volontariato psichiatrico, che ha fatto teatro, che ha avuto l’amore, che l’ha dato, che ha avuto tre figlie. La fotografia è una parte di me, ma non è la parte assoluta, anche se mi prende tantissimo tempo”. Letizia Battaglia non ha certo bisogno di presentarsi, ma tiene alla verità. La stessa verità che quasi ci aggredisce dalle immagini con cui da 50 anni racconta la vita e la morte, la strada e le persone, l’Italia e la sua Palermo.
 
Dal 20 marzo al 18 agosto una retrospettiva alla Casa dei Tre Oci ne ripercorre l’esperienza in 300 scatti, molti dei quali esposti per la prima volta. Ritratti di uomini, donne, bambini, animali, eventi di attualità e personaggi noti, scene da metropoli e paesi sperduti si rincorrono in un itinerario ordinato per temi, capace di parlare di politica, d’amore, di quotidianità, di poesia. Immagini manifesto che hanno rivoluzionato lo statuto della fotografia di cronaca quando Letizia lavorava per il quotidiano L’Ora di Palermo e acquisiva notorietà con i suoi report vividi ed essenziali sul fenomeno mafia.
“Quelle che la mostra si propone di esporre”, spiega la curatrice Francesca Alfano Miglietti “sono ‘forme d’attenzione’: qualcosa che viene prima ancora delle fotografie, perché Letizia Battaglia si è interrogata su tutto ciò che cadeva sotto al suo sguardo, fosse un omicidio o un bambino, uno scorcio o un raduno, una persona oppure un cielo. Guardare è stata la sua attività principale, che si è ‘materializzata’ in straordinarie immagini”.
 
Scelte dal team curatoriale all’interno dell’archivio Battaglia, ai Tre Oci le fotografie sono accompagnate da testi scritti dall’autrice: “Un allestimento potente, punteggiato da 300 momenti della mia vita”, ha commentato con emozione Letizia guardandolo per la prima volta. Due filmati approfondiscono la vicenda umana e artistica della reporter, che è stata anche regista, attivista, assessore, editore, destinataria di prestigiosi premi e perfino in nomination per il Nobel per la pace, e che dal 2017 dirige il Centro Internazionale per la Fotografia presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, un sogno nel cassetto coltivato per lunghi anni.
Già, Palermo, il vero centro di gravità della pasionaria del reportage: perché è la sua città, ma soprattutto perché vibrante crogiolo di storie, architetture e persone, che qui si incontrano ogni giorno “in una sorta di perfomance improvvisata”. Luogo di una riflessione sull’iconografia della morte e sulle stravaganze della vita; spettacolare set a cielo aperto e osservatorio su un’umanità sconvolta da eventi dirompenti eppure quotidiani; ganglio pulsante di relazioni tra persone in cui Letizia si getta con empatia e senza compromessi, ma anche senza concedere nulla alla retorica.
 
“Consiglio di fotografare tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”, ha scritto una volta. Nascono così i suoi scatti mutevoli, in rigorosissimo bianco e nero o a colori, agitati, vivi, dinamici eppure straordinariamente essenziali perché debitori solo verso la realtà.
Ogni sua foto è un tuffo senza rete”, afferma la curatrice, “consapevole, coraggioso e rischioso, compiuto con gesto pionieristico, intellettuale e naïf nel cuore delle immagini e del loro significato oggi, al tempo del computer e del virtuale. Un salto mortale in uno spazio denso di strati di memoria, di cultura, dove incamminarsi come un bambino che inizi a muovere i primi passi, senza paura di eccedere, di sbandare e di sbagliare. Una visione entusiasmante la sua, proprio per la sua nudità esposta, una sfida”.
 
Letizia Battaglia. Fotografia come scelta di vita è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia con la partecipazione di Tendercapital. La scelta delle fotografie, in collaborazione con l’archivio dell’artista, si è avvalsa del contributo di Marta Sollima e Maria Chiara di Trapani.