Dal 15 ottobre al 3 marzo alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti
L'Arcadia di Giulio Paolini fa tappa a Verona
Giulio Paolini, Scala della Ragione, 2023, Matita, matita rossa e collage su carta nera, cavalletto | Foto: © Luca Vianello, Torino | Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino; © Giulio Paolini
Samantha De Martin
05/10/2023
Verona - Si preannuncia come una delle inaugurazioni più attese del programma che vede la collaborazione, per l’edizione 2023, tra i Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e ArtVerona.
Curata da Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, la mostra Et in Arcadia Ego porterà dal 15 ottobre al 3 marzo a Palazzo della Ragione, sede della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, un progetto inedito di Giulio Paolini.
Inserita nella cornice di uno storico legame tra la GAM e ArtVerona, la mostra è il risultato della prima collaborazione tra la Galleria e Habitat, la sezione di ArtVerona (13 – 15 ottobre) che ricostruisce ambienti artistici immersivi. L’installazione dell’artista concettuale andrà ad aggiungersi ai lavori di Gianni Colombo e Marinella Pirelli che saranno, invece, esposti negli spazi della fiera.
Il maestro genovese ha immaginato un percorso lirico e concettuale caratterizzato dagli elementi chiave della sua ricerca, in cui lavori inediti, concepiti per il museo veronese, dialogano con quelli della collezione GAM, come L’apparizione della Vergine, presente nella raccolta civica dal 2002.
Giulio Paolini, Et in Arcadia ego, 2023, Matita e collage su carta, Tre elementi | Foto: © Luca Vianello, Torino | Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino; © Giulio Paolini
In Et in Arcadia Ego, titolo di uno dei lavori esposti oltre che della mostra, Paolini mette in scena il racconto visivo di un artista che si confronta sugli “inganni” della rappresentazione. La copia, la mimesis, la prospettiva, elementi costanti della sua ricerca, cedono a favore di una concettualità che rinnova la complessa scacchiera di significati attorno all’opera d’arte. L’opera perde la sua tradizionale centralità per occupare in uno spazio scenografico una sorta di “culla” atemporale, dove il passato vive nel presente e si trasforma nel futuro.
I titoli delle opere stesse dettano l’evolversi di un racconto che ha inizio con l’autore, percorre la Scala della Ragione, e prosegue con Copia e originale dove il calco in gesso di una mano dialoga con la forma dell’uovo di struzzo, nell’incertezza o nell’inversione della propria identità. In un contesto che ha smarrito ogni certezza, l’artista indaga le tracce di Una doppia vita nella suddivisione, simmetrica e contraria, di due metà dello stesso luogo. Questa ambiguità si riflette anche in Dall’aurora al tramonto, dove vengono evocate le infinite possibilità e ragioni d’esistenza di un’opera d’arte. Tra queste anche Il modello in persona, abitante emblematico, e misterioso al tempo stesso, dello studio di un artista.
Giulio Paolini, Il modello in persona, 2020 I Ph. Luca Vianello. Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini
(© Giulio Paolini)
La Riapparizione della Vergine reinterpreta L’apparizione della Vergine del 1995-1996, presente già in collezione civica GAM. Due elementi sono disposti l’uno al suolo e l’altro a mezz’aria, mentre il pavimento accoglie un ingrandimento fotografico di La Sainte Vierge di Francis Picabia. Dal soffitto pende la custodia aperta di un violoncello a rappresentare un’apparizione sublime. Dall’astuccio echeggia il suono dello strumento assente, dalla chiazza d’inchiostro affiora il disegno di un’immagine illeggibile. In occasione di Habitat, l’opera viene riproposta in una versione estesa e amplificata. Nato per approfondire una specifica ricerca che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni ’40, il progetto Habitat fiorisce in modo definitivo negli anni ’60, sviluppandosi fino ai giorni nostri. Si tratta di opere che vanno vissute, ambienti che vanno abitati, habitat, dove l’opera è lo spazio stesso creato e plasmato dall’artista.
