Da settembre alle Gallerie dell’Accademia di Venezia
Un monumentale Tiepolo, fresco di restauro, al centro di un nuovo percorso espositivo
Giambattista Tiepolo, Castigo dei serpenti, Dettaglio, 1732-1734 circa, Olio su Tela, 167 x 1355 cm, Provenienza Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, Venezia, Gallerie dell'Accademia | © G.A.VE Archivio fotografico | Foto: © Matteo De Fina | Courtesy Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
Samantha De Martin
02/08/2021
Venezia - L’episodio biblico del serpente di bronzo, issato su un tronco da Mosè per salvare il popolo ebraico dalla punizione divina, grandeggia con drammatica enfasi nel monumentale Castigo dei serpenti di Giambattista Tiepolo.
Con i suoi oltre tredici metri di lunghezza, il capolavoro del pittore veneziano tornerà presto a stregare gli ospiti delle Gallerie dell’Accademia di Venezia in una veste rinnovata e in un allestimento altrettanto sorprendente.
Da settembre il grande telero - oggetto di un accurato restauro sostenuto da Venetian Heritage, che, dopo quasi un anno, ha restituito qualità e visibilità alla composizione - tornerà visibile all’interno del nuovo percorso dedicato alla pittura di Sei e Settecento.
Mentre l’opera si appresta a rientrare al museo di Campo della Carità dai laboratori di restauro della Misericordia, il pubblico è invitato a seguire, per il momento attraverso foto e video, il lavoro di backstage che si cela dietro la movimentazione e l’allestimento di uno dei masterpieces della collezione.
Cosa racconta il telero di Tiepolo?
Realizzata tra il 1732 e il 1734, l’opera rappresenta l’episodio biblico della punizione dei morsi dei serpenti, inflitta da Dio al popolo di Israele colpevole di aver messo in dubbio la propria fede. A placare l’ira del Signore sono le suppliche di Mosè, incaricato di erigere su un tronco un serpente di bronzo capace di salvare quanti avrebbero rivolto lo sguardo verso di lui.
Giambattista Tiepolo, Castigo dei Serpenti, 1732-1734 circa, Dettaglio, cat. 343 © G.A.VE Archivio fotografico | Foto: © Matteo De Fina "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
A cosa si deve il formato dell’opera?
Il formato lungo e stretto del telero (tredici metri di lunghezza per un metro e sessantaquattro di altezza) è giustificato dalla originaria collocazione dell’opera che attraversava per l’intera larghezza la chiesa dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca. Precisamente occupava il “barco”, il pontile dal quale le monache di clausura si affacciavano per seguire la liturgia, che attraversava la chiesa per l’intera larghezza.
Una curiosità sul trasporto di un’opera monumentale
Una piccola curiosità riguarda il trasporto (ça va sans dire, in barca) del capolavoro, le cui mastodontiche dimensioni non avrebbero potuto rendere possibile il passaggio attraverso le porte del museo veneziano.
“Per poter trasportare un’opera di tali dimensioni - spiegano dalle Gallerie dell’Accademia - è necessario eseguire un’operazione delicata che va condotta con molta attenzione: il rullaggio”.
L'allestimento del Castigo dei serpenti di Giambattista Tiepolo | Foto: © Joan Porcel | Courtesy Gallerie dell'Accademia
La tela, smontata dal telaio, viene arrotolata, con la “pellicola pittorica” a vista, sul rullo, un grande cilindro di legno o di polistirolo, dal diametro medio-grande, dotato, alle estremità, di sostegni che lo rendono più maneggevole. Il dipinto viene fissato al rullo con opportune fasce. È importante, durante l’arrotolamento, fare attenzione a non creare grinze e pieghe che potrebbero compromettere la pittura.
Una volta alle Gallerie, la tela viene srullata e rimontata sul telaio, pronta per l’allestimento. Il coordinamento dei lavori è affidato all’équipe di direzione delle Gallerie, composta dal direttore Giulio Manieri Elia, dalla vicedirettrice Roberta Battaglia, dalle responsabili del restauro, Cristiana Sburlino e Francesca Bartolomeoli.
