Dal 24 marzo a Palazzo Borromeo
All'Isola Bella torna a splendere il San Rocco di Cagnoli
![](http://www.arte.it/foto/600x450/f6/61921-San-Rocco.jpg)
Sperindio Cagnoli: San Rocco, dipinto su tavola
Francesca Grego
22/03/2017
Verbano-Cusio-Ossola - Nello scrigno barocco di Palazzo Borromeo all’Isola Bella, dopo un’importante restauro torna finalmente visibile al pubblico il dipinto su tavola di San Rocco del maestro Sperindio Cagnoli.
Testimonianza della devozione quattro-cinquecentesca verso il Santo taumaturgo invocato contro la peste, l’opera appartiene alla scuola di Gaudenzio Ferrari, massimo esponente del Rinascimento piemontese che tradusse nella tradizione locale le esperienze di Perugino, Leonardo e Bramante, traghettando il giovane Sperindio oltre gli stilemi gotici ancora in voga nel novarese.
Autore di affreschi e dipinti su tavola per prestigiosi committenti come i Visconti, Cagnoli interpreta l’iconografia di San Rocco con grazia e dolcezza inusitate, evidenti nel disegno e del chiaroscuro, che insieme alla brillantezza dei colori veicolano il messaggio di speranza connesso alla sacra figura.
È proprio la rinnovata qualità cromatica il risultato più evidente del restauro, che ha permesso di recuperare le originali sfumature cinquecentesche, oltre a rimediare ai danni che il tempo aveva inflitto al supporto ligneo e ai delicati strati di pittura.
Il dipinto, donato dai Borromeo alla chiesa parrocchiale dell’isola sul finire dell’Ottocento, è stata temporaneamente riaffidato ai principi perché fosse restituita all’antico splendore.
Sarà possibile ammirare il San Rocco a partire dal 24 marzo, con la riapertura del Palazzo per la stagione turistica, all’interno di un gioiello di architettura barocca sospeso sulle acque del Lago Maggiore.
Fra i tesori della residenza nobiliare, i 130 dipinti della Galleria del General Berthier, la Sala del Trono e delle Regine, la ricercata sala della Musica e la Stanza di Napoleone, dove l’imperatore dei francesi soggiornò insieme alla moglie Giuseppina. Completano la visita i giardini panoramici e le grotte al piano inferiore del Palazzo, rifugio del collezionista seicentesco Vitaliano VI Borromeo, che le ornò con oggetti preziosi e originali decori in ciottoli policromi.
Testimonianza della devozione quattro-cinquecentesca verso il Santo taumaturgo invocato contro la peste, l’opera appartiene alla scuola di Gaudenzio Ferrari, massimo esponente del Rinascimento piemontese che tradusse nella tradizione locale le esperienze di Perugino, Leonardo e Bramante, traghettando il giovane Sperindio oltre gli stilemi gotici ancora in voga nel novarese.
Autore di affreschi e dipinti su tavola per prestigiosi committenti come i Visconti, Cagnoli interpreta l’iconografia di San Rocco con grazia e dolcezza inusitate, evidenti nel disegno e del chiaroscuro, che insieme alla brillantezza dei colori veicolano il messaggio di speranza connesso alla sacra figura.
È proprio la rinnovata qualità cromatica il risultato più evidente del restauro, che ha permesso di recuperare le originali sfumature cinquecentesche, oltre a rimediare ai danni che il tempo aveva inflitto al supporto ligneo e ai delicati strati di pittura.
Il dipinto, donato dai Borromeo alla chiesa parrocchiale dell’isola sul finire dell’Ottocento, è stata temporaneamente riaffidato ai principi perché fosse restituita all’antico splendore.
Sarà possibile ammirare il San Rocco a partire dal 24 marzo, con la riapertura del Palazzo per la stagione turistica, all’interno di un gioiello di architettura barocca sospeso sulle acque del Lago Maggiore.
Fra i tesori della residenza nobiliare, i 130 dipinti della Galleria del General Berthier, la Sala del Trono e delle Regine, la ricercata sala della Musica e la Stanza di Napoleone, dove l’imperatore dei francesi soggiornò insieme alla moglie Giuseppina. Completano la visita i giardini panoramici e le grotte al piano inferiore del Palazzo, rifugio del collezionista seicentesco Vitaliano VI Borromeo, che le ornò con oggetti preziosi e originali decori in ciottoli policromi.
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