Speciale Raffaello - Art Tour in Italia
Roma. L'ascesa di un genio nel Pantheon dell'arte
Immagine tratta dal film "Raffaello - Il Principe delle Arti - in 3D" prodotto da Sky in collaborazione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film e distribuito da Nexo Digital.
Samantha De Martin
07/03/2017
Quando Raffaello ricevette la chiamata che gli avrebbe cambiato la vita, si trovava a Firenze e aveva 25 anni. Dovette essere molto felice l'artista di Urbino alla notizia che papa Giulio II lo voleva per l'ambiziosa opera di rinnovamento in Vaticano, al punto da lasciare incompiuta un'importante commissione per correre a Roma.
È proprio nella Capitale che troverà brillante compimento quella scalata intrapresa da Raffaello ancora adolescente, partito dalla vecchia bottega del padre.
È pur vero che, nonostante la bravura, il suo “santo in paradiso” anche Raffaello lo aveva avuto, per essere chiamato, così giovane, ad affrescare gli appartamenti privati di Giulio II.
Il suo protettore si chiamava Bramante, marchigiano come lui, senza il cui aiuto il Papa non avrebbe mai chiamato quel ragazzino poco noto che veniva dall' Oltrarno.
Ma è anche vero che Raffaello quell'occasione seppe sfruttarla al meglio.
L’Art Tour di ARTE.it - realizzato in occasione del lancio nei cinema italiani il 3, 4 e 5 aprile del film “Raffaello – Il Principe delle Arti - in 3D” prodotto da SKY (con i canali SKY 3D, SKY Arte HD e SKY Cinema HD) in collaborazione con Musei Vaticani e Magnitudo Film, e distribuito da NEXO Digital - fa tappa a Roma per raccontare l’incredibile ascesa del genio di Urbino, gli intriganti risvolti della sua vita personale e l’improvvisa morte che lo sorprese a soli 37 anni.
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene, 1509-1511, Affresco, 770 x 500 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano | © Governatorato SCV - Direzione dei Musei
LE STANZE DI GIULIO II E LA SCUOLA DI ATENE
In Vaticano Raffaello si trova a lavorare al fianco dei migliori artisti del mondo giunti alla corte del vescovo di Roma, come Bramante o il trentatreenne Michelangelo che, rinchiuso nella Cappella Sistina, preparava il suo capolavoro.
La decorazione degli appartamenti papali - le cosiddette Stanze - è senza dubbio l'incarico più prestigioso che gli sia stato affidato nei suoi dodici anni romani. Il successo riscosso sarebbe continuato anche dopo la morte di Giulio II, con Leone X che avrebbe confermato a Raffaello tutti gli incarichi, affidandogliene di nuovi.
Per la Stanza della Segnatura Raffaello progetta il suo capolavoro visitabile al secondo piano del Palazzo Pontificio accessibile con il biglietto di ingresso ai Musei Vaticani (viale Vaticano). L’affresco della Scuola di Atenerappresenta un tributo ai grandi filosofi e pensatori della storia, cui l'artista dona le sembianze di alcuni colleghi. Ci sono Leonardo da Vinci nei panni di Platone, Bramante in quelli di Euclide, e anche Raffaello che si auto-ritrae in basso a destra. Nel cartone preparatorio compaiono tutte le figure che in seguito verranno riprodotte nell'affresco, tranne quella di Michelangelo, eseguita in fretta e furia a opera conclusa. L'artista è ritratto nei panni di Eraclito, con un aspetto burbero.
Il cartone impiegato per la realizzazione dei disegni della Scuola di Atene, forse il più grande capolavoro di Raffaello, rappresenta il culmine della genialità creativa dell'artista. Oggi è conservato presso la Pinacoteca Amrbosiana di Milano.
Nella Liberazione di San Pietro in carcere, presso la Stanza di Eliodoro, Raffaello raggiunge la piena maturità degli studi sulla luce con una scena in notturna, nella quale applica la velatura a calce, tecnica estremamente rischiosa, ma perfettamente riuscita, per rendere reale la caligine notturna.
La villa Farnesina vista dal fiume Tevere in una stampa di Giuseppe Vasi.
GLI INCARICHI PRESSO I CHIGI: VILLA FARNESINA
Oltre a essere assorbito dalle commissioni papali, Raffaello eseguì una serie di opere per conto di committenti privati.