Gli esiti del restauro
Il restauro del Castigo dei serpenti ha permesso di risarcire la figurazione con l’integrazione pittorica di gravi lacune, per lo più verticali e diagonali che, simili a una ragnatela, attraversavano la superficie. A provocare i danni era stato un maldestro ripiegamento al quale la tela, collocata in un locale della chiesa dei SS. Maria e Liberale a Castelfranco, adibito a deposito demaniale, fu sottoposta per circa un secolo, smontata dal telaio e arrotolata su se stessa.
Restauratrici | Foto: © Matteo De Fina "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
“Un museo nel museo”
Da settembre il pubblico avrà quindi un motivo in più per visitare le Gallerie dell’Accademia. Accanto al capolavoro di Tiepolo, appena restaurato, i Saloni Selva-Lazzari accoglieranno una selezione di 63 opere, in parte mai esposte prima o frutto di interventi di restauro realizzati per l’occasione. La Deposizione di Cristo dalla croce di Luca Giordano, esposta per la prima volta in collezione permanente, affiancherà la vivace scena di Gianantonio Guardi nella quale Erminia e Vafrino scoprono Tancredi ferito, rientrata in Italia dopo un iter collezionistico complesso. La Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte di Padovanino, presentata per la prima volta in assoluto al pubblico, sarà riallestita a soffitto secondo l’allestimento originario. Della pittrice veneziana Giulia Lama il pubblico ammirerà invece Giuditta e Oloferne.
Padovanino, Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte, 1636-1637, cat. 627, © G.A.VE Archivio fotografico | Foto: © Matteo De Fina dopo il restauro – "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
Oltre ad abbracciare temi e protagonisti del XVII e XVIII secolo, valorizzati da un impianto di illuminazione a tecnologia LED completamente rinnovato, e ad ottimizzare i flussi dei visitatori, il nuovo allestimento restituirà circolarità al percorso espositivo al piano terra, congiungendo la prima sezione, inaugurata nel maggio 2015, all’ultima, aperta cinque anni fa.
“Con questa iniziativa - spiega il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia - le Gallerie diventano il luogo privilegiato, nel panorama mondiale, per conoscere un tassello importante e ancora poco noto della storia dell’arte, in particolare della pittura a Venezia e nel Veneto nel Seicento, che per la prima volta viene rappresentata in museo con uno spazio interamente ad essa dedicato. Un’assoluta novità è anche l’allestimento del salone settecentesco che, accanto a capolavori inediti, presenterà una sorta di ‘museo nel museo’, riservato a Giambattista Tiepolo”.
Leggi anche:
• La Venezia viva di carpaccio: per Giulio Manieri Elia è uno sguardo al futuro
Con i suoi oltre tredici metri di lunghezza, il capolavoro del pittore veneziano tornerà presto a stregare gli ospiti delle Gallerie dell’Accademia di Venezia in una veste rinnovata e in un allestimento altrettanto sorprendente.
Da settembre il grande telero - oggetto di un accurato restauro sostenuto da Venetian Heritage, che, dopo quasi un anno, ha restituito qualità e visibilità alla composizione - tornerà visibile all’interno del nuovo percorso dedicato alla pittura di Sei e Settecento.
Mentre l’opera si appresta a rientrare al museo di Campo della Carità dai laboratori di restauro della Misericordia, il pubblico è invitato a seguire, per il momento attraverso foto e video, il lavoro di backstage che si cela dietro la movimentazione e l’allestimento di uno dei masterpieces della collezione.
Cosa racconta il telero di Tiepolo?
Realizzata tra il 1732 e il 1734, l’opera rappresenta l’episodio biblico della punizione dei morsi dei serpenti, inflitta da Dio al popolo di Israele colpevole di aver messo in dubbio la propria fede. A placare l’ira del Signore sono le suppliche di Mosè, incaricato di erigere su un tronco un serpente di bronzo capace di salvare quanti avrebbero rivolto lo sguardo verso di lui.
Giambattista Tiepolo, Castigo dei Serpenti, 1732-1734 circa, Dettaglio, cat. 343 © G.A.VE Archivio fotografico | Foto: © Matteo De Fina "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
A cosa si deve il formato dell’opera?
Il formato lungo e stretto del telero (tredici metri di lunghezza per un metro e sessantaquattro di altezza) è giustificato dalla originaria collocazione dell’opera che attraversava per l’intera larghezza la chiesa dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca. Precisamente occupava il “barco”, il pontile dal quale le monache di clausura si affacciavano per seguire la liturgia, che attraversava la chiesa per l’intera larghezza.
