Il museo veronese si arricchisce di un nuovo gioiello
Un'imbarcazione funeraria di quattromila anni fa entra nella collezione di Palazzo Maffei
La barca funeraria egizia entrata nella collezione di Palazzo Maffei
Samantha De Martin
14/01/2025
Verona - Il timoniere svetta a poppa, mentre il corpo del defunto, circondato da sei rematori inginocchiati mentre sono intenti a remare, si accinge a varcare la soglia della Duat (il Regno dei morti) dove il dio Osiride infonderà nuovamente il soffio della vita.
L’ultimo capolavoro entrato a far parte della straordnaria collezione di Palazzo Maffei è un modellino di imbarcazione funeraria a vela proveniente dall’Antico Egitto, conservato in ottimo stato nonostante i suoi quasi 4000 anni.
Questo pezzo, il più antico tra le oltre 650 opere esposte all’interno del Museo di Piazza delle Erbe, voluto dal collezionista Luigi Carlon, simboleggiava il trasporto dell’anima del defunto dal regno dei vivi a quello dei morti.
Databile tra il 1939 e il 1850 a. C., carica di significati e speranze, l’imbarcazione appartiene a quel gruppo di modellini prodotti soprattutto nel periodo del Medio Regno, generalmente depositati all'interno delle sepolture dei dignitari egizi.
La nave, che rimanda a un'altra imbarcazione custodita al Louvre a Parigi, testimonia quanto fosse forte il senso della vita nell’aldilà tipico della cultura egizia.
Di questo reperto in legno modellato e intagliato con tracce di policromia, completo di tutte le sue parti, colpisce soprattutto lo scafo con le decorazioni bianche e scure e i fori di innesto per il fissaggio dei vari elementi mobili e dei personaggi, mentre l'albero maestro è collocato al centro e dotato di una vela arrotolata che poggia orizzontalmente su un altro supporto mobile.
La barca funeraria egizia entrata nella collezione di Palazzo Maffei
Questo marchingegno, decisamente all’avanguardia, avrebbe dovuto rendere “funzionante” l’imbarcazione anche nell’aldilà, affinché il defunto potesse essere condotto in sicurezza a destinazione. Chi non avesse posseduto una barca propria, infatti, non sarebbe potuto entrare nella Duat finché Anubi in persona non lo avesse traghettato sulla Barca della Sera.
Si trattava, nell’immaginario collettivo, di un passaggio pieno di insidie per l’anima del defunto, che doveva resistere ai demoni incontrati lungo il percorso, tenuti a bada solo dalla Barca di Ra che conduceva l’astro, attraverso le ore del giorno, da Oriente a Occidente.
“È un’opera che trasmette molte emozioni - commenta Luigi Carlon, collezionista e presidente della Fondazione di Palazzo Maffei - e fa pensare che il mondo reale è strettamente legato ad un mondo spirituale. Penso sia importante che questa imbarcazione si trovi ora nella collezione e possa trasmettere ai visitatori riflessioni profonde, insieme alla conoscenza della affascinanti usanze di un popolo straordinario”.
L’ultimo capolavoro entrato a far parte della straordnaria collezione di Palazzo Maffei è un modellino di imbarcazione funeraria a vela proveniente dall’Antico Egitto, conservato in ottimo stato nonostante i suoi quasi 4000 anni.
Questo pezzo, il più antico tra le oltre 650 opere esposte all’interno del Museo di Piazza delle Erbe, voluto dal collezionista Luigi Carlon, simboleggiava il trasporto dell’anima del defunto dal regno dei vivi a quello dei morti.
Databile tra il 1939 e il 1850 a. C., carica di significati e speranze, l’imbarcazione appartiene a quel gruppo di modellini prodotti soprattutto nel periodo del Medio Regno, generalmente depositati all'interno delle sepolture dei dignitari egizi.
La nave, che rimanda a un'altra imbarcazione custodita al Louvre a Parigi, testimonia quanto fosse forte il senso della vita nell’aldilà tipico della cultura egizia.
Di questo reperto in legno modellato e intagliato con tracce di policromia, completo di tutte le sue parti, colpisce soprattutto lo scafo con le decorazioni bianche e scure e i fori di innesto per il fissaggio dei vari elementi mobili e dei personaggi, mentre l'albero maestro è collocato al centro e dotato di una vela arrotolata che poggia orizzontalmente su un altro supporto mobile.
La barca funeraria egizia entrata nella collezione di Palazzo Maffei
Questo marchingegno, decisamente all’avanguardia, avrebbe dovuto rendere “funzionante” l’imbarcazione anche nell’aldilà, affinché il defunto potesse essere condotto in sicurezza a destinazione. Chi non avesse posseduto una barca propria, infatti, non sarebbe potuto entrare nella Duat finché Anubi in persona non lo avesse traghettato sulla Barca della Sera.
Si trattava, nell’immaginario collettivo, di un passaggio pieno di insidie per l’anima del defunto, che doveva resistere ai demoni incontrati lungo il percorso, tenuti a bada solo dalla Barca di Ra che conduceva l’astro, attraverso le ore del giorno, da Oriente a Occidente.
“È un’opera che trasmette molte emozioni - commenta Luigi Carlon, collezionista e presidente della Fondazione di Palazzo Maffei - e fa pensare che il mondo reale è strettamente legato ad un mondo spirituale. Penso sia importante che questa imbarcazione si trovi ora nella collezione e possa trasmettere ai visitatori riflessioni profonde, insieme alla conoscenza della affascinanti usanze di un popolo straordinario”.
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