Tra questi il banchiere Agostino Chigi, che chiamò Raffaello a lavorare a più riprese presso l’attuale Villa Farnesina (via della Lungara 230) prima per l'affresco Il Trionfo di Galatea poi alla Loggia di Psiche e infine alla camera con le Storie di Alessandro, rimasta incompiuta. Nella Loggia, l'artista elabora un sistema di decorazione ispirato agli affreschi della Domus Aurea, recuperando le tecniche dell'arte classica secondo lo stile delle grottesche all’epoca molto alla moda.
Per i Chigi Raffaello eseguì, nel 1514, anche l'Affresco delle Sibille e angeli, nella chiesa di Santa Maria della Pace (via Arco della Pace 5).
LE FOTO DEI CAPOLAVORI DI RAFFAELLO SANZIO RAFFAELLO ARCHITETTO
Sempre per Agostino Chigi l'artista di Urbino aveva curato le cosiddette Scuderie di Villa Farnesina - delle quali resta oggi solo il basamento in via della Lungara - e la Cappella Funeraria nella chiesa di Santa Maria del Popolo (piazza del Popolo). Aveva inoltre atteso alla costruzione della piccola chiesa di Sant'Eligio degli Orefici con un iniziale progetto.
Un altro lavoro fu quello, incompiuto, a Villa Madama (via di Villa Madama), alle pendici di Monte Mario, iniziato nel 1518 su incarico di Leone X e del cardinale Giulio de' Medici. L'opera, nella cui decorazione si fondevano affreschi e stucchi ispirati alla Domus Aurea, fu danneggiata durante il Sacco di Roma.
GLI ARAZZI PER LA CAPPELLA SISTINA
Leone X avrebbe voluto legare anche il proprio nome alla prestigiosa impresa nella cappella pontificia ed è per questo che chiese a Raffaello di decorare con arazzi l'ultima fascia rimasta libera. L'artista, trovandosi a stretto contatto con il grande Michelangelo e con la sua sfolgorante volta, dovette affrontare alcune difficoltà tecniche che prevedevano, ad esempio, la stesura di cartoni rovesciati rispetto al risultato finale. Ma anche questo lavoro ebbe esito straordinario. Di quei dieci cartoni, sette si trovano oggi al Victoria and Albert Museum di Londra, mentre gli arazzi sono visibili presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani.
UNA BOTTEGA "DI GRIDO"
A trent'anni, Raffaello era il titolare della più attiva e costosa bottega di pittura a Roma, con una schiera di assistenti dediti principalmente a lavori preparatori e di rifinitura di dipinti e affreschi.
Al contrario di Michelangelo, che amava lavorare in solitudine, l'urbinate affidava parti di lavoro sempre più consistenti ai suoi assistenti - da Giovanni da Udine a Gian Francesco Penni - consentendo loro una crescita professionale notevole.
Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518-19 ca, olio su tavola, 85 x 60, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma
I RITRATTI E LA FORNARINA
Accanto al Ritratto di Cardinale (1510) oggi al Museo del Prado, a quelli di Baldassarre Castiglione (1514-15) al Louvre, Gulio II (1511) alla National Gallery e Fedra Inghirami (1509) presso Palazzo Pitti a Firenze, l'artista realizzò a Roma una delle sue opere più celebri. Il famoso ritratto La Fornarina (1518-20), oggi nella Galleria d'Arte Antica di Palazzo Barberini (via delle Quattro Fontane 13) fu conservato da Raffaello nel proprio studio fino alla morte. La modella potrebbe essere la figlia di un fornaio di Trastevere, la donna che in quegli anni fece letteralmente impazzire Raffaello. La stessa che diede il volto alla Velata, alla Madonna della Seggiola, alla Madonna di Foligno, a Santa Cecilia. La passione dell'artista per quella misteriosa ragazza fu così intensa da indurlo a pretendere che la donna fosse presente a Villa Chigi mentre lavorava all'affresco di Dorotea, pena la sospensione dei lavori.
LA TRASFIGURAZIONE E L'ASSUNZIONE NEL PANTHEON DEI GRANDI
Quando Raffaello morì, il 6 aprile del 1520, aveva solo 37 anni. In quel periodo stava lavorando alla Trasfigurazione, richiesta da Giulio de' Medici per la cattedrale di Narbona. Secondo il Vasari furono le sregolatezze della vita sessuale a uccidere l'artista, ma in realtà si trattò di una polmonite fulminante. La sua tomba fu posta nel Pantheon, secondo la sua volontà, sormontata dalla Madonna del Sasso scolpita dal suo allievo Lorenzetto. Pietro Bembo ne scrisse l'epitaffio: “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire”.