Una curiosità sul trasporto di un’opera monumentale
Una piccola curiosità riguarda il trasporto (ça va sans dire, in barca) del capolavoro, le cui mastodontiche dimensioni non avrebbero potuto rendere possibile il passaggio attraverso le porte del museo veneziano.
“Per poter trasportare un’opera di tali dimensioni - spiegano dalle Gallerie dell’Accademia - è necessario eseguire un’operazione delicata che va condotta con molta attenzione: il rullaggio”.
L'allestimento del Castigo dei serpenti di Giambattista Tiepolo | Foto: © Joan Porcel | Courtesy Gallerie dell'Accademia
La tela, smontata dal telaio, viene arrotolata, con la “pellicola pittorica” a vista, sul rullo, un grande cilindro di legno o di polistirolo, dal diametro medio-grande, dotato, alle estremità, di sostegni che lo rendono più maneggevole. Il dipinto viene fissato al rullo con opportune fasce. È importante, durante l’arrotolamento, fare attenzione a non creare grinze e pieghe che potrebbero compromettere la pittura.
Una volta alle Gallerie, la tela viene srullata e rimontata sul telaio, pronta per l’allestimento. Il coordinamento dei lavori è affidato all’équipe di direzione delle Gallerie, composta dal direttore Giulio Manieri Elia, dalla vicedirettrice Roberta Battaglia, dalle responsabili del restauro, Cristiana Sburlino e Francesca Bartolomeoli.
Gli esiti del restauro
Il restauro del Castigo dei serpenti ha permesso di risarcire la figurazione con l’integrazione pittorica di gravi lacune, per lo più verticali e diagonali che, simili a una ragnatela, attraversavano la superficie. A provocare i danni era stato un maldestro ripiegamento al quale la tela, collocata in un locale della chiesa dei SS. Maria e Liberale a Castelfranco, adibito a deposito demaniale, fu sottoposta per circa un secolo, smontata dal telaio e arrotolata su se stessa.
Restauratrici | Foto: © Matteo De Fina "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
“Un museo nel museo”
Da settembre il pubblico avrà quindi un motivo in più per visitare le Gallerie dell’Accademia. Accanto al capolavoro di Tiepolo, appena restaurato, i Saloni Selva-Lazzari accoglieranno una selezione di 63 opere, in parte mai esposte prima o frutto di interventi di restauro realizzati per l’occasione. La Deposizione di Cristo dalla croce di Luca Giordano, esposta per la prima volta in collezione permanente, affiancherà la vivace scena di Gianantonio Guardi nella quale Erminia e Vafrino scoprono Tancredi ferito, rientrata in Italia dopo un iter collezionistico complesso. La Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte di Padovanino, presentata per la prima volta in assoluto al pubblico, sarà riallestita a soffitto secondo l’allestimento originario. Della pittrice veneziana Giulia Lama il pubblico ammirerà invece Giuditta e Oloferne.
Padovanino, Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte, 1636-1637, cat. 627, © G.A.VE Archivio fotografico | Foto: © Matteo De Fina dopo il restauro – "su concessione del Ministero della Cultura - Gallerie dell’Accademia di Venezia
Oltre ad abbracciare temi e protagonisti del XVII e XVIII secolo, valorizzati da un impianto di illuminazione a tecnologia LED completamente rinnovato, e ad ottimizzare i flussi dei visitatori, il nuovo allestimento restituirà circolarità al percorso espositivo al piano terra, congiungendo la prima sezione, inaugurata nel maggio 2015, all’ultima, aperta cinque anni fa.
“Con questa iniziativa - spiega il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia - le Gallerie diventano il luogo privilegiato, nel panorama mondiale, per conoscere un tassello importante e ancora poco noto della storia dell’arte, in particolare della pittura a Venezia e nel Veneto nel Seicento, che per la prima volta viene rappresentata in museo con uno spazio interamente ad essa dedicato. Un’assoluta novità è anche l’allestimento del salone settecentesco che, accanto a capolavori inediti, presenterà una sorta di ‘museo nel museo’, riservato a Giambattista Tiepolo”.
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