Progettazione urbana
In difesa di sette edifici brutti
Centre Georges Pompidou
Ludovica Sanfelice
08/06/2015
Sulle colonne del New York Times, Alexandra Lange, critica di architettura statunitense, ha condotto un esperimento invitando alcuni architetti famosi a partecipare alla rivalutazione estetica di sette edifici considerati brutti.
Daniel Liebskind si è occupato della Tour Monparnasse di Parigi odiata dai suoi abitanti che secondo l’architetto non sono stati capaci di valutare le conseguenze di ciò che significa essere una città vitale piuttosto che una città museo.
L’italiana Ada Tolla ha speso parole in difesa delle Vele di Scampia che furono concepite da Franz Di Salvo come un modello di ottimismo e progresso. L’idea era di costruire un meccanismo volto a risolvere problemi di sovrappopolazione e saturazione del centro cittadino senz’altro fallito nella realizzazione e nella gestione ma non nella progettazione architettonica.
Il belga Van Duysen ha fissato lo sguardo sul Centre Pompidou, progettato tra gli altri da Renzo Piano e considerato a lungo una brutale aggressione allo stile dei quartieri circostanti, che con audacia si è invece dimostrato un polo capace di aprirsi alla città coinvolgendo il pubblico.
L’Empire State Plaza di Albany che ai tempi della costruzione fu considerato eccessivo ai limiti della follia, è stato messo sotto la protezione di Annabelle Selldorf che ne apprezza l’estrema astrazione scultorea e vi legge forza e monumentalità laddove molti scorgono una natura minacciosa.
Il britannico Norman Foster ha scelto di spendere parole a favore dell’aeroporto Tempelhof di Berlino ormai in disuso. L’edificio, definito dall’architetto uno dei più grandi dell’età moderna, è un luogo ricco di contraddizioni e paradossi: servì il Regime ma più tardi venne impiegato dall’aviazione per consegnare cibo agli abitanti di Berlino Ovest. A colpire Foster è però l’architettura eroica, in una forma mai pomposa e vacua, bensì capace di elevare lo spirito.“I monumenti, al tracciarne la natura ancestrale, possono rivelare cose disturbanti del passato. Al tempo stesso, le loro qualità durature, possono rappresentare un esempio per noi”.
Nella sua analisi del Centro governativo di Orange County, la cui demolizione è oggetto di discussione nella Corte suprema dello stato, Zaha Hadid riflette invece sulla bellezza austera del complesso progettato da Paul Rudolph come una sequenza interconnessa di spazi pubblici interni ed esterni che scivolano l’uno dentro l’altro. Un esempio di democrazia riflesso nell’ integrazione spaziale dei volumi che lo compongono.
Nelle grazie di Amanda Levete figura infine la BT Tower di Londra, costruita come torre di comunicazione negli anni Sessanta e privata delle antenne qualche anno fa. Un progetto inizialmente funzionale e oggi semplicemente “ridondante” ma utile infondo per rammentare ai londinesi il passato della loro città.
Daniel Liebskind si è occupato della Tour Monparnasse di Parigi odiata dai suoi abitanti che secondo l’architetto non sono stati capaci di valutare le conseguenze di ciò che significa essere una città vitale piuttosto che una città museo.
L’italiana Ada Tolla ha speso parole in difesa delle Vele di Scampia che furono concepite da Franz Di Salvo come un modello di ottimismo e progresso. L’idea era di costruire un meccanismo volto a risolvere problemi di sovrappopolazione e saturazione del centro cittadino senz’altro fallito nella realizzazione e nella gestione ma non nella progettazione architettonica.
Il belga Van Duysen ha fissato lo sguardo sul Centre Pompidou, progettato tra gli altri da Renzo Piano e considerato a lungo una brutale aggressione allo stile dei quartieri circostanti, che con audacia si è invece dimostrato un polo capace di aprirsi alla città coinvolgendo il pubblico.
L’Empire State Plaza di Albany che ai tempi della costruzione fu considerato eccessivo ai limiti della follia, è stato messo sotto la protezione di Annabelle Selldorf che ne apprezza l’estrema astrazione scultorea e vi legge forza e monumentalità laddove molti scorgono una natura minacciosa.
Il britannico Norman Foster ha scelto di spendere parole a favore dell’aeroporto Tempelhof di Berlino ormai in disuso. L’edificio, definito dall’architetto uno dei più grandi dell’età moderna, è un luogo ricco di contraddizioni e paradossi: servì il Regime ma più tardi venne impiegato dall’aviazione per consegnare cibo agli abitanti di Berlino Ovest. A colpire Foster è però l’architettura eroica, in una forma mai pomposa e vacua, bensì capace di elevare lo spirito.“I monumenti, al tracciarne la natura ancestrale, possono rivelare cose disturbanti del passato. Al tempo stesso, le loro qualità durature, possono rappresentare un esempio per noi”.
Nella sua analisi del Centro governativo di Orange County, la cui demolizione è oggetto di discussione nella Corte suprema dello stato, Zaha Hadid riflette invece sulla bellezza austera del complesso progettato da Paul Rudolph come una sequenza interconnessa di spazi pubblici interni ed esterni che scivolano l’uno dentro l’altro. Un esempio di democrazia riflesso nell’ integrazione spaziale dei volumi che lo compongono.
Nelle grazie di Amanda Levete figura infine la BT Tower di Londra, costruita come torre di comunicazione negli anni Sessanta e privata delle antenne qualche anno fa. Un progetto inizialmente funzionale e oggi semplicemente “ridondante” ma utile infondo per rammentare ai londinesi il passato della loro città.
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