È proprio nella Capitale che troverà brillante compimento quella scalata intrapresa da Raffaello ancora adolescente, partito dalla vecchia bottega del padre.
È pur vero che, nonostante la bravura, il suo “santo in paradiso” anche Raffaello lo aveva avuto, per essere chiamato, così giovane, ad affrescare gli appartamenti privati di Giulio II.
Il suo protettore si chiamava Bramante, marchigiano come lui, senza il cui aiuto il Papa non avrebbe mai chiamato quel ragazzino poco noto che veniva dall' Oltrarno.
Ma è anche vero che Raffaello quell'occasione seppe sfruttarla al meglio.
L’Art Tour di ARTE.it - realizzato in occasione del lancio nei cinema italiani il 3, 4 e 5 aprile del film “Raffaello – Il Principe delle Arti - in 3D” prodotto da SKY (con i canali SKY 3D, SKY Arte HD e SKY Cinema HD) in collaborazione con Musei Vaticani e Magnitudo Film, e distribuito da NEXO Digital - fa tappa a Roma per raccontare l’incredibile ascesa del genio di Urbino, gli intriganti risvolti della sua vita personale e l’improvvisa morte che lo sorprese a soli 37 anni.
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene, 1509-1511, Affresco, 770 x 500 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano | © Governatorato SCV - Direzione dei Musei
LE STANZE DI GIULIO II E LA SCUOLA DI ATENE
In Vaticano Raffaello si trova a lavorare al fianco dei migliori artisti del mondo giunti alla corte del vescovo di Roma, come Bramante o il trentatreenne Michelangelo che, rinchiuso nella Cappella Sistina, preparava il suo capolavoro.
La decorazione degli appartamenti papali - le cosiddette Stanze - è senza dubbio l'incarico più prestigioso che gli sia stato affidato nei suoi dodici anni romani. Il successo riscosso sarebbe continuato anche dopo la morte di Giulio II, con Leone X che avrebbe confermato a Raffaello tutti gli incarichi, affidandogliene di nuovi.
Per la Stanza della Segnatura Raffaello progetta il suo capolavoro visitabile al secondo piano del Palazzo Pontificio accessibile con il biglietto di ingresso ai Musei Vaticani (viale Vaticano). L’affresco della Scuola di Atenerappresenta un tributo ai grandi filosofi e pensatori della storia, cui l'artista dona le sembianze di alcuni colleghi. Ci sono Leonardo da Vinci nei panni di Platone, Bramante in quelli di Euclide, e anche Raffaello che si auto-ritrae in basso a destra. Nel cartone preparatorio compaiono tutte le figure che in seguito verranno riprodotte nell'affresco, tranne quella di Michelangelo, eseguita in fretta e furia a opera conclusa. L'artista è ritratto nei panni di Eraclito, con un aspetto burbero.
Il cartone impiegato per la realizzazione dei disegni della Scuola di Atene, forse il più grande capolavoro di Raffaello, rappresenta il culmine della genialità creativa dell'artista. Oggi è conservato presso la Pinacoteca Amrbosiana di Milano.
Nella Liberazione di San Pietro in carcere, presso la Stanza di Eliodoro, Raffaello raggiunge la piena maturità degli studi sulla luce con una scena in notturna, nella quale applica la velatura a calce, tecnica estremamente rischiosa, ma perfettamente riuscita, per rendere reale la caligine notturna.
La villa Farnesina vista dal fiume Tevere in una stampa di Giuseppe Vasi.
GLI INCARICHI PRESSO I CHIGI: VILLA FARNESINA
Oltre a essere assorbito dalle commissioni papali, Raffaello eseguì una serie di opere per conto di committenti privati.
Tra questi il banchiere Agostino Chigi, che chiamò Raffaello a lavorare a più riprese presso l’attuale Villa Farnesina (via della Lungara 230) prima per l'affresco Il Trionfo di Galatea poi alla Loggia di Psiche e infine alla camera con le Storie di Alessandro, rimasta incompiuta. Nella Loggia, l'artista elabora un sistema di decorazione ispirato agli affreschi della Domus Aurea, recuperando le tecniche dell'arte classica secondo lo stile delle grottesche all’epoca molto alla moda.