Lo studio dello spazio artistico fa compiere il processo di partecipazione immersiva del visitatore che è invitato a esplorare l’ambiente e per la prima volta a “entrare” dentro un’opera d’arte.
Curata da Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, la mostra Et in Arcadia Ego porterà dal 15 ottobre al 3 marzo a Palazzo della Ragione, sede della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, un progetto inedito di Giulio Paolini.
Inserita nella cornice di uno storico legame tra la GAM e ArtVerona, la mostra è il risultato della prima collaborazione tra la Galleria e Habitat, la sezione di ArtVerona (13 – 15 ottobre) che ricostruisce ambienti artistici immersivi. L’installazione dell’artista concettuale andrà ad aggiungersi ai lavori di Gianni Colombo e Marinella Pirelli che saranno, invece, esposti negli spazi della fiera.
Il maestro genovese ha immaginato un percorso lirico e concettuale caratterizzato dagli elementi chiave della sua ricerca, in cui lavori inediti, concepiti per il museo veronese, dialogano con quelli della collezione GAM, come L’apparizione della Vergine, presente nella raccolta civica dal 2002.
Giulio Paolini, Et in Arcadia ego, 2023, Matita e collage su carta, Tre elementi | Foto: © Luca Vianello, Torino | Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino; © Giulio Paolini
In Et in Arcadia Ego, titolo di uno dei lavori esposti oltre che della mostra, Paolini mette in scena il racconto visivo di un artista che si confronta sugli “inganni” della rappresentazione. La copia, la mimesis, la prospettiva, elementi costanti della sua ricerca, cedono a favore di una concettualità che rinnova la complessa scacchiera di significati attorno all’opera d’arte. L’opera perde la sua tradizionale centralità per occupare in uno spazio scenografico una sorta di “culla” atemporale, dove il passato vive nel presente e si trasforma nel futuro.
I titoli delle opere stesse dettano l’evolversi di un racconto che ha inizio con l’autore, percorre la Scala della Ragione, e prosegue con Copia e originale dove il calco in gesso di una mano dialoga con la forma dell’uovo di struzzo, nell’incertezza o nell’inversione della propria identità. In un contesto che ha smarrito ogni certezza, l’artista indaga le tracce di Una doppia vita nella suddivisione, simmetrica e contraria, di due metà dello stesso luogo. Questa ambiguità si riflette anche in Dall’aurora al tramonto, dove vengono evocate le infinite possibilità e ragioni d’esistenza di un’opera d’arte. Tra queste anche Il modello in persona, abitante emblematico, e misterioso al tempo stesso, dello studio di un artista.
Giulio Paolini, Il modello in persona, 2020 I Ph. Luca Vianello. Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini
(© Giulio Paolini)
La Riapparizione della Vergine reinterpreta L’apparizione della Vergine del 1995-1996, presente già in collezione civica GAM. Due elementi sono disposti l’uno al suolo e l’altro a mezz’aria, mentre il pavimento accoglie un ingrandimento fotografico di La Sainte Vierge di Francis Picabia. Dal soffitto pende la custodia aperta di un violoncello a rappresentare un’apparizione sublime. Dall’astuccio echeggia il suono dello strumento assente, dalla chiazza d’inchiostro affiora il disegno di un’immagine illeggibile. In occasione di Habitat, l’opera viene riproposta in una versione estesa e amplificata. Nato per approfondire una specifica ricerca che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni ’40, il progetto Habitat fiorisce in modo definitivo negli anni ’60, sviluppandosi fino ai giorni nostri. Si tratta di opere che vanno vissute, ambienti che vanno abitati, habitat, dove l’opera è lo spazio stesso creato e plasmato dall’artista.
Lo studio dello spazio artistico fa compiere il processo di partecipazione immersiva del visitatore che è invitato a esplorare l’ambiente e per la prima volta a “entrare” dentro un’opera d’arte.
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