Per i Chigi Raffaello eseguì, nel 1514, anche l'Affresco delle Sibille e angeli, nella chiesa di Santa Maria della Pace (via Arco della Pace 5).
LE FOTO DEI CAPOLAVORI DI RAFFAELLO SANZIO RAFFAELLO ARCHITETTO
Sempre per Agostino Chigi l'artista di Urbino aveva curato le cosiddette Scuderie di Villa Farnesina - delle quali resta oggi solo il basamento in via della Lungara - e la Cappella Funeraria nella chiesa di Santa Maria del Popolo (piazza del Popolo). Aveva inoltre atteso alla costruzione della piccola chiesa di Sant'Eligio degli Orefici con un iniziale progetto.
Un altro lavoro fu quello, incompiuto, a Villa Madama (via di Villa Madama), alle pendici di Monte Mario, iniziato nel 1518 su incarico di Leone X e del cardinale Giulio de' Medici. L'opera, nella cui decorazione si fondevano affreschi e stucchi ispirati alla Domus Aurea, fu danneggiata durante il Sacco di Roma.
GLI ARAZZI PER LA CAPPELLA SISTINA
Leone X avrebbe voluto legare anche il proprio nome alla prestigiosa impresa nella cappella pontificia ed è per questo che chiese a Raffaello di decorare con arazzi l'ultima fascia rimasta libera. L'artista, trovandosi a stretto contatto con il grande Michelangelo e con la sua sfolgorante volta, dovette affrontare alcune difficoltà tecniche che prevedevano, ad esempio, la stesura di cartoni rovesciati rispetto al risultato finale. Ma anche questo lavoro ebbe esito straordinario. Di quei dieci cartoni, sette si trovano oggi al Victoria and Albert Museum di Londra, mentre gli arazzi sono visibili presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani.
UNA BOTTEGA "DI GRIDO"
A trent'anni, Raffaello era il titolare della più attiva e costosa bottega di pittura a Roma, con una schiera di assistenti dediti principalmente a lavori preparatori e di rifinitura di dipinti e affreschi.
Al contrario di Michelangelo, che amava lavorare in solitudine, l'urbinate affidava parti di lavoro sempre più consistenti ai suoi assistenti - da Giovanni da Udine a Gian Francesco Penni - consentendo loro una crescita professionale notevole.
Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518-19 ca, olio su tavola, 85 x 60, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma
I RITRATTI E LA FORNARINA
Accanto al Ritratto di Cardinale (1510) oggi al Museo del Prado, a quelli di Baldassarre Castiglione (1514-15) al Louvre, Gulio II (1511) alla National Gallery e Fedra Inghirami (1509) presso Palazzo Pitti a Firenze, l'artista realizzò a Roma una delle sue opere più celebri. Il famoso ritratto La Fornarina (1518-20), oggi nella Galleria d'Arte Antica di Palazzo Barberini (via delle Quattro Fontane 13) fu conservato da Raffaello nel proprio studio fino alla morte. La modella potrebbe essere la figlia di un fornaio di Trastevere, la donna che in quegli anni fece letteralmente impazzire Raffaello. La stessa che diede il volto alla Velata, alla Madonna della Seggiola, alla Madonna di Foligno, a Santa Cecilia. La passione dell'artista per quella misteriosa ragazza fu così intensa da indurlo a pretendere che la donna fosse presente a Villa Chigi mentre lavorava all'affresco di Dorotea, pena la sospensione dei lavori.
LA TRASFIGURAZIONE E L'ASSUNZIONE NEL PANTHEON DEI GRANDI
Quando Raffaello morì, il 6 aprile del 1520, aveva solo 37 anni. In quel periodo stava lavorando alla Trasfigurazione, richiesta da Giulio de' Medici per la cattedrale di Narbona. Secondo il Vasari furono le sregolatezze della vita sessuale a uccidere l'artista, ma in realtà si trattò di una polmonite fulminante. La sua tomba fu posta nel Pantheon, secondo la sua volontà, sormontata dalla Madonna del Sasso scolpita dal suo allievo Lorenzetto. Pietro Bembo ne scrisse l'epitaffio: “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire”.
Notizie
- In un documentario i segreti del capolavoro di Dresda